Un anno fa andava in scena la mattanza di Itamar: un padre, una madre, tre bambini di undici anni, quattro anni, tre mesi assassinati a sangue freddo nella loro casa, nel loro letto; alcuni sgozzati, altri accoltellati al cuore. Erano arrivati lì dopo essere stati evacuati da Gush Katif, nella striscia di Gaza, per consegnarla judenrein all’autorità palestinese e avere in cambio la pace. In cambio sono arrivati terrorismo, morte e distruzione, migliaia di missili e questa carneficina. Festeggiata, come di consueto, per le strade del vicino villaggio palestinese con distribuzione di dolci. I carnefici, nei “Territori palestinesi”, trattati da eroi. La carneficina, nei nostri mass media, praticamente ignorata. E a Itamar una ragazzina di dodici anni a fare i conti con lo sterminio della propria famiglia.
Udi Fogel
Ruth Fogel
Yoav Fogel
Elad Fogel
Hadas Fogel
Ci sono tragedie con le quali, con il tempo, si impara a convivere. Ci sono ferite che, con il tempo, si rimarginano e fanno male solo quando cambia il tempo. E altre no. Questa è una di quelle che no. Ricordiamoli. Ricordiamo questi nostri fratelli sterminati da una furia identica a quella che settant’anni fa ha provocato la Shoah. Ricordiamoli rileggendo i pezzi uno, due e tre dedicati loro l’anno scorso. Rivediamo l’intervista a Tamar, che rientrando ha scoperto il massacro.
E concediamoci ancora un momento per una piccola riflessione. E soprattutto – vi comando queste parole – non dimentichiamo, non dimentichiamo mai.
barbara
nessun commento e’ possibile , si puo’ solo piangere e inchinarsi di fronte a questa bambina, con umilta’, perche’ lei e’ una grande stupenda persona.
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Dimenticare o semplicemente volgere lo sguardo altrove, vuol dire farsi complici dei servi del male che hanno fanno questo. I Fogel sono davvero nostri fratelli. La marmaglia assassina e i loro sostenitori che infestano l’Europa e il mondo no. Mi inchino anch’io a Tamar. Che il Signore sia con lei e con le anime dei suoi familiari.
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Il 21 giugno 2005 scrissi riguardo l’imminente smantellamento dei villaggi ebrei nella “striscia di Gaza”:
“magari andrà tutto bene, gli 8.000 deportati troveranno una casa più sicura, i bambini non correranno più il rischio di essere uccisi dai missili o sgozzati nei loro lettini…”
(http://digilander.libero.it/livuso/Gam%20ani.htm)
Poi lo smantellamento avvenne e scrissi quest’altra cosa, che Barbara documentò con delle foto:
http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/?TAG=Gush%20Katif
Cosa ne è stato di quella terra “liberata” e oggi judenrein (ripulita dagli ebrei)?
Lo sappiamo bene: è servita a bombardare più da vicino Israele. Come sta avvenendo quotidianamente da anni.
E di bambini sgozzati nei loro lettini ce ne sono stati ancora.
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Non posso dimenticarli, mica posso. Se ritorno a un anno fa, non posso.
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Non dimentico, e come potrei?
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Come potrei dimenticare visto che Tamar somiglia a mia figlia Teresa.
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