L’ESODO

Dedicato a tutti i martiri, di ieri e di oggi.

L’esodo

Super flumina Babylonis

Gli dei hanno ordinato la morte
di questi uomini per essere soggetti
di canti per le generazioni a venire

Omero

                                                     E VOILÀ!

Prefazione in prosa

È a voi che parlo, uomini degli antipodi,
parlo da uomo a uomo,
con il poco che mi rimane di umano,
con il poco di voce che mi resta in gola,
il mio sangue è sulle strade: possa, possa
non gridare vendetta!
L’hallali è dato, le bestie sono braccate,
lasciate che vi parli con quelle stesse parole
che ci trovammo a condividere –
resta così poco di comprensibile!

Verrà un giorno, chiaramente, in cui la sete sarà placata,
e noi saremo al di là del ricordo, e la morte
avrà ultimato i lavori dell’odio,
e io sarò un mazzo di ortiche sotto i vostri piedi,
– ebbene, allora sappiate che avevo un volto
come voi. Una bocca che pregava, come voi.

Quando un granello di polvere, oppure un sogno,
mi entrava nell’occhio, quest’occhio piangeva un po’ di sale. E quando
una spina fastidiosa mi graffiava la pelle,
ne usciva un sangue rosso proprio come il vostro!
Certo, proprio come voi ero crudele, avevo sete
di tenerezza, di potenza,
d’oro, di piacere e di dolore.
Proprio come voi ero cattivo e pieno d’angoscia
sicuro nella pace, inebriato nella vittoria,
e titubante, scosso nell’ora della sconfitta!

Sì, sono stato un uomo come gli altri uomini,
nutrito di pane, di sogno, di disperazione. Eh, sì,
ho amato, ho pianto, ho odiato, ho sofferto,
ho comprato dei fiori e non ho sempre
pagato ciò che dovevo. La domenica andavo in campagna
a pescare, sotto lo sguardo di Dio, dei pesci irreali,
mi immergevo nel fiume
che cantava nei giunchi e mangiavo patatine fritte
di sera. Dopo, dopo tornavo a casa a dormire
stanco, col cuore stremato e pieno di solitudine,
colmo di pietà per me stesso,
colmo di pietà per l’uomo,
cercando, cercando invano in un grembo femminile
quella pace impossibile che avevamo appena
perso, in un grande frutteto al cui centro
fioriva l’albero della vita…

Ho letto come voi tutti i giornali, tutti i libri,
e non ho capito niente del mondo
niente dell’uomo,
per quanto mi sia capitato spesso di sostenere il contrario.
E quando la morte, la morte è arrivata, forse
ho fatto finta di sapere cos’era ma ora
vi posso davvero dire
che mi è entrata negli occhi stupiti,
stupiti di capire così poco –
magari voi avete capito meglio di me?

Eppure, no!
non ero un uomo come voi.
Voi non siete nati sulle strade,
nessuno vi ha gettato nella fogna i vostri piccoli
come gatti ancora senz’occhi,
voi non avete errato di città in città
braccati dalla polizia,
voi non avete conosciuto i disastri all’alba,
i vagoni bestiame
e il singhiozzo amaro dell’umiliazione,
accusati di un delitto che non avete commesso,
di un assassinio in assenza di un cadavere,
cambiando nome e volto,
per non portar con sé un nome deriso
un volto usato da tutti
come una sputacchiera!

Verrà un giorno, senza dubbio, in cui queste righe
saranno davanti ai vostri occhi. Questa poesia non domanda
nulla! Dimenticatela, dimenticatela! È solo
un grido che non si può mettere in una poesia
perfetta, mica avevo il tempo di finirla!
Ma quando calpesterete questo mazzo di ortiche
che ero stato io, in un altro secolo,
in una storia per voi ormai trapassata,
ricordatevi solo questo: ero innocente
e, proprio come voi, mortali in quel giorno
avevo avuto anch’io un volto segnato
dalla rabbia, dalla pietà e dalla gioia,

un volto d’uomo, semplicemente!

In realtà, Alcinoo dice ad Ulisse che “gli dei filarono la rovina per gli uomini perché avessero anche i posteri il canto”.
Vichy e il collaborazionismo stanno ancora ben chiusi nei libri, mentre sulle targhe non lasciano ancora segno: scritture sul ghiaccio.
Voilà quoi.
6 rue Rollin, Parigi


Credo non si possa trovare commento migliore alla tragedia che in questi giorni ha sconvolto tutti noi. Qui anche il testo originale.

barbara

E ORA

E ora che si sa la verità. Che è chiaro che dietro a quel casco nero e a quella motocicletta maledetta si nascondeva un ennesimo musulmano, la moralità del mondo mediatico si svegli. Si scuota dal proprio torpore, paura, ansia politically correct, di dare contro apertamente alla cultura, alla ricerca spasmodica della morte, dell’islam. Non è un mondo intero da condannare, da denunciare. È un mondo educativo da scoperchiare. Una civiltà che educa i propri figli all’amore per la morte degli infedeli, alla ricerca assoluta del male altrui, alla sete di sangue, al paradiso attraverso l’uccisione degli infedeli. Trovino il coraggio quei giornali, quei giornalisti, che hanno urlato a caratteri cubitali il sospetto neonazista per la strage di Tolosa, di diffondere  la verità. Che dietro all’ennesima strage sta l’ennesimo musulmano. Che analizzando statisticamente gli attentati nel mondo e i loro fautori e mandanti, la matrice comune ha sempre lo stesso nome. Estremismo islamico. Non sono cellule impazzite, sono persone imbottite. Di ideali contrari alla vita, alla democrazia, alla tolleranza. Colme di tritolo, di razzi, di mitragliatrici, fornite da chi vuole uccidere l’Occidente e i suoi valori. Il mondo mediatico ha di fronte a sé un’unica via di scampo. Ritornare allo scopo primario di ogni giornalista, raccontando la verità assoluta, senza schermi, parafrasi e finte tolleranze. Speriamo in un articolo in prima pagina, centrale, con tanto di foto e di didascalie ben chiare. Che racconti chi è, da chi è indottrinato e finanziato l’assassino di tre bambini e innocenti e di un padre la cui unica gravissima colpa è l’essere ebrei. Senza titoli giustificativi (voleva vendicare i bambini palestinesi uccisi. Ma sanno i giornalisti cosa succede in Palestina e Israele prima di dare per veritiera la campagna mediatica palestinese diretta da Hamas movimento terroristico al comando?) Speriamo fermamente in una verità pulita da fronzoli ingannatori (che definiscono il terrorista un salafita, una cellula impazzita). O sarà la fine della  libertà di parola e di stampa. Imbrigliata nella paura di parlare e denunciare assassini sparsi in tutto il mondo pronti a scagliarsi contro tutto ciò in cui una volta in Europa, in Italia,  si credeva davvero. 
Gheula Canarutto Nemni

Sicuramente tutti i giornali pubblicheranno al più presto questa lettera, ma in attesa dei tempi tecnici per la messa in stampa, intanto provvedo io.

E questa è la faccia dell’assassino.

barbara