In realtà non è affatto corretto chiamarlo il banchiere di Hitler: Hjalmar Horace Greely Schacht, certo, ha collaborato anche con Hitler, lo ha entusiasticamente sostenuto quando credeva che potesse rappresentare la salvezza per la Germania, ma non ha esitato a prenderne le distanze e a combatterlo apertamente – pagandone il prezzo – quando si è reso conto che in realtà la stava riconducendo verso il baratro. Perché la vera molla delle sue scelte e delle sue azioni, oltre a un’innegabile robusta dose di ambizione, è stato un immenso amore per la sua Germania.
Quanto alla questione ebraica, pur tutt’altro che immune da pregiudizi, ha però sempre ritenuto inaccettabile qualunque forma di persecuzione nei loro confronti, e non si è mai stancato di proclamare questa sua convinzione, sia in privato che in pubblico, sia a voce che per iscritto, oltre a considerare un vero e proprio crimine contro la Germania il privare la sua economia del competente apporto degli ebrei.
Libro ricco e documentato, nonostante qualche imprecisione (per non parlare di un’abominevolissima citazione latina con un accusativo al posto del nominativo), direi che vale senz’altro la pena di leggerlo.
Piesse: considerando che in tempi più recenti abbiamo avuto un “banchiere di Dio”, se dovessi mettere sulla bilancia il banchiere di Dio e quello del diavolo, non credo che avrei difficoltà a stabilire quale dei due sia stato il più disonesto, il più sporco, il più malvagio. In una parola: il più diabolico.
Pipiesse: l’economia non è il mio campo; dire che poco ne so e meno ancora ne capisco, sarebbe già un eufemismo. Credo, tuttavia, di potermi permettere di dire che chi si preoccupa della crisi attuale, delle sue cause, delle possibili soluzioni, farebbe bene a leggere questo libro. E a meditarci su.
Io di economia purtroppo un po’ ci capisco (dico purtroppo perché in questo momento è solo una fonte di angoscia), ed è più che vero che sulla Germania degli anni ’30 bisogna riflettere parecchio. Vedi intanto questo: http://articles.businessinsider.com/2011-11-18/markets/30413917_1_unemployment-rate-nazis-weimar
Bentornata (e grazie per la segnalazione del libro).
"Mi piace""Mi piace"
Soprattutto colpisce la similarità degli errori, il rifiuto di quei sacrifici che Schacht aveva – giustamente – indicato come necessari e inevitabili per uscire dalla crisi, e altro ancora. Sì, l’angoscia è davvero il sentimento predominante.
"Mi piace""Mi piace"