LA PRINCIPESSA SCHIAVA

Principessa vera, Jacqueline, moglie di un principe della famiglia reale della Malesia: bellissimo, affascinante, dolce, tenero, delicato, raffinato, appassionato, ma… musulmano. E fin dal giorno del matrimonio la vita della giovanissima sposa diventa quella di troppe altre sorelle di sventura: reclusione, umiliazioni, insulti, sesso violento, botte, sevizie, torture psicologiche, inganni, tradimenti – oltre a simpatiche manifestazioni di entusiasmo per quella meravigliosa “operazione di pulizia sociale” che dalle nostre parti è conosciuta col nome di Olocausto. Senza la possibilità – a portata di mano per qualunque donna in Europa o in America – di chiedere aiuto: non alla polizia, non alla famiglia, e neppure alla propria ambasciata, perché

«Lei è la benvenuta se teme di essere in pericolo, ma devo avvertirla che se ci venisse richiesto di consegnare i suoi figli, saremmo costretti ad accettare. Mi dispiace, ma non possiamo rischiare un incidente diplomatico.»
Cercai di discutere con lui, ricordandogli che eravamo tutt’e tre australiani, ma fu inutile. La posizione della mia ambasciata fu espressa con molta chiarezza: erano disposti ad aiutarmi, ma non a rischiare di suscitare le ire dei malesi proteggendo i miei bambini australiani. […]
Ero sconfitta. Ora non avevo più nessuno a cui rivolgermi.

E la discesa all’inferno continua inesorabile fino all’oltraggio supremo: il rapimento dei figli (con le autorità e la polizia australiane intensamente impegnate ad evitare ogni rischio di intercettare e fermare il rapitore) – e il lieto fine, almeno fino alla pubblicazione del libro, non c’è.

Vi sembra di avere già sentito questa storia? Sì, avete ragione: è assolutamente identica a quella di decine di migliaia di altre storie – quasi tutte (le eccezioni sono rarissime) con protagonisti musulmani – accadute nel mondo, alcune delle quali sono state narrate nei libri scritti dalle vittime: Betty Mahmoody, Mai senza mia figlia; Zana Muhsen, Vendute!; Tehmina Durrani, Schiava di mio marito; Carmen Bin Laden, Il velo strappato; Stefania Atzori, L’infedele; Sandra Fei, Perdute (l’unica, fra quelle a mia conoscenza, con marito non musulmano).
Mi resta, tuttavia, difficile da capire come una donna possa accettare ogni sorta di violenze, dal primo brutale stupro (“lui non è così, chissà cosa gli è preso, sicuramente non succederà più”), al crescendo delle violenze (“è sotto pressione, devo evitare di irritarlo, prima o poi tornerà come prima”), al lasciarsi sodomizzare, sbattere la faccia contro il muro, la testa sul pavimento, fino a quando, con la nascita dei figli, non diventa schiava del ricatto della loro sottrazione, ed è troppo tardi per qualunque soluzione.
(Certo, se da bambina non avesse subito tutti quegli abusi, soprattutto sessuali, in casa di sua madre, magari non sarebbe stata così fragile, così vulnerabile, così pronta a qualunque cosa, pur di fuggire da quell’inferno, da non accorgersi che quello che le si apriva davanti era un inferno ancora peggiore)

(Ah, dimenticavo: lo sapevate che nell’islam ci sono i punti? Sì, come i punti Alitalia, o quelli della Despar, o di Cartasì. Se per esempio dovesse – diocenescampieliberi – capitarvi di pregare con l’ano poco pulito, ne perdete un bel po’, mentre se dopo avere stuprato qualcuno provvedete a lavarvi accuratamente dalla testa ai piedi, ne guadagnate – absit iniuria verbis – un bordello. A dire la verità non so se sia una norma generale oppure una variante locale, effettivamente questa cosa non l’avevo mai sentita prima, comunque almeno in Malesia l’islam funziona a punti, sappiatelo)

Jacqueline Pascarl, La principessa schiava, Piemme

barbara

  1. Pingback: IL SESSO SECONDO KHOMEINI PARTE SECONDA | ilblogdibarbara

  2. Questa storia è successa non solo a delle donne, ma ne ho letta una accaduta ad un uomo, che si sposò con un iraniana forse ancjora negli anni dello scià, quando l’iran era un pochino più secolare. Poi i due divorziarono ed i figli furono affidati alla moglie in quanto a musulmana.
    L’uomo (Francese) dopo tanti anni si convertì all’islam. Era l’unico modo di riavere i figli.

    Carmen Bin Laden? c’è un legame con osama?

    I punti dell’islam sono stati rinnseriti nel cattolicesimo. Quando ero piccola ci hanno insegnato anche a noi (‘cristiani’ eh) il sistema a punti, anche se naturalmente seguendo buone azioni in linea col cristianesimo.
    Forse è per questo che agli occhi di tanti cristiani il cattolicesimo non è visto come appartenente al ramo del cristianesimo. Si prega troppa gente all’infuori della sacra famiglia (i santi), ci sono credenze arrivate da altre religioni (islam).

    Onestamente anche io mi dico più attratta da altri sistemi del cristianesimo (protestantesimo).

    L’importanza della pulizia fisica nell’islam credo sia una cosa comune un pò ovungue, una volta un musulmano si è lamentato dicendo che noi infedeli non riusciamo a capire il corano perchè non ci laviamo prima di leggerlo, ed io gli ho risposto ‘credevo che per leggere servisse un cervello, non una doccia’.

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    • La prima storia mi sembra strana: una donna musulmana non può sposare un non musulmano (a badanti e donne di servizio arabe che lavorano da noi, per esempio, lo stato di origine non rilascia l’autorizzazione al matrimonio se il futuro sposo non presenta un documento che attesti la sua appartenenza all’islam), proprio perché la religione dei figli non è concepibile che possa non essere quella del padre, e d’altra parte non è concepibile che i figli di una persona musulmana possano non essere musulmani.
      Carmen Dufour coniugata Bin Laden è l’ex moglie di un fratello.
      Non credo proprio che i meriti che si acquistano per le buone azioni nel cristianesimo abbiano molto in comune con la tabella dei punti descritta in questo libro.
      La pulizia fisica induce a uno stato mentale. Neanche la Bibbia è consentito toccarla senza essersi lavati le mani.

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      • Boh, ho sentito (e anche letto testimonianze) di donne musulmane sposate a uomini non musulmani. Poi questi dicevano che non venivano da famiglie praticanti, quindi si sono sposate con uomini non musulmani.

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        • Evidentemente avevano acquisito la nuova cittadinanza. Non è questione di essere o non essere praticanti, non dipende dalle scelte dell’individuo ma dalle leggi dello stato. Se sei marocchina tunisina eccetera e musulmana, con un non musulmano ci potrai anche convivere e farci dodici figli, ma l’autorizzazione a sposarlo lo stato non te la dà.

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        • Ah, ho capito.
          Però se hanno cittadinanza in un paese non musulmano, siccome da noi non vigono le leggi religiose, se due vogliono sposarsi vanno in comune, si fa una celebrazione, si mette la firma ed ecco marito e moglie.
          Il matrimonio sarà nullo nei paesi islamici ma in quansiasi paese non musulmano sarà considerato valido.

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