I NUOVI SANTI

Una donna, bella e famosa, muore a 33 anni di cancro al fegato. Dispiace, naturalmente, e il fatto che la donna in questione sia una pornostar nulla toglie al dispiacere; a me, dopotutto, non ha mai fatto niente di male, e neppure a nessun altro, probabilmente. Ma, detto questo, è proprio necessario trasformarla in una santa? La missionaria dell’amore? Ma quale amore? Era una prostituta d’altissimo bordo, con molti più guadagni e molti meno rischi delle poveracce che, non sempre per liberissima scelta, battono il marciapiede. Rispetto sì, altari no, per favore.
Un ciclista sceglie di drogarsi e, come è facile prevedere, ad un certo punto crepa. Magari a qualcuno potrà anche dispiacere ma, a differenza del caso precedente, è una morte scelta e voluta, quindi non si può pretendere che dispiaccia proprio a tutti: a me per esempio non potrebbe fregare di meno. E dunque mi chiedo: è proprio il caso di precipitarsi alla santificazione? Di stracciarsi le vesti? Di scrivere titoli del pistacchio marinato come “Chi ha ucciso Marco Pantani?”? Di farne un martire di non si sa chi e non si sa che cosa? Ma per piacere! Rispetto, se proprio proprio insistete, magari sì, ma altari davvero no, per favore.
Un atleta viene squalificato alle olimpiadi perché dopato. Si dopano tutti? Probabilmente è vero, come è vero che a questo punto è quasi impensabile che qualcuno riesca ad essere competitivo restando pulito. Quindi la differenza non è fra chi si dopa e chi no, bensì fra chi viene beccato e chi no. E dunque il nostro è stato beccato perché ha avuto sfiga? No: è stato beccato perché si dopa. Quando mi hanno beccata a duecento all’ora non è stato perché ho avuto sfiga: è stato perché avendo l’abitudine di correre a duecento all’ora era inevitabile che prima o poi mi beccassero. Se proprio vogliamo chiamare in causa il caso, diciamo che ho avuto un culo stratosferico a non essere beccata tutte le altre volte. E dunque cosa diavolo è questa corsa alla beatificazione, al giustificazionismo (l’ha fatto solo una volta, gliel’ha prescritto il dottore, al massimo due, forse sì l’ha comprata anche all’estero di sua iniziativa, ma una volta sola, giurin giureta…), al poverino non lasciamolo solo, non facciamolo sentire in colpa, al propinarci le foto del bellimbusto frignolante per commuoverci ancora di più? Ma andate un po’ al diavolo tutti quanti, voi e i vostri altari.
  
barbara

  1. perchè te la prendi con la Moana,un mito per la mia generazione,ecco santa no,ma proprio per quello un mito,e poi umanamente,lei il cancro non se lo è mica cercato,e neppure la santificazione,che era ed è tutta commerciale,insomma la Moana vende ancora!!

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    • Che il cancro non se lo è cercato L’HO SCRITTO ESPLICITAMENTE! Che la santificazione non se l’è fatta lei ma l’hanno fatta gli altri L’HO SCRITTO!! Gesù, spero che il pane lo faccia con un po’ più attenzione di come leggi!

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      • era un commento per ridere,te l’ho forse gia detto che sei un poco permalosa?
        Moana Pozzi fuori dal “lavoro” era una persona assolutamente normale,con una presenza personale equilibrata,piaceva pure alla mia mamma(la incontrava spesso quando lavorava a Cologno Monzese),certo è discutibile il tipo di lavoro scelto ma io la penso come mio padre basta che ci sia coerenza.

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  2. Pingback: QUANDO LE FABBRICHE DI SANTI DIMENTICANO I MARTIRI VERI | ilblogdibarbara

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