• Prima di Marika c’era stata Shalom, in cui ci spiega che “li abbiamo strappati come sterpaglia”, che l’unica cosa ragionevole che resta da fare agli ebrei è di andarsene, che a loro manca “l’umiltà di perdere” (ed escludo che un professore di storia possa ignorare che cosa significherebbe anche una sola sconfitta) e che “mio nonno è il vero padre mio”, ossia quello infornato ad Auschwitz, evidentemente l’unico ad essere degno di chiamarsi ebreo (scrivi Vecchioni, scrivi canzoni, che più ne scrivi e più sei bravo a far danè, soprattutto se sono di quelle canzoni che piacciono tanto ai filoterroristi).

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