Il moderato
Secondo il Devoto-Oli, l’aggettivo ‘moderato’, riferito a una persona, indica un soggetto “che si controlla prudentemente riguardo al proprio comportamento o alle proprie posizioni”, “ispirato a criteri di saggezza e opportunità”. Con specifico riferimento alla politica, il termine va a qualificare chi appaia “contrassegnato da un atteggiamento di centro, programmaticamente alieno da ogni estremismo e spesso da ogni novità”.
La lingua, si sa, cambia, e sovente le parole vedono consistentemente trasformare il proprio significato. Ci è già capitato di formulare qualche osservazione, in passato, riguardo all’evoluzione (involuzione) semantica della parola ‘pacifista’, che, se un tempo richiamava profumo di fiori, immagini di sorrisi e suoni melodiosi, fa oggi venire alla mente mascelle serrate, bandiere bruciate e bottiglie molotov. E la stessa sorte, evidentemente, è toccata al termine ‘moderato’, se il principale personaggio pubblico a cui essa è sempre, sistematicamente, apoditticamente riferita è il Presidente dell’ANP Mahmoud Abbas (alias Abu Mazen: il doppio nome dà un’aria di avventura, pensiamo a Superman-Clark Kent, Batman-Bruce Wayne, Tex Willer-Aquila della Notte ecc.).
Abu Mazen (alias Mahmoud Abbas) è moderato, lo è sempre stato, lo è sul piano antropologico, ontologico, chi lo smentisce dice un’assurdità, nega che la terra gira intorno al sole. Questo dicono tutti: giornali, politici, commentatori di ogni colore. Mahmoud alias Abu è il rappresentante moderato dei Palestinesi, contrapposto agli estremisti di Hamas, e chi lo contrasta o lo indebolisce lavora oggettivamente a favore della violenza e del terrorismo. Chi, invece, ami la pace e il dialogo, deve fare solo una cosa, ossia sostenere il moderato Abu alias Mahmoud, dargli sempre ragione, accontentarlo su ogni punto, applaudirlo, rafforzarlo, incoraggiarlo.
Inutile stare a ricordare che questo signore discusse la sua tesi di laurea, presso l’Università di Mosca, sul tema (moderato?) del ruolo svolto dalle organizzazioni sionistiche nella realizzazione della Shoah; che rifornisce di lauti vitalizi le famiglie degli autori dei più sanguinosi attacchi terroristici, responsabili anche di decine e decine di vittime; che promuove, nella sua terra, una propaganda antiebraica ispirata ai più puri e classici stereotipi antisemiti; che non pronuncia mai la parola Israele, in nessun contesto, neanche a proposito delle condizioni atmosferiche, senza accompagnarla dalle più virulente e velenose forme di criminalizzazione (genocidio, mostruosità, apartheid, razzismo ecc. ecc.: ma come si potrà fare mai la pace con dei mostri simili?).
Inutile ricordarlo, perché, dicendolo, non si verrebbe neanche contraddetti. Semplicemente, nessuno starebbe e sentire, nessuno ne avrebbe voglia. Se si nega la qualifica di ‘moderato’ a Mahmoud alias ecc., crollano tutte le categorie su cui si basa ogni possibile interpretazione del conflitto mediorientale, tutte le possibili e ipotetiche soluzioni, legate, ovviamente, alla vittoria dei moderati, e quindi di Abu alias, il moderato per antonomasia, la quintessenza stessa della moderazione, la tangibile incarnazione di tale concetto.
In una prossima edizione del Devoto-Oli, suggeriamo di levare la pur eccellente definizione della parola, sostituendola con la faccia di Alias: cosa, meglio di quel volto, sintetizza l’idea di un individuo “che si controlla prudentemente riguardo al proprio comportamento o alle proprie posizioni”, “ispirato a criteri di saggezza e opportunità”, “contrassegnato da un atteggiamento di centro, programmaticamente alieno da ogni estremismo”?
Possiamo sperare, forse, che il personaggio, in futuro, cambi un po’ atteggiamento? Molto difficile, per due ragioni. La prima è che, se il Nostro diventasse, un giorno, ‘veramente’ moderato (per intenderci, alla ‘Devoto-Oli’), perderebbe immediatamente il suo carisma e la sua popolarità, come Sansone perse la forza quando gli tagliarono i capelli. La seconda ci viene illustrata dallo stesso dizionario, secondo cui il ‘moderato’ è “programmaticamente alieno” non solo “da ogni estremismo”, ma anche “da ogni novità”.
Francesco Lucrezi, storico
Per un ulteriore approfondimento sul personaggio, invito a rileggere questi miei vecchi post:
1 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/11/chi_e_abu_mazen_1.html
2 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/13/chi_e_abu_mazen_2.html
3 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/18/chi_e_abu_mazen_3.html
4 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/22/chi_e_abu_mazen_4.html
5 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/26/chi_e_abu_mazen_5.html
6 http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/01/27/chi_e_abu_mazen_6.html
barbara