QUALCHE RIFLESSIONE SU TERRORISMO, COMUNISMO, ANTISEMITISMO E AFFINI

Nel mio solito andare a vedere le notizie sui giornali on-line sono incappato in diversi filmati-reportage dei funerali dell’ex brigatista rosso Prospero Gallinari. A parte il triste squallore (il ritrovarsi dei suoi ex compagni di lotta accanto al feretro mi ha ricordato la cena degli “alunni del T. Tasso anno 1963”, cui, improvvidamente e in preda a demenza senile, ho partecipato, forse vittima del voler rivivere vecchi tempi andati), mi ha colpito che sulla bara vi fosse, oltre ai garofani rossi, la bandiera palestinese e, ancora una volta mi è venuta da pormi la solita domanda: “per quale motivo la sinistra, senza alcuna remora e perplessità, sposa la “causa palestinese”?
Messa da parte la questione se le BR fossero di sinistra e se non si siano mai poste la domanda sulla a-storicità delle loro azioni “rivoluzionarie” e se non facevano in verità il gioco del capitalismo che affermavano di voler abbattere (anche allora non escludevo l’ipotesi che fossero pilotate, in modo più o meno inconsapevole, dalla destra internazionale, visto che Moro, a parte il suo ibridismo, dava fastidio a molti per il supposto compromesso storico, ho cercato di vederne gli ipotetici motivi.
Il primo antisemitismo di sinistra potrebbe essere individuato negli illuministi del 700 che, vedendo nell’ebraismo l’origine delle religioni oscurantiste (in primis il Cristianesimo), in linea con i dettami della rivoluzione francese, invitavano gli ebrei a rinunciare alla loro identità, annullarsi ed assimilarsi totalmente.
In seguito Marx, ebreo convertito al protestantesimo, nonostante le analisi storiche corrette, non si chiese come mai tra gli ebrei fosse diffusa la pratica del prestito del denaro e li accusò di perseguire i fini del capitalismo, riscuotendo consensi tra le avanguardie rivoluzionarie. Che tra i regnanti della Grande Russia e dell’impero austroungarico fossero diffusi sentimenti antiebraici non c’è da stupirsi, tra gli ebrei lì dispersi era molto diffuso il Frankismo, una ideologia misticheggiante avente una forte connotazione anarcoide, e da qui il confluire di molti di essi nelle file dei movimenti rivoluzionari e per non rinunciare alla propria identità diedero corpo ad una propria organizzazione: il Bund. Iniziano a quel punto i primi problemi antiebraici in seno alla sinistra. Lenin sarà un grande oppositore del Bund (lo accusava di spaccare l’unità del proletariato e di essere anti-internazionalista) e, in seguito, Trotsky, ebreo non praticante, con la sua teoria della rivoluzione permanente, caratterizzata da legami che risentono della Kabbalà frankista – sabbatiana, sarà visto da Komintern come un pericoloso nemico da eliminare-mettere a tacere.
Il Bolscevismo ottiene il potere e i partiti Comunisti europei si identificano con la rivoluzione sovietica e i suoi dettami.  Sale al potere Stalin che, avendo studiato in gioventù in seminario, è impregnato della cultura antiebraica tipica del clero russo il quale, in linea con l’antisemitismo cristiano delle origini, non ha mai mosso un dito in opposizione ai pogrom e spesso, anzi, in difesa del potere costituito ha chiamato il popolo a raccolta accanto a sé agitando la bandiera dell’ebreo affamatore ed origine di tutti mali.
Quando nel 48′ si prospetta l’idea di ri-creare lo stato di Israele, laico con un substrato socialisteggiante che, in alcune sue strutture, ricalca la formula organizzativa dei Kolcotz sovietici (non stiamo a sottilizzare su cosa veramente erano e come furono istituiti), Stalin, ipotizzando la possibilità di crearsi un alleato da opporre all’espansionismo britannico nel Nord Africa e di esercitare un controllo sul Canale di Suez, ne appoggia fermamente la nascita, ma quando Nasser cerca di creare la RAU il Partito Comunista dell’Unione Sovietica muta politica, visto che essere alleati di una coalizione di più stati arabi è più vantaggioso che appoggiare uno stato piccolo, povero e, per di più, senza petrolio. Il suo fine è solo di allargare la zona di influenza del Patto di Varsavia.  È a questo punto che dall’URSS, “faro” del comunismo internazionale (si fa per dire) si propagano le fole di Israele focolaio del capitalismo e del popolo palestinese defraudato.
In questo contesto quello che non viene mai preso in considerazione dai sinistresi è che alla base di tutte le “rivendicazioni palestinesi”, a parte le bugie di partenza, vi sia unicamente l’Islam con il sogno di istituire ovunque la sharia e di rifondare il Califfato, quindi un ideologia strettamente nazional-religiosa, per di più oscurantista, e non sociale.

Prima notazione a margine
Alla sinistra, dopo la Shoa, andava bene l’ebreo perseguitato da difendere e compiangere nelle sue sofferenze. Tutto è cambiato da quando ha osato difendersi (1967) e, da allora, identificato come il male supremo.

Seconda notazione a margine
Il fenomeno degli “odiatori di sé”, contrabbandato sotto la forma di una (prezzolata) obiettività e correttezza ideologica, non è nuovo e, spesso, nasconde logiche opportunistiche in difesa del proprio orticello e privilegi (essere ben accetto da chi detiene il potere e riscuotere applausi). Il primo caso? Paolo di Tarso.

lor

Questa riflessione è stata scritta a caldo, subito dopo la morte di Gallinari e la visione dei filmati del funerale. Poiché lo trovo interessante, con l’autorizzazione dell’autore lo propongo anche ai miei lettori.

barbara

Una risposta

  1. D’accordo, ma anche no. La storia dell’antisemitismo di sinistra, forse, la si può far risalire a Rousseau e Voltaire – cioè ancora prima che la parola “sinistra” significasse qualcosa; ma i ragazzotti che sfilano con lo straccetto a scacchi e bruciano le bandiere di Israele che vuoi che ne sappiano? A me pare che vi sia soprattutto una fascinazione per la violenza, purché diretta contro quello che genericamente chiamiamo “Occidente”, e che include anche Israele; ti sto dicendo che il Glorioso Popolo Palestinese non viene giustificato per gli atti di violenza, come pure dicono (poverini, sono costretti, che altre possibilità hanno?): no, piace proprio PERCHE’ terrorista, violento e antioccidentale. E così, dacché mi ricordi: Mao (100 milioni di morti nel “grande balzo in avanti”, ma anche i processi “di popolo” agli intellettuali, definizione che avrebbe incluso anche te in quanto insegnante), Pol Pot, Fidel Castro, Khomeini, il Comandante Marcos, fino a quel ridicolo pagliaccio di Chàvez… l’elenco ormai è lunghissimo. Vanno bene anche i satrapi africani, pure se cannibali, ma solo se anticolonialisti, cioè, a più di 50 di distanza dalle ultime colonie, purché ce l’abbiano con noi.

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    • D’accordo, ma anche no: Rousseau e Voltaire non saprei davvero a che titolo associarli alla sinistra. Per il resto sì, la fascinazione della sinistra, il gusto di sentirsi “alternativi” facendo il tifo per chiunque sia dedito allo sterminio nostro e di quelli come noi esiste indubbiamente, però qui abbiamo a che fare anche con altro: i boicottaggi, per esempio, che riguardano unicamente Israele, tutto quello che succede in ambito sportivo ecc.

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    • Permettimi ancora un piccolo asterisco sul Glorioso Popolo Palestinese: quando dico che è terrorista, violento ed antioccidentale faccio certamente una generalizzazione, e non è mai bello; ma in questo caso mi pare abbastanza preciso. Dove sono i palestinesi che si oppongono alla violenza di Hamas, OLP, Fatah, Hezbollah? Ce le siamo scordate le manifestazioni di gioia popolare subito dopo l’11 settembre, per le strade di Gaza?

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      • E i caroselli d’auto come da noi alla finale dei mondiali per ogni mattanza di ebrei, i dolci distribuiti per strada per festeggiare lo sgozzamento della neonata Hadas Fogel, le accoglienze trionfali dei peggiori terroristi. Eccetera eccetera.

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      • “… quando dico che è terrorista, violento ed antioccidentale faccio certamente una generalizzazione, e non è mai bello”
        Ma no, si figuri, per carità: generalizzi, generalizzi tranquillamente. Ché qui la padrona di casa non avrà mica nulla da eccepire (come si vede bene anche dalla sua replica).
        Le ricordo, tuttavia – perché a me sembra che qui lo si vada dimenticando – di stare bene attento a non esagerare anche lei con le generalizzazioni. Perché lei i insegnerà che “generalizzare in merito a un popolo” – che siano i palestinesi, gli israeliani o gli italiani (per fare solo tre esempi di popoli storicamente tra i più etichettati al mondo dal qualunquismo becero e cialtrone) – è pur sempre altrimenti detto “razzismo”. E il razzismo è il razzismo e rimane una sciocchezza, chiunque siano le sue vittime.

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  2. Dona Grazia Mendes, la signora dei marrani PDF Stampa E-mail

    Di Ines Miriam Marach
    Riadattamento di una lezione tenuta, presso la Comunità ebraica di Bologna all’interno del ciclo “Donne ed ebraismo” nell’aprile 2007.

    Le movimentate e a volte rocambolesche vicende di Donna Gracia Mendes, la Seniora, figura femminile emblematica del XVI secolo, sono state fonte d’ispirazione per tanti scrittori di romanzi di avventura; la sua vita è sicuramente stata un romanzo ed il suo essere marrana, cioè appartenente a due identità così differenti e differenziate l’ha consegnata alla storia come modello attivo di donna, forse precursore dell’emancipazione femminile e vivace protagonista all’interno della società del suo tempo.
    Al di là dei contributi romanzati, che solo talvolta si avvalgono di fonti storiche, non mancano, nella storiografia specifica sulla cultura ebraica rinascimentale, e su quella sefardita, gli apporti di studiosi come Roth, Bonfil, Leoni, Yoli Zorattini, per citarne solo alcuni, che hanno sicuramente ricostruita e ben documentata l’interessante ed intrigante figura di Grazia Mendes.
    Roth ne ha anche pubblicato una biografia, ormai introvabile, ripresa da una studiosa dell’Università di Urbino, uscita nel 2004.

    Chi è allora questa donna che ha cercato di cambiare il destino del popolo ebraico nel XVI secolo?
    Grazia Ha-Nasì nasce nel 1510 (o forse nel 1511 secondo alcune fonti) in Portogallo, da una famiglia di probabile provenienza spagnola in seguito all’Editto di espulsione del 1492; il percorso di vita del suo gruppo familiare, come di tanti altri, rientrò in quel evento che Cecil Roth definisce il più romanzesco episodio della storia umana: il marranesimo (il fenomeno del cripto giudaismo) che per quanto ancora abbastanza enigmatico, costituisce infatti un capitolo fondamentale e allo stesso tempo tragico, della storia degli ebrei della diaspora in molti paesi dell’Europa occidentale, soprattutto fra XVI e XVII secolo.

    La complessa identità dei marrani (gli anussim,” i costretti “) era caratterizzata da forme ben determinate di esercizio della vita religiosa, basate sulla dissimulazione di un’appartenenza proibita, quella ebraica e sulla simulazione di una falsa appartenenza, quella cristiana.
    Il termine marrano che lo storico spagnolo Carobaroja intende riferito ad un gruppo di persone non del tutto omogeneo nel tempo e nello spazio è un antico termine spagnolo dispregiativo dalla radice araba, con cui s’indicava il maiale giovane, attribuito prima ai mussulmani, poi agli ebrei, alludendo alla prescrizione sia per gli uni che per gli altri di considerarlo animale impuro, associandoli quindi a questo.
    L’uso del termine partì dalla regione di Castiglia in epoca medievale, luogo in cui si verificarono le prime conversioni forzate.
    In Italia si affermò nel secolo XVI con l’arrivo dei profughi portoghesi dove prese accezione comune dell’ebreo che dopo essere stato battezzato tornava ad essere ebreo apertamente.
    Roth fa coincidere l’origine del marranesimo portoghese col fenomeno dei nuovi cristiani, nato in Spagna verso la fine del 1300.
    In seguito la Riconquista da parte degli stati cristiani, che dominarono poi tutta la penisola iberica, la condizione degli ebrei andò gradualmente peggiorando fino ad arrivare al momento in cui le intense predicazioni domenicane portarono ondate di violenza che travolsero le juderias, i quartieri ebraici di Castiglia e di Aragona; le fonti riportano come più cruenta la strage di Siviglia perpetrata il mercoledì delle ceneri del 1391.

    Fu così compromessa in modo irrimediabile la vita delle comunità ebraiche spagnole e poste le basi per una serie di limitazioni all’autonomia degli ebrei, che nel volgere di un secolo sarebbero sfociate nell’espulsione del 1492, decretata da Isabella e Ferdinando dopo la riunificazione dei regni di Castiglia ed Aragona.
    In questo contesto nasceva il problema dei converso, i nuovi cristiani, convertiti a forza o spontaneamente per salvarsi la vita, che costituirono per le autorità cristiane un elemento di disagio ideologico.
    Gli esuli ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492 si sparsero in ogni angolo del bacino del Mediterraneo, in gran numero si recarono oltremare, soprattutto nei paesi mussulmani, ma anche in alcuni stati italiani, seppure in piccola percentuale; è quanto sostiene Roberto Bonfil che scrive che la loro consistenza numerica fu piuttosto trascurabile tranne forse all’inizio quando gruppi abbastanza elevati numericamente stazionarono in Italia in transito per l’oriente.

    Ma la maggior parte varcò il confine e si fermò in Portogallo in cui gli ebrei erano ancora abbastanza tollerati, fino al 1497, quando fu imposto il battesimo forzato;
    pena pagata per non adempiere a tale ordine era l’espulsione.
    Se per alcuni storici (Roth per primo) il termine marrano è sinonimo di converso secondo altri, il vero fenomeno del marranesimo, inteso proprio come cripto giudaismo, dilagò in Portogallo quando quasi tutti, per salvare anche le proprie attività, presero il battesimo continuando però segretamente, nel proprio interno, ad essere ebrei.

    Con l’introduzione nel 1536 dell’Inquisizione anche in Portogallo ed il conseguente rischio di essere scoperti e processati, la maggior parte dei marrani partirono alla volta dei Paesi Bassi (Amsterdam e Anversa furono i centri più importanti) e dell’Italia.
    Roma, ed Ancona (nello Stato pontificio), Venezia, Ferrara e più tardi Livorno, furono i luoghi in cui maggiormente si concentrarono le comunità marrane.

    Anche alla famiglia di Gracia, gli ha Nasì (i principi), come a tutti gli ebrei rifugiati in Portogallo, toccò la sorte del battesimo forzato imposto il 4 marzo 1497; Gracia nacque quindi col nome cristiano di Beatriz de Luna.
    Nel 1528 sposò in Portogallo Franzisco Benveniste Mendes, ricco mercante marrano ma forse anche rabbino, con cerimonia pubblica di rito cattolico, preceduta da quello ebraico celebrato privatamente in tutta segretezza, quindi con regolare ketubbà che ne fissava anche la dote.
    Ciò provocò parecchie complicazioni di carattere giuridico di cui accennerò soltanto ai fini della narrazione degli eventi riguardanti la sua vita e la sua storia.
    Seguì poco dopo la nascita di una figlia, Reyna.

    Nel 1536, anno dell’Inquisizione Gracia rimase vedova in giovane età.
    Il marito, in una dichiarazione testamentaria prima della morte, affidò le sorti della moglie nonché la gestione della metà del proprio patrimonio al fratello Diogo, uomo abile negli affari, con interessi nei Paesi Bassi, che alla morte di Francisco gestì e controllò anche tutte le sue finanze.
    A seguito l’istituzione dell’Inquisizione, Gracia lasciò il Portogallo con la figlia Reyna, il nipote Joao Miguez (alias Yosef ha-nasì), la sorella Brianda e qualche altro membro della famiglia, diretta ad Anversa, dove la comunità marrana portoghese
    (in prevalenza mercanti di spezie ) trovò in parte rifugio.

    Ad Anversa Gracia ebbe contatti col medico Amato Lusitano (alias Giovanni Rodrigo Amato) che troverà in seguito anche a Venezia e a Ferrara.
    Dopo questo primo passaggio già maturava in lei il desiderio ed il progetto di ritornare apertamente all’ebraismo.
    Poco dopo il trasferimento dei beni ad Anversa, Gracia affiancò il cognato dimostrando una grande capacità imprenditoriale e stabilendo alleanze con le più facoltose famiglie dei Paesi Bassi tanto che le fu proposto dalle alte sfere, un matrimonio combinato fra la figlia Reyna e un rampollo cristiano, richiesta che ella rifiutò categoricamente, ma che dovette scontare fuggendo da Anversa.
    I legami di Grazia con la famiglia del marito divennero sempre più stretti quando nel 1540 Diogo Mendes sposò la sorella Brianda con la quale ebbe una figlia.
    Diogo emise un documento in cui Grazia e la figlia erano ugualmente beneficiate dal patrimonio di Francisco. Alla morte di Diogo nel 1542 Gracia divenne amministratrice del patrimonio dei Mendes, cosa che indispettì non poco la sorella.

    Nel 1546, Grazia lasciò Anversa e passando da Lione approdò a Venezia, crogiuolo di genti e di culture dove l’ondata migratoria sefardita era prevalentemente marrana; nel 1541 venne infatti creato il ghetto vecio per gli ebrei levantini residenti temporaneamente in città, in realtà ex marrani tornati all’ebraismo nell’Impero turco. Qui scoppiò la disputa fra Gracia e la sorella per il patrimonio dei Mendes che finì con la denuncia da parte di Brianda alle autorità veneziane con l’accusa di essere giudaizzante.

    Dopo essere stata imprigionata Gracia o Beatriz come la si vuol chiamare, nel 1549 raggiunse Ferrara, importante polo di riferimento per tutti gli esuli, chiedendo garanzie per la sua permanenza ai reggenti e dove iniziò il cammino di ritorno all’ebraismo.
    A Ferrara la clemenza degli Estensi nei confronti degli ebrei era ormai risaputa; infatti avevano trasformato, nel corso di pochi anni i loro territori in luoghi di rifugio in cui attirare mercanti portoghesi provenienti da Anversa e dalla Turchia, tendenza già concretizzata con l’arrivo degli esuli dalla Spagna prima e quelli provenienti dalla Boemia nel 1532, a cui furono accordati gli stessi privilegi (riguardanti soprattutto lo svolgimento delle proprie attività) del già stabile gruppo italiano.

    Difficile capire quando giunsero i primi marrani portoghesi (mercanti per lo più, ma anche medici, rabbini, artigiani) probabilmente fra il 1531 e il 1536 quando in Portogallo fu stabilita in modo definitivo l’Inquisizione.
    Nel 1538 Ercole II, che confermò i decreti già emessi dai suoi predecessori in favore degli ebrei spagnoli, delegò al marchese Moreto “ampia facoltà e piena autorità di poter convenire circa li datii et franchigie … con tutti li singuli spagnoli et parimenti Con tutti i singuli che haverano la lingua spagnola e con tutti i singuli che haverano la lingua portugallese…”
    Questo fu il clima che Gracia trovò al suo arrivo a Ferrara; nel breve periodo della sua permanenza, si è già accennato, abbandonò l’identità cristiana e tornò all’ebraismo studiando i testi tradizionali sotto la guida del rabbino Soncino.
    Importante per la sua formazione ebraica fu l’amicizia con Benvenida Abravanel, grazie la quale si avvicinò allo studio della mistica ebraica.
    Ma sia per Gracia che per tutti gli altri marrani approdati a Ferrara e nelle altre città italiane la condizione di doppia identità religiosa aveva sicuramente creato non pochi problemi, disagi psicologici e spirituali che sconvolgevano la vita di ogni singolo individuo.
    “Il marrano giudaizzante (cito lo storico Yovel) visse in alienazione non solo nell’ambiente cristiano ma anche nella propria intima essenza, che non poteva esprimersi nella sua vita attuale; e così, in effetti la sua vita e la sua natura rimasero in reciproca opposizione”.

    Gracia quindi percepì questi disagi provandoli lei stessa e si adoperò per alleviare le sofferenze dei suoi corregionali ad aiutarli ad uscire dalla clandestinità e recuperare la religione d’origine; divenne benefattrice della comunità, cooperando per affermare la cultura sefardita, che aveva già grandi esponenti come l’umanista Abraham Farissol e la famiglia Abravanel, Isacco e Yeudà Abravanel, filosofo ed esegeta noto anche come Leone ebreo, giunti a Ferrara dal regno di Napoli dopo il 1542.
    In particolare fu proficua la collaborazione che Gracia ebbe col tipografo Avraham Usque a cui offrì la sua disponibilità finanziaria per pubblicare opere tradotte dall’ebraico in giudaico – spagnolo, al fine di renderle accessibili alla popolazione sefardita, in particolare ai marrani che stavano per tornare all’ebraismo.
    In particolare una traduzione della Bibbla in lengua espagnola (conosciuta poi come la Bibbia di Ferrara, di cui ne esistono ancora due esemplari dedicati, uno a Gracia e l’altro ad Ercole II), a cui fece seguito un Lybro de Oracyones de todo l’anno che sempre Avraham Usque pubblicò con Yom Tov Attias.
    Avraham Usque insieme a Shemuel Usque (di cui non è accertata la parentela) furono due personaggi rappresentativi della cultura sefardita ferrarese dell’epoca.
    Anch’essi godettero dei privilegi accordati dai reggenti di casa d’Este che permise loro non solo di essere i promotori dell’attività tipografica ferrarese ma anche di essere intermediari fra gli Estensi e la nazione portoghese; non per niente Shemuel Usque definì Ferrara come il porto più sicuro e identificò nella protezione di Ercole II “la via che conduce alla consolazione finale di Israele”.

    Sempre Shemuel pubblicò un testo in lingua portoghese “consolacao as tribolacaoens de Israel” (Consolazione delle tribolazioni d’Israele), narrazione in chiave metaforica della travagliata storia del popolo ebraico.
    Anche Ercole II fu un personaggio chiave nella vita di Gracia e di tutti i marrani ferraresi, lo fu anche riguardo gli eventi di Ancona di cui si parlerà più avanti.

    Il 23aprile 1555 mentre ad Ancona infuriavano le persecuzioni Ercole II, su richiesta specifica di Gracia, emise un decreto sottoforma di salvacondotto ad alcuni profughi portoghesi e spagnoli ai quali accordò le stesse concessioni che i papi avevano concesso ai portoghesi di quel luogo.
    A questo decreto di Ercole II ne seguì un secondo che invitava i mercanti levantini di Ancona di abbandonare la città promettendo loro accoglienza, motivata dal desiderio di “ empir questa nostra cittade di mercanti spetialmente di quella natione”.
    Non sembra comunque che l’afflusso di portoghesi da Ancona a Ferrara sia stato ragguardevole.
    Gli storici sono comunque concordi nell’affermare che i due decreti di Ercole II vanno interpretati come un aperto e coraggioso rifiuto alla politica repressiva di Paolo IV che sembrò assommare in sé i più fanatici aspetti della controriforma essendo anche il promotore, con l’emissione della Bolla Cum Nimis Absurdum, dell’istituzione dei ghetti e fautore della revoca dei privilegi accordati dai suoi predecessori ai marrani portoghesi di Ancona che furono i primi a soffrire del suo zelo religioso.

    Il 30 aprile 1556 ritirò le lettere di protezione che aveva concesso sperando di fare di Ancona il centro di smistamento dei traffici col levante e ordinò immediati provvedimenti contro di loro.
    I marrani pertanto predisposero la raccolta di denaro per ottenere una tregua ma tutto fu vano.
    Fra tutti i processati, con l’accusa di essere cristiani e di giudaizzare in privato,
    25 di loro, 24 uomini ed una donna (Donna Mayora), furono mandati sul rogo.
    Fu inutile per loro negare di non avere mai ricevuto il battesimo.
    Tutti sapevano che negli ultimi 60 anni nessun ebreo dichiarato aveva potuto vivere in Portogallo. Altri 26 si finsero pentiti e furono deportati a Malta, il rimanente trovò rifugio fuori dello Stato pontificio.

    All’epoca degli avvenimenti di Ancona, Gracia e sua figlia, che nel frattempo aveva sposato il cugino Joao Miguez (Yosef ha Nasì) avevano abbandonato Ferrara e si erano già trasferite a Costantinopoli; inserite all’interno sia della corte del Sultano Selim II, che della comunità ebraica si prodigarono a rinnovarla e rinvigorirla con l’istituzione di sinagoghe e accademie di insegnamento e altre attività sociali.
    Questo suo importante ruolo favorì l’intervento del Sultano che in data 9 marzo 1556 indirizzò al Paolo IV una lettera arrogante in cui protestava contro il disumano trattamento nei confronti dei marrani, alcuni dei quali erano suoi sudditi e ne chiedeva la liberazione.

    I fatti che seguirono sembrano essere unici nella storia. Grazia Mendes si rese conto che l’unica arma che possedevano gli ebrei per opporsi all’odio del papa era quella economica; con l’aiuto del sultano organizzò un completo boicottaggio del porto di Ancona, dirottando su Pesaro tutti i traffici mercantili e commerciali con l’Oriente.
    Secondo Roth il tentativo fallì soprattutto perché gli ebrei di Ancona si appellarono per revocare la decisione che avrebbe scatenato l’odio del Papa contro di loro. E ancor peggio, il Duca di Urbino che vide svanire un suo sogno, decretò l’espulsione dei marrani dal suoi territori.

    Riguardo l’intervento di Gracia su Ancona, Ioshua Soncino, nota autorità rabbinica dell’epoca e suo tutor a Ferrara scrisse:
    “La signora incoronata, il glorioso diadema delle genti d’Israele, vita signorile, gloria incoronata, bella ghirlanda, la più saggia delle donne d’Israele, con la sua forza e ricchezza tese una mano ai poveri per salvarli e renderli felici in questo mondo e nel prossimo”.

    Per concludere non mi sembra azzardato mettere in relazione la figura di Grazia con Ester. Entrambe cambiano le sorti del loro popolo; Ester lo salva dallo sterminio decretato dal perfido Amman, Grazia, il cui nome ebraico dopo il ritorno definitivo all’ebraismo fu Hanna (nome composto dalle iniziale delle tre mizwot importanti della donna, challà, nerot e niddà, con cui sembra voler affermare la propria ebraicità) lotta per la salvezza dei marrani portoghesi, aggiudicandosi il primato di essere la donna più benefica e amata del mondo ebraico di quel tempo.
    Nel già citato testo di Shemuel Usque l’autore stesso afferma che se Grazia non avesse lasciato il Portogallo e non avesse svolto la sua missione in favore dei marrani, la storia del popolo ebraico di quel periodo sarebbe stata diversa.

    Breve Bibliografia

    Opere generali
    C. Roth, Storia dei Marrani, ristampato da Marietti edizioni, Milano 2003

    B. Netanyahu, The Marranos of Spain, New York 1966

    R. Bonfil, Gli Ebrei in Italia nell’epoca del Rinascimento, Sansoni Editori, Firenze 1991

    A. Leoni, La Nazione ebraica spagnola e portoghese negli Stati Estensi, Luisé editore, Rimini 1992

    Gli Ebrei in Italia, a cura di C.Vivanti, 2 vol., Einaudi,Torino 1996-97

    L’Inquisizione e gli ebrei in Italia, a cura di M.Luzzati, Roma- Bari 1992

    Y.H. Yerushalmi, Dalla Corte al Ghetto. La vita, le opere, le peregrinazioni del marrano Cardoso nell’Europa del 600, Milano 1991

    Opere specifiche sui conversos

    Ebrei e cristiani nell’Italia medievale e moderna. Conversioni, scambi e contrasti,
    A cura di M. Luzzati, M. Olivari e A.Veronese, Roma 1988

    L’identità dissimulata: Giudaizzanti iberici nell’Europa cristiana dell’età moderna,
    a cura di P.C. Yoli Zorattini, Firenze 2000

    Ebrei: identità e confronti, “Zachor, V (2001-2002)

    I. Yovel, Spinosa and other Eretics, 2 vol. Princeton 1989

    Opere specifiche su Donna Grazia Mendes

    C. Roth, Danna Grazia Ha Nasì ed il Duca di Nasso (non più reperibile)

    M.G. Muzzarelli, Beatrice de Luna, vedova Mendes, alias Donna Grazia Nasi: un’ebrea influente. In Rinascimento al femminile, pp. 83-116, Editori laterza 1991

    M. Racanelli, Grazia Mendes, L’identità marrana al femminile, Ancona 2004

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  3. I palestinesi hanno venduto bene la loro immagine di oppressi. Tutto qui. La sinistra non è antisemita, è contro Israele perchè crede che sia l’oppressore. D’altra parte uno non informato tende istintivamente a simpatizzare con i pal che non hanno armi piuttosto che con Isr che è armato dagli usa. Aggiungiamoci pure la retorica della “terra rubata” ed il gioco è fatto. A mio modesto parere il presunto odio contro gli ebrei in quanto tali non c’entra.

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    • Che i palestinesi siano maestri nel vendere immagini – non importa è vere o tarocche – è vero. Che non abbiano armi è falso. A parte questo, se non c’entrasse l’odio contro gli ebrei bisognerebbe trovare qualche buon argomento per spiegare perché non prendano le parti dei tibetani oppressi dai cinesi, dei ciprioti occupati dai turchi, e soprattutto dei palestinesi – MOLTE decine di migliaia – quando gli uccisori non sono gli israeliani.

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  4. Qual è la causa e quale l’effetto? In tv, ai tg, sui giornali, nei programi d’inchiesta, ecc. si fa un gran parlare d’Israele. TUTTI conoscono la questione Israele Palestina, anche i bambini e anche gli analfabeti. Basta vedere in questi giorni i tg che sono pieni di servizi sulle elezioni in Isr. Ma a noi cosa dovrebbe fregarcene? Quanti servizi fanno sulle elezioni in Turchia? Di contro la questione Turchia Cipro non la conosce nessuno. Se la gente di sinistra conoscesse la questione proverebbe un’antipatia immediata per la Turchia. Il fatto è che di Israele si palra troppo, vi è una sovraesposizione mediatica. Non ho gli elementi per dire se sia la causa o l’effetto dell'”interesse” per Israele. Non voglio difendere i sinistri anti-Israele, voglio solo dire che la condanna dello stato ebraico nasce tutt’al + da ignoranza. La gente di sinistra non è antisemita. L’antisemitismo è una cosa grave, e non andrebbe banalizzata.

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    • Fra quelli che propongono e organizzano manifestazioni e boicottaggi contro Israele ci sono fior di docenti universitari: tutti ignoranti che non hanno mai sentito parlare di Cipro e ignorano quello che succede in Tibet? L’antisemitismo è da sempre nel DNA della sinistra . Il che non equivale assolutamente a dire che tutte le persone di sinistra siano antisemite, ma la sinistra come impostazione è naturaliter antisemita. All’occorrenza anche eliminazionista, come Stalin ha ampiamente dimostrato.

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  5. Su questo non siamo d’accordo. E quelli che simpatizzano per il Chiapas (ce ne sono molti, almeno quanto quelli che protestano contro Isr) cosa sono anti-messicani?
    La persona di sinistra sta con quelli che crede siano i più deboli e gli oppressi. Diverso il discorso sui governi di sinistra o pseudotali, che sono esattamente uguali ai governi di altro colore, si differenziano solo per quisquilie, sui temi che contano, sono tutti compatti.
    Lasci stare Stalin che era di sinistra tanto quanto Hitler era di destra. Furono entrambi pazzi sanguinari. Non andrebbe identificata la sinistra con Stalin e la destra con Hitler o Mussol, non crede?

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    • Stiamo parlando di politica, di fatti, di azioni. Quindi non mi interessa che cosa potrebbe rappresentare una ipotetica destra teorica ideale o una ipotetica sinistra teorica ideali: mi interessa che cosa ha fatto la destra concreta quando ha avuto la possibilità di agire, che cosa ha fatto la sinistra concreta quando ha avuto la possibilità di agire. E i fatti sono davanti a tutti.
      Il Chiapas? Mai visto manifestazioni planetarie, boicottaggi, bandiere bruciate, sportivi esclusi, diplomatici zittiti ecc. ecc. in nome del Chiapas.

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  6. Ogni manifestazione di sinistra è piena di bandiere del Chiapas, magari lei non ci fa caso, le saltano subito all’occhio le bandiere palestinesi e non guarda le altre. Alla prossima manifestazione che vede in tv guardi se vede bandiere come l’Union Jack con i colori italiani (uguali a quelli del Messico) o striscioni con scritto EZLN (acronimo di Esercido Zapatista de Liberaciòn Nacional), vedrà che ci sono.
    Poi torniamo alla questione di prima: quante volte ha sentito parlare in TV di Messico e Chiapas e di Isr e Pal? E’ la causa o l’effetto?

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      • Per forza girate in tondo. Tu usi il termine “sinistra” per identificare movimenti e persone che vi appartengono. Alex, invece, lo usa alternativamente in due accezioni: la stessa tua, e un’altra, secondo la quale sinistra vuol dire amore per i deboli e gli oppressi, per cui se uno è cattivo, tipo Stalin, allora per definizione non è di sinistra.
        Il fatto che le due accezioni vengano usate opportunisticamente, cioè a seconda del comodo di chi argomenta, non dimostra necessariamente carenza di buona fede. Può anche essere carenza di logica. Almeno una delle due carenze, però, sussiste.

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  7. Vedi “Il socialismo degli imbecilli.” In questo erudito e documentatissimo libro,
    edito da Bollati Boringhieri, Michele Battini ripercorre e, anzi, ricostruisce
    tutta la tradizione antigiudaica fino all’antisemitismo moderno,
    soffermandosi in particolare sul periodo successivo all’Illuminismo. La
    tesi dello storico, peraltro inoppugnabile, è che debba essere retrodatata
    la genesi dell’antisemitismo politico e sociale moderno: le sue prime
    espressioni si avvertono già all’inizio del XIX secolo e devono essere lette
    nel contesto della rivolta contro l’Illuminismo politico e i diritti di cittadinanza,

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    • Esattamente come ricorda lor nel testo, la rivoluzione francese riconosceva ogni diritto agli ebrei in quanto individui ma nessuno in quanto popolo: ossia per avere riconosciuti i più elementari diritti civili dovevano rinunciare ad essere ebrei, vale a dire la cancellazione del popolo ebraico, quella stessa che poi Hitler ha poi perseguito con altri mezzi.

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  8. ma corretta de che?
    Secondo erasmo sinistra= stalin, destra=hitler. Mi sembra un’analisi quanto meno semplicistica. Stalinismo e nazismo furono 2 dittature, 2 fenomeni tragici e irripetibili. Secondo erasmo tra lo stalinismo e la social-democrazia non c’è differenza, sono entrambi sinistra. Allo stesso modo tra la politica americana degli ultimi decenni e il nazismo non c’è differenza: sono entrambe destre. Mi sembra un’analisi da bambini, altro che corretta.

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      • Ma “comunismo”, M.me, non è affatto sinonimo di “sinistra”, cosa di cui – mi pare – si stava parlando. Il primo, come sostiene anche lei, dove ne è riuscita l’instaurazione è risultato una dittatura, com’era del resto per sua stessa definizione teoretica (la “dittatura del proletariato”). Sinistra invece non equivale affatto, almeno non necessariamente, ad un’idea di dittatura e, pur essendo termine piuttosto impalpabile, non assume pregiudizialmente in sè alcun connotato negativo. Tant’è vero, per citare due paesi all’avanguardia in tema di democrazia, che nulla si può obiettare a chi sostenga che Obama rappresenti la sinistra politica in USA o che il laburismo sia il partito di sinistra in GB. Lo stesso, naturalmente, dicasi per il termine destra, che non equivale certo a fascismo, né ad esaltazione dell’autocrazia in genere.

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  9. Secondo me Erasmo non fa questo paragone stretto.
    Ma ho poco tempo poichè era andata via la corrente e ora devo andare…
    Vi consiglio un film ” Prendimi l’anima” parla di una donna ebrea che secondo me andrebbe valorizzata. La fine è tragica. Una famiglia in una morsa tra Hitler e Stalin.

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  10. È la causa o l’effetto?
    Supponiamo che l’avversione verso gli ebrei, ovviamente solo in quanto simbolo di Israele, sia l’effetto di una “sovraesposizione mediatica” del conflitto, l’effetto di una cattiva informazione; come si spiegano le scorregge con cui viene investito chi porta prove della disinformazione? E i quotidiani responsabili della cattiva informazione sono a loro volta vittime delle grandi agenzie d’informazione? E se la lobby giudaico massonica che controlla economia e informazione mondiale sta facendo tutto questo, cosa avranno in mente quelli del Mossad?
    Perfidi e contorti.

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  11. OK. Quelli di sinistra sono antisemiti. Fanno finta di odiare fascismo e nazismo, in realtà sotto sotto sono ammiratori di Hitler perchè uccideva gli ebrei. Sul resto no, ma sulla politica razzista sono d’accordo con i nazisti. Le critiche ad Israele ci sono solo perchè è uno stato a maggioranza ebraica, e quindi visto che odiano gli ebrei in quanto razza odiano Israele. Bianco buono, negro buono, ebreo gattivo!!!per quelli di sinistra, infatti, gli ebrei sono una razza non un gruppo religioso, e in quanto tali vanno discriminati e odiati perchè hanno il naso grosso e il colore olivastro, poi sono usurai, ladri, si sposano tra loro, ecc. ecc.
    Va bene così?

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    • In effetti l’ultima persona che ho sentito parlare di “razza ebraica” è stato Alberto Asor Rosa, intellettuale di sinistra che più di sinistra di così si muore. E Rossana Rossanda, intellettuale di sinistra che più di sinistra di così si muore, lo ha difeso dalle critiche di quelli che non ritengono che l’ebraismo sia una razza. Vedi un po’ tu…

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  12. Se non odio puro c’è avversione (viscerale),si possono mettere sul tavolino tutte le ragioni del mondo a favore di Israele ma gli viene spontaneo e più comodo ignorare il tutto.Dai sinistroidi ho sentito delle cose contro tutti gli ebrei non fuori dal mondo….dalla galassia! Qualche esempio?….Roma : Guarda te sti ebbrei,se so presi er centro pe fasse er ghetto! (si sono presi il centro per costruirsi il ghetto),come se l’essere ghettizzati fosse una cosa volontaria ed ignorando il fatto che il ghetto sorge proprio li poichè in tempi andati li il Tevere esondava un giorno si e l’altro pure…bella zona di esilio eh?
    Il commercio a Roma è tutto in mano agli ebrei,dopotutto il Vaticano li appoggia da sempre! (!!!!!!!!!!!!!!!!!!)
    Sti stramaledetti,che se ne vadano a casa loro!(riferito agli ebrei romani)…..dopo due minuti….Israele è l’unico stato al mondo che ha visto modificarsi i confini più volte dagli anni 50 ad oggi,certo che quello che Hitler gli ha fatto lo stanno facendo passare ai palestinesi con la loro politica di espansione ed occupazione!
    Scritte sui muri tra svastiche e “Palestina libera” non fanno più testo,diventano notizia solo quando sono su una tomba o quando ci scappa un ferito.

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  13. OK. La prossima volta che sentirò di QUALCHE storico ebreo che nega l’esistenza del popolo ebraico, ne dedurrò che TUTTI gli ebrei la pensano così. Che cavolo, se lo dice un ebreo che più ebreo non si può!! Va bene questo modo di ragionare?

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      • Certo, Alex, spetta a M.me Barbarà il compito di decidere “chi abbia o non abbia il diritto di parlare in casa sua”. Sappia comunque Erasmo, per usare un termine a lui caro, è una sorta di reggicoda della titolare, anche nel senso che, se lei vuole obiettare qualcosa alla titolare, deve fare i conti con lui. Ma non si crei soverchi pregiudizi sul suo conto, in fin dei conti è un pasta d’uomo.
        Comunque, M.me, mi pare chiaro che Alex non voleva affatto negare ad Erasmo il diritto di intervenire, quanto piuttosto rimproverargli i suoi apprezzamenti personali, sempre fastitiosi e ingiustificabili in bocca a chi intenda confrontare correttamente le proprie idee con quelle degli altri, sempre puntualissimi in bocca ad Erasmo nelle polemiche in cui lui ama andarsi a ficcare. E la cosa denota scarsa disposizione al confronto delle idee e assai poca tolleranza, entrambe doti che, nei riguardi del razzismo, equivalgono all’aglio nei riguardi dei vampiri. O no?

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  14. E su questo non ci piove. Ma il tizio stava parlando con me, con un’arroganza del tutto fuori luogo. Non gli ho certo detto di non parlare, gli ho detto detto (spero abbia capito) di non rivolgersi a me con quel tono e quel sarcasmo di serie B. Io voglio solo discutere civilmente su un argomento che mi sta a cuore: la demonizzazione della sinistra. Ormai sembra che tutto ciò che non va nel mondo sia colpa della sinistra, il che è abbastanza ridicolo visto che l’ideologia dominante in occidente negli ultimi decenni è stata il liberismo\ neoliberismo.
    Forse sono stato maleducato, e me ne scuso, ma quando incontro persone arroganti sul web (che poi quasi sempre nella vita vera sono delle cakke) che si mettono in mezzo solo per provocre c’ho il vaffanc facile.

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    • Non si tratta di ciò che non va nel mondo, ma della posizione della sinistra italiana in merito ad Israele e agli ebrei. Mentre nazisti e fascisti non si sono preoccupati più di tanto di cercare nobili motivazioni per giustificare l’odio, a sinistra è un fiorire di gruppi che ammantano di buone intenzioni quello che è difficile non etichettare come antisemitismo. Naturalmente a sinistra non si è antisemiti ma antisionisti avendo ormai preso piede la convinzione (non so quanto in buona fede) che il sionismo sia una sorta di nazismo e che gli ebrei controllino economia e informazione. Ogni elemento che, a rigor di logica, potrebbe incrinare tale certezza viene semplicemente ignorato.
      Ciò che dice Leonardo è terribilmente vero. Lavoro in un settore che è praticamente monopolizzato dagli ebrei, la maggior parte dei miei clienti lo sono, e la giustificazione, quella vera e reale, viene ignorata pur essendo a disposizione di tutti. Agli ebrei dello Stato Pontificio era permesso fare solo alcuni lavori, uno di questi era il commercio di stracci ( stracci non abiti ), io credo che una persona in buona fede non possa che ritenere che il loro attuale successo nel commercio di prodotti tessili sia frutto di abilità viste anche le gravi limitazioni. Ovviamente l’opinione diffusa non è questa, e allora diventa inevitabile pensare che chi tira fuori panzane (non mi riferisco a te) come quelle che riporta Leonardo sia o antisemita o terribilmente deficitario in quanto a logica.

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      • Già, quella è la storia. Gli si dava diritto (temporaneo) di residenza in una città unicamente a condizione che aprissero un banco di prestito, cosa di cui c’era assoluto bisogno per far funzionare l’economia ma che ai cristiani era vietata, e poi li si accusava di essere degli usurai (con alcune doverose precisazioni: che il tasso di interesse veniva stabilito dal signore della città, e non dal prestatore; che raramente tale tasso superava il 12% annuo, ossia era non solo lontanissimo dai tassi praticati da coloro che oggi chiamiamo strozzini o usurai, ma addirittura inferiore a quello che mi preleva la mia banca se mi capita di andare in rosso; che in caso di mancata restituzione del prestito difficilmente i giudici davano ragione all’ebreo contro un cristiano). Avevano il divieto di acquistare beni immobili, e li si accusa avere interesse unicamente per i beni mobili, considerati per propria natura immorali. Venivano costretti alle residenze coatte, e li si accusava di non volersi mescolare. Venivano, come ricordi tu, obbligati a commerciare stracci, e li si accusa di avere arraffato il mercato tessile… E potremmo andare avanti fino a domani. I fatti? Meglio abolirli, se contrastano con le ideologie.
        (Ma tu perché hai fatto sparire il tuo blog lasciando solo quel povero gatto in pena?)

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    • Ho l’impressione che non ti sia molto chiara la differenza fra ironia e arroganza. Quella di Erasmo – non per prendere le sue difese, cosa di cui sicuramente non ha bisogno, ma solo per chiarire – io la chiamerei ironia. Mentre sarei abbastanza propensa a definire arroganza il rivolgersi a una persona dicendogli scusa ma tu che vuoi? Chi sei? Ci conosciamo? Sto parlando con la signora Barbara, perchè ti metti in mezzo?; sarei abbastanza propensa a definire arroganza, oltre che maleducazione, il provvedere a informare l’interlocutore che le persone come lui sono delle merde (che non puzzano di meno solo perché le chiami con due cappa). Se questo per te è discutere civilmente, credo che potremmo dare una cattedra di psicologia dei contatti umani a Jack lo squartatore, che come contattava lui non contattava nessuno.

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      • No no, M.me. Questa non la vende a nessuno: quella di Erasmo il Gattapelata vuole essere sempre e immancabilmente arroganza (quale ironia?!). Lui stesso, come ogni bravo arrogante, credo che nel suo intimo non ami che non si riconoscano le sue espressioni di arroganza.

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  15. Ironia? Il signore mi stava tranquillamente prendendo per il kulo. E’ il classico atteggiamento che un pedagogo o uno psichiatra riconoscerebbe all’istante. In base a che cosa ‘sto bollock si permette di prendere per il kulo una persona che non conosce in un blog non suo?
    Io non ho mai detto che E’ una kakka, o merda se + le aggrada, ho solo detto che spesso i troll ke si trovano sul web nella vita reale sono delle kakke. Se il signore si riconosce in questa definizione, o se lei ritiene che questo possa essere il caso del signore non sono fatti miei..
    A me va bene tutto, anche discutere aspramente, ma non mi faccio prendere per il kulo dal primo che passa.
    Arrivederci.

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