PER NON DIMENTICARE ITAMAR

Due anni fa, l’11 marzo 2011, andava in scena la mattanza della famiglia Fogel nel villaggio di Itamar. Per ricordarla propongo innanzitutto una rilettura di questo splendido articolo di Giulio Meotti, di qualche settimana fa.

La lezione morale da ricavare dal massacro della famiglia  Fogel è il silenzio

I due assassini erano entrati in casa mentre la famiglia dormiva. Hanno tagliato la gola al padre, poi hanno sparato alla madre e ai figli. Questo terribile destino è stato condiviso da due famiglie: i Clutter in Kansas nel 1959 e i Fogel a Itamar nel 2011.
Ma mentre la prima famiglia è stata immortalata dal capolavoro di Truman Capote “A sangue freddo”, i Fogel sono diventati invisibili.
È vero che in tanti, da tutta Israele – non solo dalla Samaria-  sono venuti due giorni fa a piangere quella famiglia meravigliosa, ma la lezione morale di quel massacro è il silenzio.
Nessuno in Occidente oggi conosce la storia dei Fogel di Itamar,  padre, madre e tre bambini massacrati una notte. I Fogels non si sono meritati un Truman Capote.
L’Occidente ha deciso che il terrorismo contro Israele è una violenza che non ha bisogno di essere mostrata, che non merita copertura mediatica. È successo a quella ventina di adolescenti fatti saltare in aria da un attentatore suicida davanti a una discoteca di Tel Aviv, a quei soldati che avevano  sbagliato strada e vennero linciati a Ramallah, al coraggioso rabbino che è morto nel tentativo di salvare i rotoli della Torah sulla tomba di Giuseppe, agli addetti alla sicurezza caduti in un’imboscata mentre cercavano di proteggere i fedeli che tornavano a casa dalla preghiera di Shabbat presso la Tomba dei Patriarchi a Hebron, alla maestra d’asilo uccisa quando il minibus è stato attaccato da uomini armati palestinesi.
Tutti questi morti ammazzati dai terroristi arabi sono le vittime di Israele “che domina un paese straniero”.
Prima di ogni altra cosa, la Shoah è stata un attacco ontologico contro il nome ebraico. Nel 1938, l’ufficiale nazista Hermann Göring ordinò che al nome sulla carta d’identità degli ebrei fosse aggiunto “Israele” per i maschi  e “Sarah” per le femmine.
Gli ebrei sono stati catturati a milioni e deportati in luoghi anonimi e lontani, privati di tutti i bagagli, lettere, fotografie e ricordi dei propri cari. Poi hanno separato madri, sorelle, figli, mogli. Tutti sono stati spogliati, i loro documenti, i loro nomi, sono stati gettati nel fuoco. Infine, sono stati spinti dentro a un corridoio dal soffitto basso e pesante. Per essere gassati come insetti.
La Shoah è stata il motore di sterminio di sei milioni di ebrei europei. Il terrorismo islamico e la negazione della Shoah, diffusi nel mondo a macchia d’olio dopo l’11 settembre del 2001, si nutrono dell’annullamento dell’ebreo in quanto vittima.  
L’Occidente sa che nel 1988 Tirza Porat è stata uccisa nei pressi di Elon Moreh? Tirza è stata la prima vittima civile israeliana a morire nella Prima Intifada ed era solo una scolara. La stampa occidentale l’aveva incolpata per non esser stata lontana “dagli irrequieti villaggi palestinesi”. Non una parola di condanna ai leader arabi per aver spinto pervicacemente bambini di 5 anni a unirsi a gruppi criminali che lanciavano pietre e bombe Molotov, ma hanno accusato Tirza per essersi offerta come vittima.
L’Occidente sa che nel 2001 Shalhevet Pas è stata colpita a morte da un cecchino arabo che aveva preso la mira dalla sua finestra a Hebron? L’Occidente sa che Hila, Hadar, Roni e Merav Hatuel sono stati massacrati con Tali, la loro mamma incinta, sulla strada che porta a Gush Katif? L’Occidente sa che Rachel Shabo di Itamar è stata assassinata con tre dei suoi figli, Avishai, Zvika, e Neria?
L’Occidente sa che Danielle Shefi di 5 anni è stata uccisa nel suo letto ad Adora, mentre la sua mamma  guardava con orrore il sangue della figlia che fuoriusciva attraverso le coperte?
Il Los Angeles Times ha scelto di pubblicare in una pagina interna le foto di Danielle con il suo orso Winnie the Pooh. Avrebbero dovuto essere in prima pagina. Questa bambina ebrea non era stata uccisa in un’azione militare. È stata uccisa da un arabo che, guardandola, le ha sparato in testa. Come i Clutter in Kansas.
L’Occidente sa che Yehuda Shoham è stato colpito alla testa da una pietra, mentre i suoi genitori stavano tornando a casa a Shiloh?
L’Occidente sa che Rami Haba, un bambino ebreo di 8 anni, è stato ucciso in una grotta nei pressi di Elon Moreh nel 1987? Una pietra insanguinata trovata accanto al corpo era stata usata per schiacciargli il cranio. Rami aveva grandi occhiali e un viso innocente.
L’Occidente sa che Shaked Avraham, un bambino di sette mesi di Negohot, è stato ucciso da un terrorista che aveva superato la recinzione del villaggio mentre i residenti stavano celebrando Rosh Hashana, il Capodanno ebraico? L’Occidente sa che Shaked aveva appena iniziato a muovere i suoi primi passi?
Il terrorismo è la perdita del volto umano, la distruzione della persona, la volontà di annientare l’umanità, la fine di un nome. La terribile “V” della vittoria del terrorismo è impressa nelle pieghe di queste anime israeliane. Se cerchi qualcosa rimasto di tuo figlio e lo trovi sotto la testa del terrorista suicida, che tipo di reazione può avere un fragile cuore umano?
Siamo in grado di toccare il martirio di Israele nelle case dei sopravvissuti. Un popolo invincibile confessa il suo smarrimento, mentre il mondo scava sempre più in profondità nelle sue ferite.
Quello che è successo in un piccolo villaggio come Itamar è stato certamente meno spettacolare rispetto alle tonnellate di metallo e cenere a Manhattan il 9/11. Io invece credo che l’orrore indicibile del 9/11 possa essere confrontato con la morte in solitudine dei tre piccoli Fogel. Questa settimana molti in Israele si ricorderanno  di quella famiglia, ma io provo solo tristezza. Non solo perché il male esiste. Non solo perché tre bambini a Itamar l’hanno incontrato a sangue freddo quella notte, ma anche perché il mondo ha assimilato la loro morte così facilmente. Perché è come se queste piccole vittime non siano realmente mai esistite.
Perché ogni volta che la morte ha bussato alla porta degli ebrei, il buco nero della perdizione  inghiotte un altro nome, senza lasciare alcuna traccia. Perché quando i nomi degli ebrei vengono dimenticati, ancora una volta, significa che il “mondo civilizzato” sta di nuovo rassegnandosi alla prospettiva di una nuova Shoah.
Mio fratello sa chi erano i Clutter. Ma non sa chi erano i Fogel. (Giulio Meotti, 20.02.13 Informazione corretta)

Il fratello di Giulio Meotti non sa chi erano i Fogel, e qualcuno – qualcuno uso a informarsi – quando ho parlato nel blog di questa carneficina ha scritto nei commenti: pensa che se non fossi passata dal tuo blog non ne avrei saputo niente. Perché le mattanze di ebrei non fanno notizia, e per questo non dobbiamo mai stancarci di darle noi, le notizie. Perciò vi invito a rileggere anche quanto ho postato in precedenza (e cliccate tutti i link). E aggiungo ancora una cosa. Nel cannocchiale, dove scrivevo prima, non ci sono le notifiche dei commenti, così quando sono andata alle vecchie cose per preparare questo post, ne ho trovato uno nuovo. Per la precisione, l’ho trovato al primo post, quello con le accorate parole che Gheula Canarutto, con infinito dolore e sconfinato amore, rivolge ai bambini che non ci sono più (“Buonanotte bimbi miei. Addio miei adorati. Continuate a portare alto l’onore del vostro popolo. Non gridate vendetta. Non maledite i nostri assassini”). Questo:

Hai davvero bisogno di uno psichiatra. Ma uno molto bravo.
Che cosa ti hanno fatto da piccola per ridurti ad una delirante bigotta guerrafondaia?
Talebsni, sionisti, crociati… tutti così convinti di detenere la verità assoluta e di essere enormemente superiori agli altri… pieni di odio verso chi ha una religione, una cultura, una coleore della pelle diverso. Capaci di motivare le vostre porcate, le voste diffamazioni ed i vostri massacri solamente dicendo che Dio vuole così.
Malati di mente, cancri dell’umanita, a qualunque etnia e religione apparteniate… guardatevi, e abbiate pena di voi stessi.

Ecco: chi piange una neonata ebrea sgozzata nella culla è uno psicopatico, un guerrafondaio, un cancro dell’umanità (ricorda qualcosa?). Non ho davvero parole per commentare l’odio assoluto che trabocca da queste frasi: lo stesso, identico odio assoluto che ha fabbricato Auschwitz. Per favore, non abbassiamo la guardia: il male assoluto esiste, ed è più forte che mai.

barbara

Una risposta

  1. L’ha ribloggato su Diemmee ha commentato:
    Ti chiedi se l’occidente lo sappia. Ritengo di no. Ma temo che se lo sapesse la questione non si sposterebbe di molto. Ci sono morti che contano e morti che non contano. Ma io spero che un giorno chi ama la morte possa non affondare più la sua furia distruttiva su chi invece vuole vivere. Che poi, l’optimum, sarebbe che i cultori di morte iniziassero una volta o l’altra ad amare la vita anche loro.

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    • E’ Giulio Meotti, autore di questo splendido articolo, che se lo chiede, ma ovviamente il discorso non cambia. Quanto al sapere, in parte effettivamente non si sa, perché chi gestisce l’informazione sceglie accuratamente cosa far sapere e che cosa no, però è anche vero che chi vuole sapere ci riesce. E poi ovviamente c’è chi sa, esattamente come si sapeva che cos’era a provocare quella orrida puzza intorno a certi campi laggiù a est, e gli andava bene così.

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      • Ambè, ma quello dei filopalestinesi è un riflesso condizionato, come quei bambini che appena arrivano ospiti attaccano a cantilenare all’infinito cazzoculofigamerda. Se non dichiari che la shoah è una bazzecola in confronto a quello che stanno passando loro, che li stanno sterminando dal primo all’ultimo ecc. ecc. immediatamente scatta il riflesso. Basti dire che arrivano ad accusare di essere esageratamente filoisraeliani obama e moni ovadia, e no digo altro, come dice l’amico Sagredo.

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  2. “Talebsni, sionisti, crociati… tutti così convinti di detenere la verità assoluta e di essere enormemente superiori agli altri… pieni di odio verso chi ha una religione, una cultura, una coleore della pelle diverso. Capaci di motivare le vostre porcate, le voste diffamazioni ed i vostri massacri solamente dicendo che Dio vuole così.
    Malati di mente, cancri dell’umanita, a qualunque etnia e religione apparteniate… guardatevi, e abbiate pena di voi stessi”

    sui talebani ha perfettamente ragione però

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    • Bimba, la signora si sta rivolgendo personalmente a me e a Gheula Canarutto autrice del pezzo: NOI siamo il cancro dell’umanità, NOI che piangiamo su una neonata di tre mesi sgozzata nella culla, siamo il cancro dell’umanità. E il fatto che ci accomuni ai talebani la dice tutta.

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  3. Io so dei Fogel solo perchè ho guardato le foto che ci sono a lato del blog e quel bel faccino innocente m’era piaciuto. Mi chiedo come si faccia anche solo a pensare di sgozzare una creatura simile, eppure…

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  4. Barbara, io non ti conosco ma..
    un commento come quello riportato a piè pagina andrebbe dritto in procura per istigazione all’odio razziale. Con annesso risarcimento e magari detenzione. Sia mai che una volta venduta la casa qualcuno cominci a farsi delle domande guardando le stelle dallo spiraglio sotto il ponte.. credo sia l’unico modo. Altre parti politiche e sociali lo usano molto bene questo strumento.
    Bisognerebbe impararlo.

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    • Sai, da sette anni giace – e direi che è proprio il verbo adatto – presso i carabinieri della mia città la denuncia che ho presentato per le minacce di morte, oltre a ricca messe di insulti, ricevute nel blog, con tanto di nome, cognome, indirizzo e foto del minacciante. Risultato? La denuncia giace, appunto. A suo tempo Magdi Allam, all’epoca vicedirettore del Corriere della Sera oltre che scrittore di successo, non il qualsiasi anonimo pincopallino che sono io, ha presentato carrettate di denunce per insulti, anche a carattere razziale, ricevuti in blog e forum. Risultato? Zero. Per poter far fruttare le denunce, anche per cose che riguardano la legge Mancino, bisogna essere le persone giuste dalla parte giusta. Noi, ahimè, non lo siamo.

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  5. Scrutando dentro il mio Lato Oscuro, temo che anch’io in guerra sarei capace di parecchie nefandezze. Tuttavia qualcuno mi dovrebbe spiegare come si può considerare un atto di guerra lo sgozzamento di una famiglia inerme, poi quale Dio (è mancanza di rispetto verso di te se lo scrivo per esteso? Fammi sapere, ndr) può sentirsi glorificato da quel sangue innocente? Certo noi abbiamo fatto le crociate però poi anche la convenzione di Ginevra, tutto ciò è insensato.
    Se loro amano la morte più della vita, gli auguro di non trovare abbastanza persone disposti ad accontentarli quando (non se) sarà il momento.

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    • Chi ha fabbricato una religione di morte, si è fabbricato anche una divinità che ama i sacrifici umani, meglio di tutto se sono bambini o addirittura neonati: tutto a propria misura. Lo facevano i nazisti, prendendo i bambini per i piedi e sfracellandogli la testa contro qualche muro o albero, lo facevano i kmer rossi di Pol Pot, lo fanno “loro”, come Samir Kuntar, liberato poi in cambio di Gilad e accolto come un eroe per avere sfracellato contro uno scoglio la testa di una bambina di quattro anni. Prima o poi la Storia presenterà il conto a tutti.

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  11. Io non ho idea di chi siano i Clutter, so bene chi erano i Fogel di Itamar. trovo assurdo che i pacifisti israeliani dicano che se la cercano quelli che muoiono in Giudea e Samaria, perché bisogna dare quelle regioni ai palestinesi, Poi, ovviamente costruire un alto muro perché restino lì. Anche nel caso che lo stato di palestina sia a macchia di leopardo.
    se trovo la chat la pubblico

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    • Se ricordi la vicenda, ricorderai proabilmente anche che l’immondo Giorgio Gomel ha sentito il bisogno di mettersi alla tastiera per dire che i superstiti della famiglia Fogel non meritavano solidarietà e non andavano considerati come fratelli perché erano coloni, e Moni Ovadia gli ha dato ragione. Quando poi a Roma hanno messo uno striscione con su scritto “tutti gli ebrei sono fratelli tranne Giorgio Gomel e Moni Ovadia”, Gomel si è rivolto al tribunale rabbinico frignando che gli altri ebrei cattivi cattivi gli avevano fatto la bua.

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