Le responsabilità sono tutte endogene e il compianto, in teoria, non avrebbe senso. In teoria. Perché poi ti confronti coi fatti, e il fatto è che la chiusura di un’antica e gloriosa orchestra sinfonica è qualcosa di straziante. Qualcosa che sa da “fine di tutto”, un mondo che crolla, qualcosa come La dernière classe, (qui in inglese per chi se la cava male col francese). Una sensazione di catastrofe totale. Ed è uno strazio che coinvolge anche chi ne è (o si illude di esserne ancora) estraneo.
barbara
Poiché possibili analogie con l’Italia vengono spontanee, ricordo che la RAI aveva 4 orchestre, a Torino, Milano, Roma e Napoli, e ne ha chiuse tre in tempi non di crisi, per potersi dedicare con pienezza di risorse alle assunzioni clientelari e ai giochi a premi taroccati.
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Opportuna puntualizzazione. Grazie.
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Grazie per aver postato questo video che attraverso le lacrime e la commozione di orchestra e coro riassume il dramma di un paese che per cultura non ci è tanto estraneo.
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E il dramma è, soprattutto, che a pagare – come sempre e come dappertutto – è chi non ha mai rubato, perché chi ha passato la vita a rubare, col provento dei furti si è pagato anche il traghetto verso la salvezza. Le lacrime della violinista e il crollo della corista danno la vera misura della sofferenza di chi, a un ideale – la musica in questo caso – ha dedicato la vita, e sta assistendo alla fine del proprio mondo.
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La mia impressione è che la medicina sia amara e inutile. Un’impressione che non ha nessun sostegno culturale, io non capisco un cazzo di economia e ci sono fior di esperti che ci stanno dimostrando che con le loro ricette tutto va a gonfie vele, l’economia galoppa e il gettito per pagare i debiti è in continuo aumento.
A questo aggiungerei che, ma io sono un romantico cazzone, ho dispiacere in modo particolare per la sorte di un popolo verso cui nutro enorme gratitudine.
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Anch’io non sono né esperta, né informata. Certo è che quando a venire penalizzate sono l’arte e la cultura, l’ingiustizia appare doppia.
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