TU CHIAMALO SE VUOI EFFETTO CALDEROLI

Partiamo dal prima. Prima c’era una signora, immigrata clandestina, diventata ministro per non si sa quali meriti, sostenitrice della poligamia (aiuta a socializzare, sic), promotrice di quella cosa delirante, che non esiste quasi in nessuna parte del mondo, che sarebbe lo ius soli, antipatica a molti, un po’ per le ragioni suddette, un po’ per episodi come quello dell’arrivo a Milano con tre auto di scorta, contromano e con sirene e paletta, un po’ per quell’espressione da oca giuliva che si porta sempre addosso.
cecile-kyenge
Prima. Poi arriva un essere approssimativamente umano,
Calderoli
con un alto ruolo istituzionale, che dichiara pubblicamente che la signora in questione gli sembra un orango. (Qualcuno ha detto che qualunque cosa uno insegni, finisce sempre per insegnare se stesso – il che spiegherebbe perché certi insegnanti abbiano così poco da insegnare. Ma forse questa proprietà proiettiva si potrebbe applicare anche in altri campi, cosicché si potrebbe dire che qualunque cosa uno guardi, finisce sempre per vedere se stesso). Ecco, con qualunque insulto un po’ meno pesante, un po’ meno volgare, un po’ meno disumano,  uno potrebbe anche smarcarsi, trovare che la cosa non lo riguarda e proseguire per la sua strada. Ma quando si toccano i vertici toccati dal signor Calderoli, credo che nessuno abbia il diritto – anzi, neppure la possibilità – di sentirsi e dichiararsi estraneo. Ed è qui che arriva l’effetto Calderoli: tutte le sacrosante critiche che alla signora avremmo, legittimamente, da rivolgere, chi avrà più il coraggio di farle, sapendo che qualunque critica potrebbe essere considerata come un attenuare, uno sminuire, un relativizzare, un giustificare l’oscena uscita di quell’individuo? Un saggio proverbio veneto dice che quando la merda monta in scranno, o puzza o fa danno. Poi ogni tanto capita qualche individuo particolarmente dotato che riesce a fare entrambe le cose in una botta sola.

barbara

Una risposta

    • Sai, il problema non sarebbe neanche tanto questo: il problema è che di cariche istituzionali ricoperte e posti in parlamento occupati da gente che dovrebbe stare in galera o a pulire latrine ne abbiamo a vagonate. Non ci fossero quelli – e le condizioni che hanno permesso a quelli di stare dove stanno – un “problema-Calderoli” non si presenterebbe neppure. Lui è la (una) febbre, ma non è lui la malattia.

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  1. Certo che un’uscita del genere fa più male che bene non tanto al personaggio quanto alle idee che si potevano contrapporre al neo ministro. Però è inutile scandalizzarsi: senza problemi si da del caimano, della pitonessa del nano a destra e a manca e non se ne accorge nessuno. anzi, si ottiene plauso.

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    • Infatti io mi incazzo da bestia quando Berlusconi viene chiamato nano, primo perché essere un tappo non è una sua scelta, esattamente come non è una scelta della Kyenge essere nera ed essere nata in Africa, e di conseguenza è un insulto volgare e gratuito, secondo perché dà l’impressione che oltre alle caratteristiche fisiche non ci sia niente altro da criticare. Credo che a inaugurare il filone sia stato Forattini con le sue caricature: Andreotti con la gobba e orecchie gigantesche, Craxi peloso come uno scimmione, Spadolini con montagne di ciccia e pisello grande come un mignolo… Mi sembra che sia stato proprio da lì che è partito l’andazzo del sostituire la critica alle azioni con lo sbeffeggio dell’aspetto fisico. E il passo dal tratto di matita all’insulto è stato davvero breve.

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  2. Sebbene io non abbia maturato, almeno non ancora, le stesse posizioni critiche nei confronti della Kyenge, condivido in pieno il senso del post: gli apprezzamenti beceramente razzisti e le ingiurie (almeno quelle del tipo calderolico) nei confronti di un poltico – che in quanto tale dovrebbe sentire costantemente il fiato del controllo dell’opinione pubblica sul suo collo – diventa per quest’ultimo una sorta di medaglia al petto che quasi lo autorizza a ritenersi sempre e comunque dalla parte della ragione. Non trova però che questo valga sempre, in ogni campo e in tutte le situazioni di confronto delle opinioni?

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    • Se si tratta di opinioni (“secondo me Guernica è un capolavoro” – “no, secondo me fa schifo”) indubbiamente. Se alle opinioni sono mischiate falsificazioni o manipolazioni dei fatti, il discorso cambia. Se poi si ha a che fare con un soggetto che commenta nei blog con un ridicolo indirizzo email mal fabbricato, la cosa cambia ancora di più.

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      • Bravissima: sono contenta che tu abbia fatto il punto ( non mi sembra la prima volta, ma repetita iuvant, laddove abbondano le teste toste ) sull’indecenza e inammissibilità dell’insulto gratuito, leggi “lo sbeffeggio dell’aspetto fisico”.
        E’ una semplice questione di senso civico: ma quanto ce ne resta, ormai? 😦
        E così si è costretti a tacere, quando si vorrebbero condividere certe critiche, per non essere tacciati di razzismo e peggio..

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        • Il dramma è che insulto e sbeffeggio hanno così totalmente preso il posto del ragionamento e della critica, che se ti azzardi a ribellarti quando senti dire “il nano” per Berlusconi, ti senti rispondere: “Ah, tu lo difendi?!” Hanno finito per rendere impossibile ogni critica seria. Facendo, in definitiva, il gioco dei peggiori delinquenti che abbiamo in Parlamento e dintorni.

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      • Ne ricavo che, secondo lei, esistono soggetti che pregiudizialmente non vanno necessariamente rispettati. Basta liquidare le loro opinioni, a prescindere da quali siano, come fondate su “falsificazioni o manipolazioni dei fatti”. Io però fatico un po’ ad essere d’accordo, soprattutto perché in genere giudico le opinini che non condivido come fondate, a mio parere ovviamente, proprio su un’impostazione e/o un’interpretazione sbagliate dei fatti. E queste, il più delle volte, non risultano affatto dolose (il che in effetti giustificherebbe un pregiudizio grave). Motivo per cui cerco di rispettare e il più delle volte rispetto comunque chi la pensa diversamente da me: se sapessi che tutti coloro che esprimono giudizi diversi od opposti ai miei sono in mala fede, avrei invece una buona ragione, in effetti, per non discutere con nessuno di loro.
        Ma non sarà mica questo il suo caso, M.me.

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  3. No, saro’ un po’ tardo, ma con me non si e’ spiegata proprio. Abbia pazienza, provi a spiegarmi meglio. Ad esempio, vuole dire che qui tutti quelli che intervengono le lasciano un indirizzo e.mail autentico? Personalmente ne faccio un uso molto piu’ riservato. Lei no? E se ne posto uno inventato e’solo perche’ altrmenti il commento non passa, non certo per mancanza di rispetto.

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        • Sì, esattamente così (e a quanto pare non ha neppure ancora scoperto che se decido di bannarlo, posso farlo con qualunque belin di indirizzo mi metta. E neanche che si possono avere due indirizzi autentici, di cui uno da usare in privato e uno da usare in pubblico, come fanno TUTTI i miei commentatori che, se scrivo loro a quell’indirizzo, mi rispondono. Ma è troppo scemo per arrivarci da solo).
          PS: topo, risparmiati di rispondere, perché il gioco è finito, sei troppo noioso perché si abbia voglia di continuarlo.

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        • Forse, M.me, non è chiara a lei una cosa: io non intendo minimamente fornirle un (qualunque) mio indirizzo e.mail, riservato, segreto, anonimo o quel che preferisce (chissà, magari la cosa, se non a lei, piacerebbe molto al suo cicisbeo sempre pronto a intrufolarsi e a metter becco). Quello falso serve solo per farle pervenire il commento e lo so benissimo che poi sta a lei pubblicarlo o meno.
          Oltretutto, non ritengo che fornirle un indirizzo autentico, ma segreto e anonimo (tipo: topganz@gmail.com, se esistesse) sarebbe più leale del non fornigliene affatto. Eppoi: cosa ci dovremmo mai dire per e.mail che non possiamo e non dobbiamo dirci nei blog? Io non ho minimamente idea. E lei?

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        • No sorcio, sei tu che come al solito non hai capito un cazzo, e oltretutto continui a cambiare discorso perché non sei mai capace di portare avanti quelli che cominci. E adesso basta davvero, la mia pazienza è finita.

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  4. Io lascio la mia mail personale. Perchè non ho nulla da nascondere, tanto meno le mie idee. E ho voglia da imparare da una persona intelligente come Barbara che magari ha idee diverse dalle mie, ma la garra di esprimerle

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