Venezia: bimbo costretto a vedere il padre presunto pedofilo
Scritto da: Renato Marino – giovedì 25 luglio 2013
Querela per una psicologa e un’assistente sociale.
Un bambino costretto a vedere il padre presunto pedofilo. È quanto denuncia l’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena che ha querelato una psicologa e un’assistente sociale di un consultorio dell’Alta Padovana, facente capo all’Ulss numero 15.
Il legale spiega:
«Il figlio della mia assistita viene costretto dai servizi ad incontrare il padre, dopo che l’uomo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali. L’uomo aveva molestato anche la sorellina. Nel 2007 la donna sospetta che il compagno molesti la figlia e quest’ultima, interrogata nel Tribunale di Padova, racconta di come sia stata obbligata dall’uomo a vedere film pornografici, a denudarsi davanti a lui e di come questo adulto la ritenga “l’unica donna della sua vita”, invitandola poi, compiuti i quattordici anni, a vivere insieme per essere una famiglia. Il fratello più piccolo, nel frattempo, viene obbligato a chiamare “mamma” la sorella e a subire i primi abusi. Il bimbo già all’epoca comincia a dare i primi segni di insofferenza. Il suo comportamento cambia ogni volta che incontra il padre che, nel frattempo, non abita più con loro. Anche il bambino viene ascoltato dal Giudice e nel 2012, l’uomo viene rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale sul proprio figlio.
Ma nonostante tutto questo:
«il Tribunale per i Minori di Venezia obbliga il piccolo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali. Il bambino non approva la scelta e manifesta più volte il suo dissenso, anche davanti agli stessi operatori. Nel giugno scorso i Servizi sociali vengono invitati a presentare una relazione al Tribunale per i Minori di Venezia. La donna si sente “accusare” dagli operatori del Servizio di manipolare il figlio a suo favore. Tutte queste accuse non solo non sono supportate da documenti, da testimonianze, ma denotano come ci sia stato un vero e proprio accanimento contro la donna, che io ritengo ingiustificato. Se il figlio non incontra il padre, è stato detto alla madre, l’alternativa è l’allontanamento».
L’azione legale dalla mamma del bambino contro la psicologa e l’assistente sociale, per estrometterle dal caso, è scattata a fine giugno. Gli abusi sarebbero avvenuti quando il figlio della donna aveva 3 anni e la figlia 11. (qui)
Della vicenda avevo già parlato qui, questo ne è l’aggiornamento. Servono commenti? Poi magari aggiungiamo la graziosa sentenza che, proprio in questi giorni, ha stabilito che i membri di un branco che commettono uno stupro di gruppo non devono andare in galera, e aggiungiamoci anche questi altri di cui ho parlato qualche giorno fa. Poi qualcuno ha anche il coraggio di gridare alla barbarie se alla fine uno decide di farsi giustizia da sé.
barbara