invece di calarsi le braghe di fronte a loro. E li andava a stanare uno per uno, invece di stringergli la mano. E i suoi ostaggi se li andava a liberare, invece che scambiarli con gli assassini dei propri figli.
4 luglio 1976, operazione Entebbe.
L’illusione della pace ha annebbiato la mente di gran parte dei politici (e dei militari), ma ora tutti i Paesi circostanti sono impegnati nelle loro rispettive guerre civili e quindi si spera che ci sia un po’ di tregua. Di quel tipo, però, che non offusca troppo lo spirito d’allerta…
Io non riesco più a riconoscere nell’odierna Israele quel paese eroico che non si faceva ricattare e che non scendeva a compromessi inaccettabili. Io capisco il desiderio di pace, capisco che 65 anni di guerra possano stancare (vecchia tattica far stancare l’avversario!), ma non capisco questo cambio proprio di fisionomia che così pesantemente mette a repentaglio la vita degli israeliani e degli ebrei in tutto il mondo.
Ogni volta che Israele chiede ai suoi cittadini dei “sacrifici per la pace”, il tutto si risolve in un bagno di sangue per gli israeliani e ovviamente di pace neanche l’ombra: ora, il mondo potrà essere cieco e disinformato e non sapere di chi stiamo parlando, ma Israele i propri nemici li conosce bene, e allora?
Purtroppo quella del cedere ai ricatti è una strada a senso unico: se per avere indietro mio figlio sono stati liberati terroristi, nel momento in cui il figlio in mano loro è il tuo tu non sei più disposta a permettere che venga sacrificato in nome della fermezza. Teoricamente diversa dovrebbe essere la faccenda dei “sacrifici” per la pace”, dopo avere ripetutamente constatato che questi regolarmente, senza eccezioni, portano sempre e solo bagni di sangue, ma qui ad entrare in gioco è la cosiddetta comunità internazionale: se ci hai provato una volta, due volte, dieci volte, perché non provarci per l’undicesima? E le pressioni e i ricatti sono di tale portata che difficilmente uno stato – per di più isolato – può permettersi di resistere.
La reazione dei soliti noti all’impresa di Entebbe fu: Israele ha violato il diritto internazionale, stracciamoci le vesti.
Poco dopo, a Hollywwod fu fatto un film sulla vicenda. Il cinema Barberini di Roma, che lo proiettava, fu dato alle fiamme (per fortuna, nottetempo).
Esattamente quello che ha detto il sorcio (se clicchi il link al mio post lo puoi vedere) quando ho fatto il post.
(Vado, ci si rivede fra qualche giorno)
“Beato il paese che non ha bisogno di eroi…” però quando serve è meglio che ci siano.
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Infatti.
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E per esserci probabilmente ci sarebbero anche adesso, solo che il loro governo gli ordina di stare a cuccia.
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L’illusione della pace ha annebbiato la mente di gran parte dei politici (e dei militari), ma ora tutti i Paesi circostanti sono impegnati nelle loro rispettive guerre civili e quindi si spera che ci sia un po’ di tregua. Di quel tipo, però, che non offusca troppo lo spirito d’allerta…
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Per quanto impegnati nei loro casini, quando si mette male la tattica del nemico comune funziona sempre.
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Io non riesco più a riconoscere nell’odierna Israele quel paese eroico che non si faceva ricattare e che non scendeva a compromessi inaccettabili. Io capisco il desiderio di pace, capisco che 65 anni di guerra possano stancare (vecchia tattica far stancare l’avversario!), ma non capisco questo cambio proprio di fisionomia che così pesantemente mette a repentaglio la vita degli israeliani e degli ebrei in tutto il mondo.
Ogni volta che Israele chiede ai suoi cittadini dei “sacrifici per la pace”, il tutto si risolve in un bagno di sangue per gli israeliani e ovviamente di pace neanche l’ombra: ora, il mondo potrà essere cieco e disinformato e non sapere di chi stiamo parlando, ma Israele i propri nemici li conosce bene, e allora?
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Purtroppo quella del cedere ai ricatti è una strada a senso unico: se per avere indietro mio figlio sono stati liberati terroristi, nel momento in cui il figlio in mano loro è il tuo tu non sei più disposta a permettere che venga sacrificato in nome della fermezza. Teoricamente diversa dovrebbe essere la faccenda dei “sacrifici” per la pace”, dopo avere ripetutamente constatato che questi regolarmente, senza eccezioni, portano sempre e solo bagni di sangue, ma qui ad entrare in gioco è la cosiddetta comunità internazionale: se ci hai provato una volta, due volte, dieci volte, perché non provarci per l’undicesima? E le pressioni e i ricatti sono di tale portata che difficilmente uno stato – per di più isolato – può permettersi di resistere.
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La reazione dei soliti noti all’impresa di Entebbe fu: Israele ha violato il diritto internazionale, stracciamoci le vesti.
Poco dopo, a Hollywwod fu fatto un film sulla vicenda. Il cinema Barberini di Roma, che lo proiettava, fu dato alle fiamme (per fortuna, nottetempo).
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Esattamente quello che ha detto il sorcio (se clicchi il link al mio post lo puoi vedere) quando ho fatto il post.
(Vado, ci si rivede fra qualche giorno)
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Devo rettificare. L’incendio fu precedente all’impresa di Entebbe.
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