HALABJA, I SOPRAVVISSUTI CHIEDONO GIUSTIZIA

Iraq: i curdi di Halabja chiedono giustizia in Francia
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Venti sopravvissuti del massacro con armi chimiche del villaggio iracheno di Halabja, commesso nel 1988 dal regime di Saddam Hussein, hanno chiesto lunedì [10 giugno] a Parigi un’inchiesta giudiziaria contro i fornitori francesi.
I sopravvissuti affermano che i dirigenti di queste società, che non sono identificati dalla denuncia, erano al corrente della possibilità che i materiali inviati al dittatore iracheno venissero utilizzati nella progettazione di armi chimiche.
La strage di Halabja, un villaggio curdo nel nord dell’Iraq, ha provocato circa 5000 vittime ed è il peggior attacco mai perpetrato contro la popolazione civile con armi chimiche.
L’avvocato che rappresenta il gruppo di curdi, Gavriel Mairone, ha sottolineato che i superstiti hanno tuttora problemi di salute. I denuncianti richiedono che le aziende che hanno fornito le attrezzature riconoscano la loro responsabilità.
Le vittime richiedono in particolare il ricovero in una clinica e cure mediche specialistiche, ha detto il signor Mairone.
L’avvocato spera che il Commissario inquirente acconsentirà ad avviare un’indagine, che potrebbe permettere l’acquisizione di ulteriori dettagli. A questo potrebbero aggiungersi altri casi, in particolare in Germania, negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi.
L’avvocato ha sottolineato che ci sono voluti circa 25 anni per raccogliere nel dossier le prove necessarie, a causa, tra l’altro, del caos seguito alla caduta del regime di Saddam Hussein in Iraq. (qui, traduzione mia)

E chissà se un giorno qualcuno arriverà a chiedere conto alla Russia per il sarin fornito ad Assad.

barbara

QUESTA SÌ CHE È COERENZA!

Da un servizio sull’Egitto pubblicato a fine agosto sull’Espresso.

Il volto di questa mini rivoluzione è Dina Zacaria, una specie di Daniela Santanchè egiziana in versione giovane e velata, presenza costante sui grandi network televisivi e difensore a spada tratta di ogni decisione presa dal suo partito. «Non ci sono differenze tra uomini e donne per i Fratelli [musulmani, ndb]» tuona al telefono, dopo avere spiegato che con l’aria che tira incontrarsi di persona non è saggio e che il marito non le darebbe mai il permesso di uscire.

Come direbbe l’amico GFS, “e no digo altro”.

barbara