16 OTTOBRE, 70 ANNI FA

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L’ho già ricordato, gli anni scorsi, qui, qui e qui. Oggi lo voglio ricordare con un articolo dell’anno scorso.

Il rastrellamento del 16 ottobre, la codardia dietro a tanto orrore

Come ricordare, a 69 anni di distanza, la deportazione di oltre mille romani. La Provincia consegnerà i documenti ritrovati sugli oltre 350 bambini ebrei romani deportati

di Paolo Fallai

Roma – Non ci sarà quest’anno Shlomo Venezia e sono ormai dodici anni da quando ha chiuso gli occhi Settimia Spizzichino, l’unica donna sopravvissuta al rastrellamento dei nazisti al Ghetto di Roma: il 16 ottobre 1943, una delle pagine più vergognose nella storia della nostra città, perde i testimoni, ma non smette di sanguinare. È una ferita che va oltre l’orrore per gli oltre mille deportati nei campi di concentramento: solo 16 tornarono a casa. E tra loro neanche uno dei duecento bambini strappati al loro futuro. Quel sabato «nero» ha superato il senso umano del limite fin nelle premesse: il ricatto di Kappler che costrinse le famiglie ebree a raccogliere 50 chili d’oro con la promessa di una salvezza che non fu mai nemmeno una ipotesi.
La collaborazione infame dei fascisti romani alla deportazione. Le ignobili delazioni, per cinquemila lire, che portarono i carnefici ad allungare la lista dei condannati. Il silenzio e la viltà di tutti quelli che rimasero a guardare, sapendo fin troppo bene cosa stava succedendo. Come ha scritto su queste colonne Mario Marazziti «l’ampiezza e la scientificità della deportazione degli ebrei romani, come nel resto d’ Italia, non sarebbe stata possibile senza il censimento nazionale degli ebrei disposto dal fascismo nel 1938 e senza le leggi razziali».
Questa è la vergogna che ci portiamo ancora sulla pelle, e che abbiamo il dovere morale di ricordare, a sessantanove anni di distanza. Con un peso così ingombrante anche il «come» diventa importante: la sera del 16 ottobre ci sarà la Fiaccolata organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Alle 11 presso il Palazzo della Cultura, (via del Portico d’Ottavia 5) per iniziativa della Provincia avverrà la consegna alla comunità ebraica dei documenti ritrovati sugli oltre trecentocinquanta bambini ebrei romani deportati dai nazisti tra il 16 ottobre 1943 e la primavera del 1944, conservati presso gli archivi dell’International Tracing Service di Bad Arolsen (Germania).

(Fonte: Corriere della Sera, 14 Ottobre 2012, qui)

15.10.13
Immagine presa ieri sera al termine della marcia silenziosa durante la quale sono stati letti i nomi dei deportati: 1024+1: l’ultimo, partorito da Marcella Perugia il 17 ottobre, durante la detenzione al Collegio Militare, è rimasto senza nome.

barbara

AGGIORNAMENTO: se vi annoverate fra gli amanti delle scienze esatte, apprezzerete sicuramente questo commento di un illustre matematico che dottamente ci spiega che l’esistenza delle camere a gas è una questione di opinione, dal momento che tutto ciò che abbiamo in mano è quanto ci è stato fornito dal ministero della propaganda alleato.