Ci sono due modi per rompere un piatto:
Io vengo dal sottoproletariato urbano; sono nata da genitori semianalfabeti in una stanza in subaffitto con un cesso in comune con altre tredici persone (e ci sono rimasta fino a otto anni), libri e giornali niente, dimestichezza con le posate poca. E non possiedo diamanti. Io i piatti li rompo con primo sistema; chi non gradisce, la porta sa dove trovarla.
NOTA: entrambi i filmati precedenti sono stati cancellati; per il primo ho trovato solo questa versione in tedesco, che tuttavia non compromette la comprensione.
barbara
ilblogdibarbara 
spettacolare!! ma come ti è venuta in mente l’idea di scrivere un post su come si rompono i piatti…mi affascinano un sacco questi anfratti della mente dove si nascondo idee così geniali…
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No, i piatti sono un’esemplificazione. Sai com’è, hai un’idea che ti gira per la testa, decidi di esporla e poi ti viene in mente che l’ha già fatto qualcun altro molto meglio di come potresti mai fare tu. Così sono andata a cercare questi due spezzoni che rendono egregiamente l’idea che avevo in testa.
Grazie per l’apprezzamento.
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è stato un piacere…e occhio che i piatti costano…
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Quelli di porcellana sì. Quelli metaforici no, e in più danno una soddisfazione, ma una soddisfazione…
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ah ah ah!!
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Beh, qualcuno deve avertele fatto girare di brutto!
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Ma anche così in generale, non sono una grande estimatrice di quella forma di ipocrisia che chiamano diplomazia.
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Giusto: pane al pane e.. cancherone al cancherone! 😉
Scherzi a parte, la scena dei piatti qui sopra è una di quelle che più mi hanno fatto godere nella storia del cinema: grandiosa è dir poco.. 😀
La diplomazia.. dicono sia un male necessario, ma sinceramente, considerando i risultati in tanti casi recenti, mi sembra solo un male, e anche inutile. Punto.
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La scena dei piatti è davvero una Grande Pagina del nostro cinema. Quanto alla diplomazia, è un male necessario e utile a chi la pratica. E a nessun altro al mondo.
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