INNOCENTE

Nota dell’autore

Mentre sfogliavo il “New York Times” due giorni dopo i funerali di Ron Williamson, mi cadde l’occhio su un articolo dedicato alla sua vicenda. Mi colpì il titolo: Muore a 51 anni Ronald Williamson, ingiustamente condannato a morte, e lo lessi. Era di Jim Dwyer e mostrava una foto di Ron in aula il giorno del proscioglimento, con l’espressione a metà fra l’incredulo e il sollevato.
Non avevo mai sentito parlare né di lui né di Dennis Fritz. Rilessi l’articolo una seconda volta. Neppure al massimo della mia creatività sarei riuscito a concepire una storia così complessa e articolata come quella realmente vissuta da Ron. E non sapevo ancora tutto! Contattai le sorelle di Ron, Annette e Renee, e decisi di scrivere un libro sulla vicenda.
Non avevo mai preso seriamente in considerazione l’idea di scrivere non fiction – mi diverto troppo a costruire romanzi – e non sapevo a che cosa sarei andato incontro. Per condurre le ricerche e scrivere il libro ho impiegato diciotto mesi. Sono andato a Ada diverse volte – nel palazzo di giustizia, nel carcere e in diversi locali -, ho visitato la vecchia e la nuova sede del braccio della morte del McAlester, sono stato due ore a parlare di baseball con Murl Bowen ad Asher, mi sono recato negli uffici di Innocence Project a New York, ho pranzato con il giudice Frank Seay in un ristorante di Seminole, ho fatto il giro dello Yankee Stadium, ho incontrato Tommy Ward nel carcere di Lexington e a Norman, dove facevo base, ho discusso per ore con Mark Barrett. Ho incontrato anche Dennis Fritz a Kansas City, Annette e Renee a Tulsa e, quando sono riuscito a convincere Greg Wilhoit a raggiungermi in Oklahoma dalla California, mi sono fatto accompagnare da lui al Big Mac, dove Greg ha rivisto la sua vecchia cella per la prima volta dopo quindici anni.
A ogni incontro la storia prendeva una piega diversa. Avrei potuto scrivere un libro di cinquemila pagine. Questa avventura mi ha fatto scoprire il mondo degli errori giudiziari, cui non avevo mai prestato troppa attenzione, neppure quando facevo l’avvocato. Vicende di questo genere non sono prerogativa dell’Oklahoma, tutt’altro. Ne avvengono ogni mese in tutti gli Stati del Nordamerica, per motivi sempre diversi e al tempo stesso sempre uguali: indagini approssimative, analisi che hanno poco di scientifico, identificazioni fallaci, difensori incapaci e pubblici ministeri troppo pigri o troppo arroganti.

E tu apri il libro, ed entri in un incubo. Un incubo fatto di confessioni estorte con ogni sorta di violenza da inquirenti che hanno bisogno di un assassino da dare in pasto alla pubblica opinione, prove manomesse od occultate, impronte e reperti biologici controllati a tutti gli uomini che avessero avuto a che fare, direttamente o indirettamente, con la vittima – tranne che a quello di cui lei aveva confidato di avere paura e che quella sera era stato visto importunarla e litigare con lei -, testimoni comprati, legalità violata, abusi a non finire, diritti negati… e alla fine del tunnel c’è la cella per l’iniezione letale. E in questo tritacarne sono molti ad essere scaraventati, e a uscirne stritolati, ridotti a rottami umani, anche quando finalmente spunta qualcuno che crede all’innocenza del condannato e si prende a cuore la sua vicenda.
Chi mi conosce lo sa: considero la pena di morte la cosa più obbrobriosa, infame, degradante che una società sedicente civile possa produrre. La considero tale, senza giustificazioni né attenuanti, anche quando la colpevolezza è assolutamente certa, il crimine particolarmente efferato, il reo profondamente ripugnante, la possibilità di recupero totalmente inesistente. Ma se la denuncia dei frequentissimi casi di errori giudiziari – o, come nel caso in questione, qualcosa di ben peggiore di un errore – può servire a smuovere qualche coscienza non ancora del tutto atrofizzata, ben vengano queste denunce.

John Grisham, Innocente, Oscar Mondadori
Innocente

barbara

Una risposta

    • Ha almeno una cosa in comune con gli interrogatori delle “streghe” ai tempi dell’inquisizione: ti piantano un chiodo nel fianco, e se lanci l’urlo disumano che è normale lanciare in simili condizioni, è chiaro che l’urlo non è umano e che è la voce di Satana; se riesci a resistere e a non urlare è perché è Satana che te ne dà la forza. Se confessi è la prova che sei colpevole, se neghi è la prova che sei colpevole, se denunci qualcun altro è la prova che sei colpevole, se ti rifiuti di denunciare qualche innocente è la prova che sei colpevole… Incubo è l’unica definizione adatta.

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    • Ero piccola ma ero nata. Eichmann è un caso unico nella storia. Tanto è vero che in Israele, dove non c’era la pena di morte, dopo la sua cattura si è riunito il parlamento apposta per introdurla appositamente per lui, e dopo di lui non è stata eseguita mai più. In un altro caso, con il “boia di Treblinka” era stata pronunciata, ma sono sorti dubbi – non so se autentici o strumentali – sulla sua effettiva identità, e la condanna non è stata eseguita. Non credo si possa paragonare un crimine, o anche una serie di crimini, per quanto efferati, con la lucida programmazione di un genocidio e la sua messa in atto su milioni di persone.
      E dunque no, nel caso di Eichmann – anche se non del tutto serenamente – non sarei stata contraria.

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      • E gli hanno fatto pure un favore. Che gli hanno fatto? L’hanno fritto? O forse un bel cocktail EV di morfina e benzodiazepine a breve emivita? Fosse stato per me: ergastolo in isolamento totale a pane e acqua inquinata da salmonella e enterobatteri.

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        • Vero che per certi soggetti condannarli a una morte rapida è un regalo, però nel suo caso va anche tenuto conto della possibilità di azioni per liberarlo: non dimenticare che tra Egitto e Siria era pieno di ufficiali nazisti in piena attività.

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      • Io la penso in maniera un po’ diversa.
        Ovvero, per chi ha subito quello che hanno patito gli ebrei tedeschi(e non solo) durante la seconda guerra mondiale, il desiderio di vendetta è umanamente comprensibile(sarebbe normale provarlo anche per molto meno!), ma la giustizia dovrebbe basarsi su principi un po’ diversi dalla vendetta(uguaglianza di fronte alla legge, diritto di essere giudicati da un tribunale indipendente e imparziale, ecc..) che mi pare evidente non siano stati affatto rispettati nel caso di Eichmann.
        Quindi comprensibilissima la volontà di vendetta del popolo israeliano, ma secondo me uno stato veramente giusto, dovrebbe perseguire la giustizia senza farsi influenzare troppo dalle pulsioni popolari. E istituire la pena di morte appositamente per Eichmann, è giustizia sommaria!

        Comunque il mio non vuole essere un discorso anti-israeliano, episodi simili(in cui la giustizia penale si fa influenzare dalla volontà popolare di vendetta) avvengono ancora oggi in mezzo mondo, anche in circostanze molto meno gravi ed eccezionali

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        • Che cosa ti fa supporre che nel condurre la vicenda Eichmann sia entrato in gioco il desiderio di vendetta?
          Che cosa ti fa supporre che nelle decisioni del governo israeliano siano entrate in gioco le “pulsioni popolari”?
          Che cosa ti fa supporre che il tribunale che ha giudicato Eichmann non sia stato indipendente e imparziale?
          Sei sicuro di sapere che cosa significa “giustizia sommaria”?

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        • Innanzi tutto il fatto che hanno legalizzato la pena di morte prima di processarlo. Ti sembra che possa essere equo e imparziale un processo in cui si preparano gli strumenti per eseguire la sentenza, prima ancora del dibattimento? ti sembra vera giustizia, quella che viene eseguita con una legge CONTRA PERSONAM?

          Poi il giudice Moshe Landau, figlio di un leader della comunità ebraica di Danzica, nacque, crebbe e studiò in Germania, prima di immigrare in Palestina agli inizi degli anni ’30. Secondo te è improbabile che durante la persecuzione nazista, avesse ancora parenti, e amici residenti in Germania? Non è molto ma molto probabile(per non dire CERTO), che avesse le sue buone ragioni personali per odiare a morte uno dei principali responsabili della persecuzione e sterminio di quella stessa comunità ebraica in cui Landau era nato e cresciuto?

          Sia chiaro, non è che ho scritto “povero Eichmann”, non dico che non se la meritasse una vendetta simile, ma sostengo solamente che da un punto di vista STRETTAMENTE GIURIDICO, è stato un processo sommario!

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        • No, non mi offendo, anzi me l’aspettavo. Con te è impossibile discutere su qualsiasi tematica che riguardi anche solo indirettamente Israele, bisogna solo annuire!

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        • Sì caro hai ragione, sono tanto tanto cattiva e in più anche cieca, e hai ragione anche a fare la faccina ammiccante parlando del responsabile di SEI MILIONI DI MORTI. Se non fossi così cattiva e così cieca mi ammazzerei dalle risate, mi ammazzerei.

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        • Veramente ad essere pignoli stavamo parlando di pena di morte, e della correttezza giuridica e imparzialità del processo Eichmann(sui crimini politici commessi da Eichmann, non ci sono dubbi!)
          Secondo me la pena di morte in caso del genere può essere legittima, ma il processo Eichmann non è stato un vero e proprio processo, dal momento che la sentenza era già decisa a priori, e il giudice, essendo originario di una comunità ebraica perseguitata dal nazismo, non poteva essere considerato totalmente imparziale!
          Tu invece, mi pare di capire che non hai alcun dubbio sulla perfetta imparzialità del giudice. Ok, la pensiamo diversamente, amen!

          Ma se vuoi dialogare, non limitarti a darmi dell’idiota, ma cerca di argomentare, mi sembra inutile perdere tempo ad insultarci a vicenda.
          Se invece non vuoi alcun dialogo, chiudiamola qui!
          Saluti
          Andrea

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  1. Cmq, meno male che stiamo in Italia dove cose del genere non possono accadere. Ma ve li immaginate voi i poliziotti italiani che fanno irruzione alle tre di notte, che so, in una scuola in cui dormono ragazzi provenienti da tutto il mondo solo per far vedere quanto sono efficienti, iniziano a picchiare gente a terra , e poi per giustificare l’indifendibile piazzano quattro o cinque molotov tra l’altro fatte male? O, che so, un presentatore di programmi per famiglie che non farebbe male a una mosca, che viene arrestato e processato per camorra? Ehi, quasi quasi le suggerisco a John, di cui per altro sono lettore. Che poi, Grisham è bravissimo, per carità, forse un po’ ripetitivo; con questi spunti potrebbe cimentarsi con la fantascienza.

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    • Su Tortora d’accordo senz’altro, sulla Diaz io sinceramente tutta questa fiducia nelle dichiarazioni di gente che aveva passato la giornata a distruggere o a guardare beatamente quelli che distruggevano e che in ogni caso erano andati sapendo che c’era un preciso programma di distruggere e se ci scappava il morto tanto meglio, non sono molto sicura di poterla avere.

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      • Avrai sentito pronunciare la frase: “fu una macelleria messicana” no? Bene, sai chi la disse e ai giornali, non in un’intercettazione? Un black bloc? Bertinotti?, Agnoletto? No, la disse il VICE QUESTORE di Genova. Fu un’azione barbara perchè lì non c’erano i black bloc ma gente qualunque (i black bloc sono cani sciolti e stavano da soli o in piccoli gruppi). Ma anche ammesso che lì in mezzo ci fossero i bb, l’azione f una cretinata sotto tutti i punti di vista: strategico, d’immagine, di attività di polizia. Ci sono i bb? Bene, perchè non entriamo di notte in due-trecento, spacchiamo un po’ di crani di gente che dorme, poi li portiamo in caserma senza far chiamare gli avvocati, gli diamo qualche altra mazzata così sicuramente le frotte di bb che ci sono verranno allo scoperto e confesseranno immediatamente tutti i loro crimini. La verità è che nella scuola trovarono solo qualche oncia di hashish, armi bianche zero, armi improprie, zero. Tanto che furono costretti a metterci delle molotov preparate alla buona all’interno dei cellulari. L’Italia fece una figura di merda colossale, noi non ce ne siamo accorti perchè in quei giorni infuriavano le polemiche, ma ci fu una tempesta di cacca che piovve sull’Italia di proporzioni inimmaginabili, tanto che oggi se dici Genova all’estero vengono in mente Colombo e g8. Ci furono giornali russi, birmani, tailandesi, dell’Africa subsahariana, colombiani, cinesi con articoli del tipo “neanche nel fascismo”, “neanche Pol Pot”, “stato di polizia in Italia”, “retata a Genova per crimini d’opinione”, “Achtung Polizei!” ecc. ecc. Così tanto per non farci mancare niente. Non è che perchè i no global ti stanno sul cazzo meritavano di essere trattati in quel modo.

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        • Sai, con Pol Pot siamo sui due milioni di morti circa, oltre a tutto il resto. Se qualcuno mi tira fuori un paragone del genere io mi giro e me ne vado, non sono minimamente interessata a sentire il resto del discorso, perché qualunque cosa sia venuta prima o venga dopo perde qualunque valore, qualunque senso, perde il diritto di essere ascoltata.

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  2. « Arrivato al primo piano dell’istituto ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana.
    Sono rimasto terrorizzato e basito quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: ‘basta basta’ e cacciai via i poliziotti che picchiavano. Intorno alla ragazza per terra c’erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze”.[1] »
    Michelangelo Fournier.
    E lui ordinò ai SUOI uomini di uscire, altri rimasero dentro un altro bel po’ a svolgere importanti e dettagliate indagini sugli incidenti della mattinata, avvalendosi dei più moderni mezzi tecnologici.e scientifici, tipo manganelli, calci di pistole, cinture, arti sia superiori che inferiori, piedi, mani, tirapugni, ecc. ecc.

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  3. ommadonna, che c’entro io! non li ho scritti io gli articoli, li ricordo solamente. cmq lei è un’insegnante mi pare. Ora io non so se insegni italiano o altro, cmq questi articoli sono chiaramente delle iperboli. E’ chiaro che nessuno sano di mente vuol dire che veramente quel che accadde fu peggio di Pol Pot, solo l’Italia è considerata, a torto o ragione, uno dei paesi più civili del mondo, quindi è ovvio che un episodio del genere (in un evento mondiale!) fa rimanere a bocca aperta. Può benissimo darsi che “neanche Pol Pot” come titolo non sia neanche mai esistito e io ricordi male. Ma per favore, o non discutiamo affatto, o se lo facciamo non stiamoci a soffermare sulle pagliuzze. Dopo le parole del vice questore, la pensa ancora come prima?

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    • Se proprio vogliamo puntualizzare, il vice questore parla di quello che ha visto quando è arrivato: di quello che c’è stato prima non sappiamo niente. Il fatto che la ragazza fosse inerme in quel momento non dimostra che lo fosse anche prima. Sia ben chiaro: non sto dicendo che quelli fossero sicuramente bb e che i poliziotti siano innocenti; sto dicendo che abbiamo più o meno un fermo immagine senza contesto, che l’espressione “macelleria messicana” è una frase ad effetto e se uno ha bisogno di usare frasi ad effetto è già perdente in partenza, che i grumi “sul momento gli sembravano materia cerebrale”, dal che sembra logico supporre che invece poi non lo erano. E se nessuno sano di mente può pensare che sia stato peggio di Pol Pot, non lo deve dire, perché sta sputando su DUE MILIONI DI MORTI INNOCENTI. E non sono disposta a tollerarlo.

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