E arriva Ze’ev Tibi Ram, uno dei due sopravvissuti alla Shoah che hanno combattuto in tutte le guerre di Israele. Tibi è il perfetto simbolo del “Shoah ve Tkuma”, Shoah e rinascita. Proprio in quanto sopravvissuto alla Shoah – in cui ha perso tutta la famiglia – Tibi comprende meglio di chiunque altro l’importanza di difendere lo stato ebraico.
Ora è l’orgoglioso nonno di un soldato dell’esercito israeliano.
barbara
Non ci sono parole per descrivere la mia commozione.
È incredibile che, dopo quello che ha passato, sia comunque soddisfatto per come ha vissuto.
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Forse – dico “forse” – @Rachel, lo è proprio a causa di quanto ha vissuto e “superato”..
Grande testimonianza, la sua!
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Beh, sai, tanti altri hanno vissuto quello che ha vissuto lui e ne sono usciti vivi, e c’è chi non è mai più riuscito a parlarne, chi ha dovuto far ricorso alla droga e chi quarant’anni dopo si è buttato nella tromba delle scale perché ancora non era riuscito a smaltirla. Lui ha reagito così perché è lui (e guarda che razza di fisico a 83 anni…).
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Sì, non c’è dubbio che lui è eccezionale!
( Ma il TU non era per me, vero? )
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No, era per Rachel.
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Tu più di chiunque altro trovi emozionante questa storia, vero?
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Assolutamente si. Quest’uomo mi ha ricordato mio padre https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2014/01/11/tu-lo-sai-chi-e-papone/
Lui purtroppo sta invecchiando male, non cammina quasi più, ma se gli chiedi di parlare di quando si arruolò nell’IDF ritorna ragazzino.
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Infatti è a lui che ho pensato. Mi dispiace che abbia problemi, comunque tieni conto che, anche se di poco, è più vecchio di Tibi.
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gli auguro ancora una lunga vita…’ ho una zia che il 29/06…compirà 102 aa’
Testimonianza vivente di tutte le atrocità subite e anche per chi non ce l’ ha fatta…sia
per morte…e per le immense difficoltà nel tornare ad una vita…quasi normale…il vissuto
indescrivibile che hanno dovuto subire e anche vedendolo davanti agli occhi…non solo
il fisico ma anche la psiche ne sono state distrutte.
Guardando la foto di questo Signore qualche…è scesa per l’ emozione…tanti altri aggettivi…forse un ammirazione reverenziale ma con il desiderio di abbracciarlo.
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Sì, bisognerebbe proprio andare ad abbracciarlo.
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Grande uomo
Dovremmo imparare da lui
Ci scoraggiamo per piccole cose
Shalom!!
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Shalom a te!
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Risalito all’ articolo….che mi sembrò un buon giornalismo..semplice.e onesto… Cambiando certe classi politiche….si preferisce ‘ altro…Forse-…il suo non cercando compromessi e sempre
portabandiera dei suoi ideali per questo andava rispettato…..Ma.forse,.. hanno preferito chi
ha volato di fiore.in fiore..di diverso colore…anche se meritevole.
Pallanti , Ragghianti,La Nazione…..sul PC…fra parola ..parola…virgola ( pananti…ed il nome ..mi riportano lontano nei ricordi…lavoro. Se è giusto….dovrebbe essere un gallerista ) Cordiali saluti Marco
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Una bella persona Tibi, simpaticissimo e molto coraggioso. Complimenti anche a Rachel per suo padre, non potevo non ricordare il post dove Barbara ci aveva raccontato la storia di Papone. Grande!
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Israele è un grande Paese anche perché è stata fatta da grandi uomini e grandi donne.
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Lo so Barbara, e nessuno può, né potrà mai dire di aver regalato loro qualcosa. Il Paese che conosciamo è soltanto merito loro.
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Ho visto il video solo adesso. Commovente, soprattutto l’ottimismo di questa bellissima persona, nonostante abbia perso la sua famiglia in condizioni atroci.
Mi porta alla mente un altro sopravvissuto che ho conosciuto. In prima superiore qui si devono fare 60 ore di volontariato in un settore a scelta. Mio figlio ha scelto di fare visita a un sopravvissuto. Con il passare del tempo abbiamo capito che in realta’ quest’uomo non era un poveretto bisognoso di aiuto e di vedere un volto umano. Ultra-ottantenne, incontra ogni anno, una volta la settimana, 15-20 ragazzi, a gruppi di 2-3-4, un gruppo al giorno, li accoglie con dolci e bevande e racconta loro la storia, per trasmetterla ai giovani. In altre parole abbiamo capito che il vero volontariato non lo fanno i giovani per lui, ma lui per i giovani. Oltre a quello aiuta in altri posti (non mi ricordo adesso). Ha scritto le sue memorie, che ho letto per la maggior parte: a 13 anni e’ arrivato a Auschwitz con tutta la sua famiglia, ed e’ sopravvissuto, insieme a parte di loro (suo papa’, suo zio e suo cugino, mentre sua mamma e suo fratello sono stati uccisi appena arrivati), per piu’ di un anno; ha partecipato alla marcia della morte TRASCINANDO SUA PADRE SULLE SPALLE quando ha capito che se no non ce l’avrebbe fatta. E’ arrivato a Buchenwald e anche li’ lui, prigioniero, a 14 anni, senza mangiare, ha salvato di nuovo suo padre quando era gia’ stato considerato morto. E potrei continuare. Dopo avere letto quello che ha scritto ho sentito il bisogno di andare a trovarlo e ho passato li un pomeriggio con i miei figli.
Gli ho fatto la domanda che a quanto pare gli fanno tutti: come hai potuto farcela? La sua risposta e’ semplicemente: non lo so.
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