Non ti muovere, perché sei lì, sospesa tra la vita e la morte – non hai rispettato lo stop, e non avevi allacciato il casco – e non so quale direzione potresti prendere, se dovessi muoverti.
È il padre che, dentro di sé, lo intima alla figlia, mentre la guarda impotente, mentre attende impotente che la natura decida quale direzione prendere. E in questa angosciante e impotente attesa comincia a snodarsi un intrico di ricordi, sepolti ben lontano dalla coscienza, che non venissero a disturbare il tranquillo tran tran della vita quotidiana. Ricordi di quell’amore che tutto sembrava tranne che amore, e forse, invece, era amore davvero. E anche allora, proprio allora mentre stava nascendo questa vita che ora sta rischiando di spegnersi, anche allora, anche lei non doveva muoversi, non avrebbe dovuto muoversi, e invece poi è andata come è andata – come se la vita non fosse già stata abbastanza crudele con quella donna, come se gli uomini non fossero già stati abbastanza crudeli con quella donna – e resta la devastante, annichilente coscienza delle proprie colpe, e il dovere di guardarle in faccia, almeno questo, una buona volta. E chissà se la figlia, almeno lei, sarà risparmiata.
È un libro duro, spietato (la vita lo è, dura e spietata, e se la vuoi raccontare non puoi scrivere un romanzo Harmony). Però bellissimo. O forse, proprio per questo bellissimo.
Margaret Mazzantini, Non ti muovere, Mondadori
L’ho letto appena è uscito. La figura di Italia indimenticabile. Sergio Castellitto, marito dell’autrice, è riuscito a farne anche una bella trasposizione cinematografica.
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Davvero straordinaria (e quante ce ne sono, nel mondo, di donne come lei, così massacrate dalla vita e tuttavia ancora così ricche dentro?). Anche del film, chi lo ha visto, dice un gran bene.
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Italia l’ha interpretata Penelope Cruz, incredibilmente trasformata per entrare nel personaggio di questa donna così particolare.
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Ho letto in un commento che per fare questa parte si è talmente imbruttita da essere quasi irriconoscibile. E’ vero che al naturale, senza trucco, è oggettivamente bruttarella un bel po’: resta il fatto che un’attrice che potendo apparire bella sceglie di apparire brutta per amore dell’arte merita tanto di cappello. Quanto a Italia, una donna che ha vissuto quello che ha vissuto e non se ne va in giro a frignare mi è capitato questo mi hanno fatto quest’altro uh oh ah quanto ma quanto ma quanto merito di essere compatita, è davvero degna di tutto il rispetto e di tutta l’ammirazione.
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ho visto il film ed e’ stato toccante; i libri di solito lo sono ancora di piu’…
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Il libro è di quelli che ogni tanto devi fermarti, chiudere gli occhi e rivederti quella scena, ripeterti quella frase e poi ripeterla ancora…
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Il libro – che ho letto appena edito, molto prima, quindi, di aver visto il film – è molto più bello del film: un po’ perché il film non è poi un gran che … un po’ perché il libro – in alcune parti specialmente – è molto bello veramente.
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m’avete fatto tornà in mente una che conosco co’ un nome bellissimo: Italia
(se pò ancora dì?)
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Mi racconterai.
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Ho visto il film, quando è uscito, e letto il libro dopo aver visto il film..
Stranamente, ricordo meglio il film, che comunque, anche secondo altrui pareri, una volta tanto era degno del libro e lo rispecchiava e rispettava.
Sarà per via dello stretto rapporto fra autrice e regista..
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Forse si ricorda meglio quello che si è affrontato per primo, perché è quello che dà l’imprinting.
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Per abitudine non guardo mai un film tratto da un libro se non ho prima letto il libro: la “potenza” dell’immagine – rispetto al teso scritto – è tale che, inevitabilmente influenzerebbe ciò che si leggesse dopo. Leggendo prima il testo “originale” ci si fa una propria idea – una propria sceneggiatura quasi – e, quindi, si può meglio “giudicare” il film che ne è tratto. Nello specifico, il film è sì abbastanza “fedele” – d’altra parte ogni linguaggio ha le sue esigenze e peculiarità espressive – ma dà, probabilmente, troppa enfasi e visibilità al Castellitto (attore e, quindi, personaggio): d’altronde è il regista, e fa fare all’attore (se stesso) la parte del mattatore … La Cruz è molto – assai, assai, assai – brava: il suo personaggio, già dal libro, è bellissimo, nella sua normalità dolente, fatalistico e fatale come il personaggio di una tragedia classica. La parte più bella – veramente da ricordare e da rileggere – del libro è, a mio parere, quella del viaggio finale per riportare il corpo della donna al suo paese …
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Non solo il viaggio “dopo”, ma anche il viaggio prima, direi. Nel dopo comunque raggiunge effettivamente il sublime.
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Non ho letto il libro…ma ho visto il film. Ben riuscito…interpreti ok…e per quanto conosca
è stato girato con una trama che rispetta il libro. Genere. di film che lasciano una traccia
nello spettatore …stanco di film con poco spessore.. E dimostra che non è necessario
per fare un film di spessore …grandi scenografie…o effetti speciali.
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già
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Diceva (anzi cantava) Rodolfo De Angelis: “metta in scena un buon autore, faccia agire un grande attore e vedrà … che la crisi passerà” … con o senza effetti speciali, appunto 🙂
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