Una città industriale in Germania. Un caso di pirateria informatica, brillantemente risolto dall’immancabile brillante investigatore privato. Una morte archiviata come incidente. Nuove indagini del suddetto investigatore. E dalle indagini cominciano, a poco a poco, ad emergere frammenti di passato. Di QUEL passato. E vengono fatti emergere con una tecnica che ricorda molto da vicino quella impiegata nel capolavoro cinematografico “L’uomo del banco dei pegni”: prima un solo fotogramma, che disturba gli occhi ma non si lascia registrare; poi un paio, che permettono di intravvedere un’immagine, ma non di individuarne l’oggetto, non di capirne il nesso con il contesto – e che cosa potrà mai avere a che fare una spettrale fila di mani levate contro un filo spinato, con una ragazza incinta che va a impegnare l’anello di fidanzamento? – E a mano a mano il numero dei fotogrammi aumenta, le immagini si delineano più chiaramente, la scena si allarga, fino a riproporci, alla fine, l’intero episodio, in tutta la sua devastante e spietata crudezza.
Da leggere in un fine settimana senza altri impegni, con una buona scorta di panini e bevande a portata di mano.
Bernhard Schlink – Walter Popp, I conti del passato, Garzanti
barbara