GABRIELE BARBATI

È un giornalista freelance, ostile a Israele. Ma proprio ostile tanto tanto tanto. Abbastanza da attribuire a Israele la responsabilità di questa guerra. Abbastanza da attribuire a Israele anche la responsabilità della morte dei suoi propri soldati. Abbastanza da vedere tutto con un pesante paraocchi ideologico. Ma non abbastanza, evidentemente, da essere disposto a prostituire la propria coscienza umana e professionale nascondendo e negando di avere visto quello che ha visto.
gabriele-barbati1
barbara

DUE DIRITTI?

Lo spunto più diretto – anche se non l’unico – per questo post mi viene da una brutta “lettera” che sta girando molto in questi giorni.  Si intitola “NON HAI CAPITO UN C…o, Allora te lo spiego”. Chi mi conosce sa che il turpiloquio non mi è alieno, ma ci sono circostanze in cui mi appare di cattivo gusto; questa è una di queste circostanze. E, come si vedrà fra un momento, oltre che di cattivo gusto è anche del tutto incongruente col testo della “lettera” La “destinataria”, spiega, è una che “ha confessato di aver avuto in passato simpatia per la causa palestinese ma oggi appare pentita, si dichiara confusa circa la situazione medio-orientale e mi chiede di esporre con semplicità i termini del problema”. Ora, se prima era filo palestinese e poi si è pentita, ciò dovrebbe significare che è venuta a sapere un po’ di cose che le hanno fatto capire che la situazione non è quella che credeva lei, quindi casomai è una che ha bisogno di approfondimenti per chiarire quello che ancora le manca, non certo una che ha bisogno che le si espongano con semplicità i termini del problema. E quindi io mi chiedo: se questo signore aveva voglia di dire due parole su Israele, non poteva inventarsi un pretesto un po’ più credibile? Passando al testo di questa “lettera”, scritta oltretutto decisamente male da tutti i punti di vista, confusa e anche piuttosto sciatta, non intendo prenderne in esame tutto il contenuto bensì un’unica frase, quella che ha dato il titolo a questo post: “il vero problema attuale è che non esiste un diritto da una parte e un torto dall’altra ma due diritti egualmente validi”. Davvero sono in gioco due diritti “ugualmente validi”? Proviamo a vedere quali sono le richieste delle due parti.
Una parte chiede il diritto di vivere in pace e in sicurezza in un pezzetto di terra (per oltre la metà desertico) che è il 60% del 22%, ossia circa il 13% della terra che le era stata promessa nel 1917 con la Dichiarazione Balfour, impegno ripreso dalla Società delle Nazioni alla Conferenza di Sanremo il 24 aprile 1920, confermato dal Consiglio della Lega delle Nazioni il 24 luglio 1922 e diventato operativo nel settembre 1923. Qualcuno chiede: con quale diritto? Risposta: con quello che da che mondo è mondo compete a chi vince le guerre (tranne quando il vincitore si chiama “Israele” e lo sconfitto “Paese arabo a scelta” o “palestinesi”): l’impero ottomano e l’impero asburgico, dopo avere voluto la guerra e non essere stati in grado di vincerla, si sono dissolti, e le potenze vincitrici se ne sono spartite le spoglie e ne hanno fatto ciò che hanno voluto. Dite che è ingiusto? Può darsi, però in questo caso dovete essere coerenti e contestare la legittimità dell’esistenza o dei confini di tutti o quasi gli stati del pianeta, a cominciare dalla Giordania, inventata dal nulla e fabbricata a tavolino per far piacere a un amico degli inglesi (estraneo al territorio), su terra rubata agli ebrei (il 78% di quella assegnata loro, per la precisione) – e diventata istantaneamente judenrein, perché tutti gli ebrei che vi risiedevano ne sono stati immediatamente cacciati.
Dice: sì, ma quella era terra araba, ci stavano gli arabi. Momento. Lo sapete perché si chiamano arabi? Bravi, esatto: perché vengono dall’Arabia. Di tutto ciò che oggi chiamiamo il mondo arabo, gli stati arabi, le popolazioni arabe, ogni centimetro fuori della penisola araba è stato aggredito, invaso, occupato, arabizzato e islamizzato a suon di massacri, deportazioni, stupri etnici e conversioni forzate, con annientamento delle culture e quasi sempre cancellazione delle lingue originarie. Lo spiega molto bene Bat Ye’or nel suo magistrale e documentatissimo Il declino della cristianità sotto l’islam. E vi farebbe bene leggere anche questo e questo.
Dice: sì, ma in ogni caso quando hanno cominciato ad arrivare i primi pionieri ebrei lì c’erano gli arabi, e loro li hanno cacciati. Falso: è vero l’esatto contrario. Nei racconti di viaggio dell’epoca pre-sionistica possiamo leggere cose come queste: “Il paese è considerevolmente disabitato e perciò il suo più immediato bisogno è quello di una popolazione.” (British consul, 1857) “Non c’è un solo villaggio per tutta la sua estensione (valle di Jezreel) – non per 30 miglia in qualsiasi direzione… si può viaggiare per 10 miglia e non incontrare più di 10 esseri umani. Se cercate un perfetto stato di solitudine che vi renda mesti, venite in Galilea… Nazareth è desolata… Gerico giace in uno sgretolamento rovinoso… Betlemme e Betania nella loro povertà e umiliazione… inaccudite da anima vivente. Un paese desolato il cui terreno fertile è sufficientemente ricco, ma è dato interamente all’erbacce… una silenziosa e funerea estensione… una desolazione… Non abbiamo mai visto un essere umano sulla strada… raramente un albero o un cespuglio da qualche parte. Perfino gli ulivi e i cactus, quegli amici sicuri di un terreno incolto, hanno per lo più abbandonato il paese. La Palestina siede con sacchi su ceneri, desolata e brutta… (Mark Twain, The Innocents Abroad 1867) come potete vedere qui. E nel 1939, Winston Churchill osservò che “lungi dall’essere perseguitati, gli arabi si sono ammassati nel paese e si sono moltiplicati… ” Già. La leggenda narra che sono arrivati gli ebrei e hanno cacciato gli arabi, ma la Storia e i dati demografici dicono l’esatto contrario: dopo che sono arrivati i pionieri ebrei, grazie alle condizioni di vita che questi ultimi avevano cominciato a creare, sono arrivati gli arabi dagli stati circostanti, come viene spiegato, dati alla mano, in questo video

e come dimostra questa tabella.
nomi
Immagino vi sarà capitato di vedere quella serie di quattro cartine che mostrano il progressivo “furto di terra” da parte di Israele ai danni dei palestinesi cominciando, nella prima, con alcuni puntini bianchi in un mare verde che rappresentano le terre di proprietà ebraica, e il bianco che, nelle carte successive, si estende fino a eliminare il verde. Ebbene, quelle cartine sono delle colossali patacche: i puntini bianchi sono sì proprietà ebraica privata (interamente acquistata e pagata, per lo più da latifondisti ottomani residenti all’estero), ma il resto non è, come si vorrebbe far credere, proprietà privata palestinese, bensì, per la quasi totalità (90% circa), demanio: prima ottomano, poi del mandato britannico, e infine dello stato di Israele, come viene chiaramente spiegato qui.
Quindi, ricapitolando, quello che chiede una parte è di vivere in pace in quel pezzetto di terra in cui scavando si trovano tombe ebraiche antiche di migliaia di anni, in cui nel corso di due millenni non è mai venuta meno una presenza ebraica, i cui terreni sono stati acquistati e pagati, la cui legittimità è stata sancita da un organismo internazionale, la cui integrità è stata difesa in molte guerre subite, al costo di molti morti.
E l’altra parte che cosa chiede? Per quanto riguarda Hamas, l’obiettivo ultimo lo troviamo al capitolo 7 del suo statuto: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo” (qui). Quindi non solo, come è detto in altre parti, la lotta contro il sionismo, la cancellazione dello stato di Israele (e francamente fanno ridere – ridere per non piangere – quei gran soloni della politica che predicano che non si potrà fare questo e concedere quest’altro fino a quando Hamas non avrà cancellato dal suo statuto il proposito di distruggere Israele, quando questo è l’unico scopo per cui è stata creata), ma anche lo sterminio totale degli ebrei. E gli altri? I “moderati”? Quelli che possiamo ragionevolmente considerare “partner per la pace”? Diamo un’occhiata alla Costituzione di Al-Fatah.
Articolo (2) Il popolo palestinese ha un’identità indipendente. Essi sono l’unica autorità che decide il proprio destino e hanno completa sovranità su tutte le loro terre.
Articolo (3) La rivoluzione palestinese ha un ruolo guida nella liberazione della Palestina.
Articolo (4) La lotta palestinese è parte integrante della lotta mondiale contro il sionismo, colonialismo e imperialismo internazionale.
Articolo (5) La liberazione della Palestina è un obbligo nazionale che ha bisogno del supporto materiale e umano della Nazione Araba.
Articolo (6) Progetti, accordi e risoluzioni dell’Onu o di singoli soggetti che minino il diritto del popolo palestinese nella propria terra sono illegali e rifiutati.
Articolo (9) La liberazione della Palestina e la protezione dei suoi luoghi santi è un obbligo arabo religioso e umano.
Articolo (17) La rivoluzione armata pubblica è il metodo inevitabile per liberare la Palestina.
Articolo (19) La lotta armata è una strategia e non una tattica, e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nella lotta di liberazione e nello sradicamento dell’esistenza sionista, e la sua lotta non cesserà fino a quando lo stato sionista non sarà demolito e la Palestina completamente liberata. (Enfasi mia, qui, traduzione mia)

E torno alla domanda di partenza: siamo sicuri che siano davvero in gioco due diritti “ugualmente validi”? La distruzione dello stato di Israele e lo sterminio totale degli ebrei sono un diritto a cui siamo disposti a riconoscere validità?

barbara