È TORNATA WAFA SULTAN

Ve l’avevo fatta conoscere otto anni fa, questa coraggiosa donna siriana, e vi avevo fatto vedere questo video

Ora, in occasione della guerra a Gaza, è tornata con questo articolo.

(…) Dato che non mi interessa soddisfare qualcuno, difendere qualcun altro o evitare l’ira di qualcun altro ancora, posso dire che Hamas è una secrezione islamica terrorista il cui comportamento irresponsabile verso la sua popolazione la mette nell’impossibilità di governare. Ma questa non è una novità, dal momento che in tutta la storia dell’Islam non è mai accaduto che una banda di criminali islamisti abbia rispettato i suoi cittadini.
(…) Io non pretendo di difendere Israele perché gli ebrei non hanno chiesto il mio parere sulla loro terra promessa. Se mi chiedono il mio parere, io consiglio loro di bruciare i loro libri sacri e lasciare la zona e salvarsi la pelle. Perché i musulmani sono una nazione rigida priva di cervello. Ed è un male contagioso. Tutti coloro che li frequentano perdono il cervello…
Prima della creazione dello Stato di Israele, la storia non ha mai menzionato una guerra che coinvolgesse gli ebrei, né che un Ebreo abbia comandato un esercito o condotto una conquista. Ma i musulmani sono guerrieri, conquistatori e la loro storia non manca di esempi e storie di conquista, morte, omicidi, razzie… Per i musulmani, uccidere è un divertimento. E se non trovano un nemico da uccidere, si uccidono tra di loro.
È impossibile per una nazione che educa i propri figli alla morte e al martirio per piacere al suo creatore, insegnare al tempo stesso amore per la vita. La vita ha valore per una società che insegna ai suoi figli che devono uccidere o essere uccisi per andare in Paradiso?
(…) Dall’inizio dell’operazione israeliana contro Gaza, sono bombardata di email da lettori musulmani che mi chiedono il mio parere su ciò che sta accadendo a Gaza. Non mi interessa quello che sta succedendo, ma mi interessano le motivazioni di coloro che mi scrivono. Sono convinta che il motivo non è la condanna dell’orrore, o la condanna della morte che imperversa a Gaza. Perché se la motivazione fosse davvero la condanna della morte, questi stessi lettori si sarebbero mobilitati in altre occasioni in cui la vita era minacciata.
Coloro che condannano il massacro a Gaza, per la difesa della vita come valore, dovrebbero chiedermi il mio parere ogni volta che questo valore della vita è stato minacciato.
Oltre 200.000 musulmani algerini sono stati massacrati da altri musulmani negli ultimi quindici anni, e nessun musulmano ne è stato turbato.
Delle donne algerine violentate dagli islamisti hanno testimoniato e raccontato che i loro stupratori pregavano Allah e imploravano il suo Profeta prima di violentare le loro vittime.
Ma nessuno ha chiesto il mio parere.
Più di 20.000 cittadini siriani musulmani sono stati massacrati dalle autorità (Hama nel 1983), senza che alcun musulmano reagisse e senza che nessuno chiedesse il mio parere su questi massacri di Stato.
Dei musulmani si sono fatti esplodere in alberghi giordani uccidendo musulmani innocenti che celebravano matrimoni, simboli del valore della vita, senza che si organizzassero proteste in tutto il mondo, e senza che mi si chiedesse il mio parere.
In Egitto, degli islamisti hanno recentemente attaccato un villaggio copto e massacrato 21 contadini, senza che un solo musulmano denunciasse questo crimine.
Saddam Hussein ha sepolto vivi più di 300.000 sciiti e curdi, e molti di più ne ha assassinati senza che un solo musulmano abbia osato reagire e denunciare questi crimini.
Al culmine dei bombardamenti di Gaza, una donna musulmana, fedele e pia, si è fatta esplodere in una moschea sciita in Iraq, uccidendo una trentina di innocenti, senza che i media o i musulmani se ne curassero. Qualche mese fa anche Hamas ha ucciso undici persone di una stessa famiglia palestinese, accusate di appartenere al Fatah, senza che si organizzassero manifestazioni in Europa o nel mondo arabo, e senza che alcun lettore mi scrivesse e mi mandasse le sue proteste.
Così, la vita non ha alcun valore per il musulmano, altrimenti avrebbe denunciato tutti i crimini contro la vita, qualunque sia la vittima. I palestinesi e i loro sostenitori denunciano i massacri di Gaza, non per amore della vita, ma per denunciare l’identità degli uccisori.
Se l’assassino fosse musulmano, appartenente a Hamas o Fatah, non ci sarebbe alcuna manifestazione.
(…) La CNN ha trasmesso un documentario su Gaza che mostra una donna palestinese che si lamenta e grida: ma che cosa hanno fatto i nostri figli per essere uccisi così? Ma chi lo sa. Forse è la stessa palestinese che ha gioito due anni fa, quando uno dei suoi figli si era fatto esplodere in un ristorante di Tel Aviv e ha detto che desiderava che gli altri suoi figli seguissero la stesso esempio e diventassero martiri.
Ma quando l’ideologia e l’indottrinamento sono di tale bassezza, è normale che per questa palestinese la vita perda ogni valore. Altrimenti piangerebbe i suoi figli allo stesso modo, che restino uccisi in un attentato suicida a Tel Aviv, o sotto le bombe israeliane. Perché la morte è la stessa in ogni circostanza, e rimane detestabile, mentre la vita è degna di essere vissuta e pianta.
In questo caso, come posso provare solidarietà per una donna che getta ululati di gioia quando uno dei suoi figli si fa esplodere contro gli ebrei, e piange quando gli ebrei uccidono gli altri suoi figli? Ma l’ideologia insegna ai musulmani che uccidere o essere uccisi permette ai fedeli di guadagnare il paradiso. In tal caso, perché piangere gli abitanti di Gaza quando non hanno mosso un dito per gli iracheni, algerini, egiziani o siriani, anch’essi musulmani?
(…) Per questo motivo sono sicura che coloro che mi scrivono e chiedono il mio parere su ciò che sta accadendo a Gaza cercano di farmi dire ciò che essi possono utilizzare per incriminarmi e condannarmi, o per farmi dire ciò che non possono esprimere.
(…) Borhane, un ragazzo palestinese di 14 anni, una decina d’anni fa ha perso le braccia, le gambe e la vista per l’esplosione di una mina in Cisgiordania. La comunità palestinese negli Stati Uniti si è mobilitata per aiutarlo e finanziare il suo ricovero in ospedale nella speranza di salvare quello che si poteva. Ad una cena di beneficenza organizzata in suo favore in California, la più ricca palestinese degli Stati Uniti si è presentata in pelliccia, e ha chiamato Borhane eroe. Si è rivolta a questo pezzo di carne immobile e inerte: Borhane, tu sei il nostro eroe. Il paese ha bisogno di te. Devi tornare al paese per impedire ai sionisti di confiscarlo… Ma l’ipocrisia della più ricca palestinese degli Stati Uniti le impedisce di mandare i propri figli a difendere la Palestina contro i sionisti. Esattamente come i leader di Hamas che chiedono sacrifici a Gaza, ma restano al sicuro a Damasco e Beirut.
(…) La guerra contro Gaza è certamente un orrore. Ma ha il merito di svelare un’ipocrisia senza precedenti nella storia recente. Un’ipocrisia che contraddistingue i Fratelli musulmani siriani che annunciano l’abbandono delle loro attività di opposizione per serrare i ranghi contro i sionisti.
Ma i Fratelli musulmani hanno il diritto di dimenticare i crimini del regime commessi contro di loro a Hama, Homs e Aleppo? Prima di riconciliarsi con il regime per combattere contro i sionisti, i Fratelli Musulmani hanno denunciato i crimini commessi dai loro alleati e partner (nella Fratellanza) in Algeria e in Iraq? Hanno denunciato la morte di centinaia di migliaia di sciiti in Iraq sul ponte degli ulema a Baghdad, polverizzato da uno dei vostri secondo gli insegnamenti della vostra religione di pace e di misericordia? Avete una sola volta denunciato gli abusi contro i cristiani in Iraq? O contro i copti in Egitto?
La vostra ipocrisia ci impedisce di credere ai vostri sentimenti verso i bambini a Gaza, perché voi avete fatto di peggio.
(…) Proviamo a immaginare che cosa avrebbe fatto Hamas a Fatah e agli altri, se possedesse la tecnologia e le armi di Israele? Proviamo a immaginare che cosa avrebbe fatto l’Iran ai sunniti della regione, se avesse le armi moderne che ha Israele? Probabilmente sarebbe un massacro garantito.
(…) Di recente ho incontrato un religioso induista a margine di una conferenza sulla guerra contro il terrorismo. Mi ha detto «tutte le guerre si sono combattute tra il bene e il male. Eccetto la prossima: questa sarà combattuta tra il male e il male.» Non avendo capito che cosa intendesse, ho chiesto una spiegazione. Egli ha detto: «Io sono contrario alla presenza americana in Iraq e in Afghanistan. Se gli Stati Uniti vogliono vincere la guerra contro gli islamisti, dovrebbero ritirarsi e lasciare che i due poli del male si uccidano tra di loro. Sunniti e sciiti, nutriti di odio si combatteranno e si neutralizzeranno a vicenda».
Tirando la conclusione di queste parole piene di saggezza, possiamo dire che Israele sta ora contribuendo involontariamente al successo dell’Islam. Attaccando Gaza, Israele spinge i musulmani a unirsi e a superare le loro differenze. E Settembre Nero in Giordania è ancora nella mente di tutti.
(…). Gli abusi di cui sono capaci gli arabi e i musulmani superano ogni immaginazione. Un carro armato giordano aveva schiacciato un palestinese, poi il carrista è sceso dal suo blindato e ha ficcato un giornale in bocca alla vittima… Nessun soldato israeliano si è mai comportato in questo modo a Gaza.
Inoltre, durante il massacro di Hama in Siria, i militanti dei Fratelli Musulmani immergevano le mani nel sangue delle vittime per scrivere sui muri: Allah Akbar, gloria all’Islam. Non ho mai sentito che un ebreo abbia scritto con il sangue di un altro ebreo slogan in lode dell’ebraismo. Lo dico con il cuore pesante: per salvare l’umanità dal terrorismo bisogna che il mondo libero si ritiri e lasci che i musulmani si uccidano tra di loro.
(…) Mi ricordo quando studiavo all’università di Aleppo, e l’ex ministro della Difesa siriano Mustafa Tlass* è venuto a farci visita. In un impeto di ipocrisia, Tlass ci ha detto che «Israele teme la morte, e la perdita di uno dei suoi soldati e lo spaventa e lo fa soffrire. Ma noi, noi abbiamo molti uomini ed i nostri uomini non temono la morte.» Qui sta la differenza tra le due visioni della vita e tra le due parti, e la testimonianza di Tlass sembra aver ispirato i leader di Hamas oggi.
Così, lo sterminio di tutti i bambini di Gaza è irrilevante per gli islamisti e per i leader di Hamas, poiché la vita non ha alcun valore per loro. Essi si rallegrano semplicemente per la morte di alcuni soldati israeliani. Per gli islamisti, lo scopo della vita è quello di uccidere o essere uccisi per guadagnare il paradiso. E dunque la vita non ha alcun valore.
(…) Se il Profeta Maometto avesse saputo che gli ebrei un giorno avrebbero volato a bordo degli F-16, non avrebbe ordinato ai suoi seguaci di uccidere gli ebrei fino all’ultimo giorno. Ma i suoi seguaci devono modificare l’ideologia per amore delle generazioni future, e per salvare la loro discendenza e preparare una vita migliore, lontano dalla idealizzazione della morte.
I musulmani devono cominciare a cambiare per cercare di cambiare la vita. Devono rifiutare la cultura della morte insegnata e diffusa dai loro libri. E solo quando ci arriveranno non avranno più nemici. Perché chi impara ad amare suo figlio più di quanto odi il suo nemico apprezzerà meglio la vita. Inoltre la terra non vale mai la vita delle persone, e gli arabi sono il popolo che meno ha bisogno di terra. Ma, paradossalmente, è il popolo che odia di più vita.
Quando sarà che gli arabi capiranno questa equazione e cominceranno ad amare la vita?

Wafa Sultan (qui, traduzione mia)

* Mustafa Tlass è quel signore che nel 2001 ha dichiarato: “Ammazzare gli ebrei è un imperativo spirituale per gli arabi. Noi viviamo un periodo di martirio. Quando io vedo un ebreo di fronte a me, lo ammazzo. Se ogni arabo facesse questo, vedremmo la fine degli ebrei.” Si raccomanda di ricordare che loro ce l’hanno con Israele, non con gli ebrei, dobbiamo smetterla di bollare come antisemita ogni singola critica a Israele! ndb.

E a questa lucida analisi, a questa spietata denuncia dell’ipocrisia che accompagna TUTTE, senza eccezione, le prese di posizione filo palestinesi, non c’è davvero altro da aggiungere.

barbara

Una risposta

  1. talmente così intricata la situazione così semplice forse la soluzione, lasciarli morire tra loro, ma quanta rabbia fa sta cultura della morte del paradiso dell’uccidersi per guadagnare chissà cosa, rabbia dolore e menefreghismo è un mix che sono in me ma è da un po’ che leggo le notizie con tristezza.

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    • Quello di dire lasciamo che si ammazzino tra di loro e il problema si risolve da solo, è chiaramente un paradosso. Perché la realtà è che contemporaneamente, se non prima, dell’ammazzarsi tra di loro ammazzano anche gli altri, vedi in Iraq con centinaia di cristiani sepolti vivi, bambini decapitati, migliaia in fuga. E ricordo quello a Parigi che dopo avere ammazzato per strada un ebreo preso a caso si è messo a gridare “Ho ammazzato il mio ebreo! Andrò in paradiso!” Se ci sia qualcosa di là io non lo so; quello che mi sembra evidente, tuttavia, è che l’idea che ogni cultura si fa dell’aldilà è perfettamente coerente con i valori che si dà nell’aldiquà: chi per raggiungere il nirvana deve evitare di interferire col corso della natura, chi per guadagnare il paradiso deve fare del bene, e chi per conquistare la beatitudine eterna deve ammazzare il più possibile.

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  2. Fotografia …nitida. Come gli articoli di Barbara…non c’ è da aggiungere altro.E’ chiaro.
    Solo certi sentimenti ci spingono a scrivere.
    Di donne come voi ce ne vorrebbero di piu’.

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  3. Bisogna educare gli islamici nei loro paesi. Per far cio’ bisogna tradurre e divulgare gratis i migliori libri pubblicati nel mondo negli ultimi 250 anni e farli leggere alla gente islamica. I musulmani nei loro paesi sono fermi al medio evo, prima della rivoluzione francese. Prima di diventare democratici devono essere educati all’ eguaglianza, che vuol dire tolleranza del diverso, alla fratellanza, che vuol dire che e’ vietato uccidere in nome dell’Islam, e si puo’ uccidere solo nel caso di legittima difesa, e alla liberta’ , che e’ una caso specifico della tolleranza : gli uomini devono essere liberi di esprimere le proprie idee, e la propria liberta’ finisce quando inizia quella degli altri. Sono i concetti che sono apparsi dopo la rivoluzione francese a mancare nel mondo islamico. Prima di diventare democratici dovranno bandire il fondamentalismo islamico che e’ anti democratico perche’ genocida rispetto ad altri credi e culture. Infine, dovranno interpretare il Corano in modo da renderlo compatibile con il mondo moderno.

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  4. Almeno non chiede agli ebrei di lasciar israele per antisemitismo, ma perchè teme per la loro vita.
    Secondo me gli ebrei dovrebbero stare dove vogliono loro. Se ritengono che la loro casa è in medio oriente, è giusto che scelgano di stare li, anche se non è una zona tranquilla.
    Altri posti potrebbero esse si più pacifici, ma spesso più pacifici non è sinonimo di meno pericolosi.
    In Israele gli ebrei si possono difendere e possono fare leggi atte alla loro difesa. In altri posti la gente non è interessata a lottare tra loro o contro i paesi vicini, ma gli antisemiti sono tanti e l’antisemitismo, al contrario che in Israele, non è considerato crimine.

    Se dovessi governare, io ripristinerei il monoculturalismo, metterei il mio paese dalla parte di Israele e ai musulmani nella mia terra direi ‘In questa terra la shariah è illegale, se vuoi restare ti adatti alle nostre leggi, se te ne vuoi andare le frontiere sono aperte!’
    Inoltre non risponderei ai lor attentati, nel senso, se mi fanno saltare una piazza e poi mi fanno le loro richieste assurde, direi loro di no.
    Quando si fa così ai muslim passa la voglia di fare i galletti. Se non hanno le risposte in cui sperano si arrendono. E’ un popolo semplice, per quanto violento, e vive solo in funzione del corano. Volendo il corano glielo possiamo anche ritorcere contro.

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