Nir Oz è un kibbutz al confine con Gaza: quella che vedete subito dopo il campo è Khan Yunis
e in mezzo al campo c’era lo sbocco di uno dei tunnel costruiti – al costo di milioni di dollari ciascuno e di tanti bambini morti nel corso dei lavori e di operai assassinati a lavoro concluso perché non potessero parlare – per andare a portare terrore in Israele.
Prima era tutto così
(l’orizzonte è più storto del solito perché l’ho fatta dall’autobus, al volo e in equilibrio precario). L’acqua disponibile è pochissima, quindi per gestirla è stata installata questa centralina computerizzata
che controlla ogni singola goccia emessa.
Prima, dicevo. Perché poi c’è stata la guerra, ed è di qui che sono passati i carri armati per le operazioni di terra. Questo, all’inizio dell’estate, era un campo di grano, oggi è così
e la polvere sollevata dai carri è finita sui melograni lì accanto
Di verde, oggi, ci sono solo le fronde cresciute dopo la fine delle operazioni,
per il resto bisognerà aspettare la pioggia. Sotto la polvere, comunque, quelle melagrane sono come questa
lavata e offerta dal contadino che ha guidato la nostra visita. Se della visita poi volete un resoconto dettagliato, oltre che appassionato, vi invito a leggere questo, bellissimo, scritto da una compagna di viaggio.
barbara