La casa delle bullae
L’archivio, in pratica. Andato distrutto insieme a tutte le case circostanti e buona parte di Gerusalemme – fra cui, in particolare, il Tempio – nell’incendio appiccato dai babilonesi quando nel 586 a. C., a conclusione di un lungo assedio, riuscirono a irrompere nella città. I documenti si bruciarono, ma i sigilli (bullae, appunto) d’argilla che li chiudevano si cossero, e nel corso degli scavi ne furono riportati alla luce ben quarantacinque.
(foto non mia)
L’ospizio austriaco
Ossia Österreichische Hospiz zur Heiligen Familie; fondata nel 1857, questa casa di accoglienza per i pellegrini cattolici austriaci fu ufficialmente aperta nel 1863. Fino al 1918 fu anche residenza del console d’Austria a Gerusalemme che, come i rappresentanti di varie potenze cristiane, aveva anche il compito di proteggere i cristiani dell’Impero Ottomano. Nel 1939, in quanto proprietà tedesca, l’Ospizio fu confiscato dagli inglesi e utilizzato come luogo di internamento per preti austriaci, tedeschi e italiani e membri di varie congregazioni religiose. Dopo il 1948 questa parte della città fu occupata dalla Giordania e l’ospizio fu convertito dalle autorità giordane in ospedale. Nel 1985 l’ospedale fu chiuso e l’edificio restituito all’Austria. Nel 1987 l’edificio fu completamente rinnovato e un anno dopo riaperto ai pellegrini. Dal portone che si apre sulla Via Dolorosa,
(foto non mia)
per una scala di pietra si arriva all’ingresso,
ai lati del quale si possono ammirare sedie e tavolini in ferro battuto, col ripiano in maiolica,
così come nel giardino
fresco e rigoglioso.
Ma il motivo per cui vale la pena di visitare questo edificio sta più in alto: nella terrazza sul tetto, con vista mozzafiato su Gerusalemme, a 360°
Altre cose mooooolto belle e mooooolto interessanti le trovate qui (come al solito, il link non è un invito a leggere: è un ordine!)
barbara