LA MIA (SUA) GENOVA

E’ una strana città!
Popolata da gente ancor più strana, schiva e piena di riserbo.
Ma bella, bellissima e sempre diversa.
Dicono che sono i genovesi ad affossarla, questa incredibile congerie di complessità, di differenze, di squilibri che crea un’urbanistica unica ed impossibile che compone Genova.
Ma non è così!
I genovesi sono pochi ed ai pochi che restano, superstiti di una serie di feroci e talvolta anche sanguinose faide, non viene manco in mente di fare del male alla loro Madre Città. Cercano solo di sopravvivere, godendo solitari o fra loro, quando possono, di incredibili squarci di sole tra temporali furibondi, di scorci di azzurre cimase di antichi palazzi, di un pazzo clima che regala miti rigidezze e tiepidi calori.
Sono i foresti che, da sempre, quando in questa città vengono a far conquista, due cose fanno per prime ed a lungo: odiarla o farne scempio, la prima, e disprezzarne e rovinarne le genti la seconda. Forse per odio atavico… o per vendetta o per averne molto sofferto il passato dominio.
Ma tale è la straordinarietà della Superba che, con il tempo, anche i foresti spesso cambiano.
Ed alcuni di loro, non tutti, per carità, che sarebbe troppa e non voluta grazia, nella vecchiezza raggiunta tra Nervi e Pegli da noi diventano indistinguibili.
Spesso più genovesi dei genovesi stessi.
Più riservati, più schivi e più inclini ad un minimalismo quotidiano, a volte così creativo e profondo da far sparire le grandi espressioni artistiche e filosofiche che affondano penosamente i nostri media.
Mentre ti prendi un caffè con Loro, in un qualche bar posizionato in una pazzesca terrazza sbalzata sul mare, durante un folle pomeriggio di sole terso che ha fatto seguito ad una pioggia mattutina, ricordi il loro cognome, che genovese non è, e pensi a come diavolo ha fatto questa benedetta città a renderli più cittadini di te , che ci vivi da più di milleduecento anni.
Siamo tutti cittadini del mondo, è vero! ma per diventare Genovesi ci vuole qualcosa di più (o di meno) e non tutti ci riescono.
Non per vantarmi, ma io questa città la amo.

Marco Capurro, agosto 2002

Un piccolo, doveroso omaggio a Colui che è stato il più grande di tutti noi.

barbara

  1. Sentirsela sulla pelle, dentro.
    C’ è chi la guarda, l’ avverte, ma in superfice.
    C’ è , chi la vive in ogni suo respiro, una terra piana non molto vasta e sù subito le alture
    e poi le montagne.Il mare è giu’ dal colore blu’ intenso che l’ antico popolo dei liguri piu’
    montanaro che marinaro ha solcato con navi per secoli e Genova è diventata la superba.
    Nella storia delle antiche repubbliche marinare credo che sia cosi ricordata.
    Andando verso il suo interno è attraversata da piccole stradine..vicoli, ” i carrugi..” credo
    che si chiamino cosi. Sono vecchi, ma sempre vitali come arterie, ora come in passato. Ricordo di una
    passeggiata verso il porto, una mattina un po ‘ umida , forse autunnale. luoghi anche quelli
    che sapevano di antico…
    Un pasto in una specie di trattoria, ve ne sono tante, perlomeno ne vidi.
    L’ apparecchiatura del tavolo..un foglio faceva da tovaglietta. Un piatto di trofie…e la torta
    pasqualina…Poi..2..forse 3 musei.
    Il treno,. ancora un’ ora, Il tempo di vedere Genova nel tramonto.
    Le persone che ho udito parlare non sò se erano genovesi,liguri.
    Nella mia città li avrei riconosciuti, gli autoctoni…gli altri un miscuglio di inflessioni che non
    hanno niente in comune sia che per distanza che cultura…E non ha un buon risultato il vernacolo…mescolato con un dialetto..
    Un ricordo di una visita a Genova…poi altre 4..6 volte.

    Dell’ autore…ho letto la parte di una sua pubblicazione…..I Papi…” cose inaudite sotto un’ infinità di aspetti..e non edificanti! ” Qualcosa avevo già letto in passato.

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      • Volevo solo ringraziarLa ; passati 7 anni dalla morte di mio padre ho, per curiosità, inserito il suo nome su google e mi è apparsa una discussione del 2014 su lgazometro e poi questa citazione sul suo blog…non credevo che il ricordo di mio padre perdurasse anche in rete così a lungo dove tutto è transitorio…lui ci teneva e si impegnava a lavorare sul sito, ma vedere i commenti di Topganz(o Topo Gonzo) e anche ,perchè no in fondo, di JazzTrain( e lì non ripeto il nickname coniato da mio padre)seppur impegnati un pò a litigare anche nel ricordo… mi ha fatto piacere.
        Un saluto e ancora grazie,
        Gabriele(l’Orso)

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  2. Osservare, cosi con la curiosità che freme nella mente brillante, intelligente che spinge a conoscere, sapere custodendo dentro di se tutto questo…Poi ce le ha trasmesse. Ma credo un pò in sottotono, quasi schivo.
    E…come sai ti dico spesso che il Blog, questa specie di una creatura che prende..si l’ anima, perchè arriva quasi a tanto a sentire, trasmettere, vivendolo ” un’ Ideale…” con conoscenza profonda insieme a tanto altro variegato che ti appartiene culturalmente insieme a tante altre curiosità dal leggero..cosi per interrompere..al ricco nella sostanza..

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  3. La amo anch’io – e’ la citta’ delle mie origini e tale la sentiro’ sempre. Ci ho passato bei periodi di vacanza dalla mia famiglia – la famiglia di mia madre – e per me e’ indimenticabile.

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  4. ricordi indefinibili, ma di tante sfumature che per le emozioni vissute restano sempre vivi
    e in certi momenti li avvertiamo piu’ forti con un pizzico di nostalgia, forse perchè il tutto
    sapeva di buono.

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