All’Oscar 2014 è stato celebrato il 75° anniversario dell’uscita del “Mago di Oz” con Pink che ha cantato “Somewhere Over the Rainbow,” mentre sullo sfondo scorrevano immagini salienti del film. Ma ciò di cui poche persone si sono rese conto, durante l’ascolto di quella canzone indimenticabile eseguita da quella incredibile interprete, è che la musica è profondamente radicata nell’esperienza ebraica.
Non è un caso, per esempio, che le più grandi canzoni di Natale di tutti i tempi furono scritte da ebrei. Ad esempio, “Rudolph, la renna dal naso rosso” è stata scritta da Johnny Marks e “White Christmas” è stata scritta dal figlio di un cantore ebreo, Irving Berlin.
Ma forse la canzone più toccante emersa dall’esodo di massa dall’Europa è stata “Somewhere Over the Rainbow”. Il testo è stato scritto da Yip Harburg, il più giovane di quattro figli di immigrati ebrei russi. Il suo vero nome era Isidore Hochberg ed era cresciuto in una casa ebraica ortodossa di lingua Yiddish a New York. La musica è stata scritta da Harold Arlen, figlio di un cantore. Il suo vero nome era Hyman Arluck e i suoi genitori venivano dalla Lituania. Insieme, Hochberg e Arluck hanno scritto “Somewhere Over the Rainbow,” che è stata votata come canzone numero uno del ventesimo secolo dalla Recording Industry Association of America (RIAA) e dal National Endowment for the Arts (NEA).
Nello scriverla, i due uomini hanno scavato in profondità nella loro coscienza di ebrei immigrati – contornata dai pogrom del passato e dall’Olocausto ormai imminente – e hanno scritto una melodia indimenticabile con parole quasi profetiche. Leggete i testi nel loro contesto ebraico e improvvisamente non parlano più di maghi e di Oz, ma della sopravvivenza ebraica:
Da qualche parte lassù sopra l’arcobaleno, c’è una terra di cui ho sentito una volta in una ninna nanna. Da qualche parte sopra l’arcobaleno, i cieli sono blu e i sogni che osi sognare si realizzano davvero [“im tirtzu”… ndb].
Un giorno esprimerò un desiderio su una stella e mi sveglierò dove le nuvole sono lontane dietro di me.
Dove i problemi si sciolgono come gocce di limone sopra le cime dei camini, è lì che mi troverai.
Da qualche parte sopra l’arcobaleno volano gli uccelli azzurri. Gli uccelli volano sopra l’arcobaleno. Perché allora, oh perché io non posso? Se gli uccellini azzurri possono volare felici oltre l’arcobaleno perché, oh perché io non posso?
Gli ebrei d’Europa non potevano volare. Non potevano fuggire di là dell’arcobaleno. Harburg è stato quasi profetico quando ha parlato di voler volare via come un uccello azzurro dalle “cime dei camini”. Dopo Auschwitz, le cime dei camini hanno assunto un significato completamente diverso da quello che avevano all’inizio del 1939. La madre di Pink è Judith Kugel, ebrea di origine lituana. Mentre Pink cantava a voce spiegata la canzone di Harburg e Arlen dal palco agli Academy Awards, non stavo pensando al film: pensavo agli ebrei perduti d’Europa e agli immigrati in America.
Poi mi ha colpito l’ironia del fatto che per duemila anni la terra di cui gli ebrei avevano sentito parlare “una volta in una ninna nanna” non era l’America, bensì Israele. La cosa notevole è che meno di dieci anni dopo che “Somewhere Over the Rainbow” è stata pubblicata per la prima volta, l’esilio è finito e lo stato di Israele è rinato. Forse “i sogni che osi sognare si realizzano davvero”.
(Autore sconosciuto, traduzione mia)
(interpretazione veramente da brividi…)
barbara
… poi magari aggiungi che una delle interpretazioni più famose e suggestive di questa canzone è di un signore che di nome di chiamava Israel…
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Una bella lettura di una canzone che amo.
Ascolta se ti piace anche la loro versione
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Un po’ troppo rumorosa per i miei gusti…
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Buffo che Tommy e Joey Ramone fossero ebrei…scegliere questa canzone non credo sia stato un caso.
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Forse no. E forse, chissà, tutto quel rumore lo fanno per scacciare i fantasmi del passato…
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La lobby plutogiudicomusicalerumorosa
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Tremendi quelli, veramente tremendi (giudico?)
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refuso fu
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Nel senso che già eri fuso prima e poi ti sei fuso un’altra volta? (Certo che con quelle frequentazioni che hai tu non è che la cosa mi stupisca granché…)
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Visti: 14 febbraio. 1980. Palasport, Reggio Emilia. Non avevo ancora la barba. Per il resto si, “Somewhere over…” fa la gara con un’altra “Somewhere” in bellezza, quella di Bernstein. Ma per caso, Leonard Bernstein con quel nome, quella faccia, quel capello…. non è che…il testo..
There’s a place for us,
Somewhere a place for us.
Peace and quiet and open air
Wait for us
Somewhere.
There’s a time for us,
Some day a time for us,
Time together with time spare,
Time to learn, time to care,
Some day!
Somewhere.
We’ll find a new way of living,
We’ll find a way of forgiving
Somewhere . . .
There’s a place for us,
A time and place for us.
Hold my hand and we’re halfway there.
Hold my hand and I’ll take you there
Somehow,
Some day,
Somewhere!
Mah.
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Stupenda, non la conoscevo (come sarebbe che nell’80 non avevi la barba?! Stai cercando di calarti gli anni?)
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Come “non la conoscevo”, west side story! Ma la versione da brividi é quella di Tom Waits. Comunque, a 19 anni non avevo la barba.
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Non la conoscevo e basta, oh!
Tom Waits non mi piace.
Ah, eri immaturo già da giovane, non è che lo sei diventato dopo. Questo spiega molte cose…
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Questa canzone è da considerarsi un classico. Pur non conoscendo l’ inglese ho sempre
apprezzato la melodia , la musica. E tante le interpretazioni.
….Il Bog è sempre variegato…di tutto ! Grazie Barbara.
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Grazie a te.
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