Shabbat shalom a tutti.
barbara
Shabbat shalom a tutti.
barbara
“Ieri non c’è più, domani non c’è ancora, esiste solo l’oggi”, con la variante “quindi oggi è il giorno più bello della tua vita”. Vero che l’avete visto un miliardo di volte, citato in blog e siti e forum, con tanto di appello al principio di autorità: l’ha detto il Dalai Lama, cazzo, non vorrai mica metterti a contestare anche lui, non vorrai mica negare che lui sia il saggio più saggio di tutti i saggi che popolano il pianeta – tipo il detersivo che lava più bianco del bianco più bianco di tutti i bianchi di tutti i mondi possibili – e insomma se l’ha detto lui vorrà pur dire qualcosa, no? E dunque, ligia al dovere di considerare saggio colui che è considerato saggio, vi dico: vi è per caso morto un figlio ieri? Calma ragazzi, non agitatevi: quello in cui si è verificato l’increscioso evento è un tempo che non esiste (più), quindi non esiste neppure l’evento, quindi non c’è una sola ragione al mondo per cui voi oggi dobbiate essere tristi, anzi, dirò di più, come diceva Menuel dei figli di Menuel di Alto Gradimento: oggi è il giorno più bello della vostra vita, e il figlio morto che si fotta. E guai a voi se non testimoniate che questa mastodontica vaccata non è una mastodontica vaccata bensì il nonplusultra della saggezza.
barbara
DEMENZA DIGITALE – PELÙ, L’ISIS E IL GRANDE COMPLOTTO
“Io non ci credo che la Cia, il Mossad e i servizi segreti di tutto il mondo occidentale non sapessero nulla della nascita dell’Isis. Io non ci credo che non sappiano come debellarlo in una settimana senza far scoppiare l’ennesima Terza guerra mondiale. Io non ci credo che non si sappia come interrompere i fiumi di miliardi di dollari che alimentano questa nuova Jihad. Io non ci credo ai governi occidentali”. Musicista sul viale del tramonto con velleità di politologo ed esperto di conflitti internazionali, Piero Pelù torna a colpire attraverso il proprio profilo Facebook. Non pago di essersi coperto di ridicolo già a sufficienza nel recente passato, il volto storico dei Litfiba entra nel vivo di nuove questioni diffondendo sulla rete il peggior campionario complottista del terzo millennio. “Io credo che l’Isis sia l’immagine riflessa amplificata e distorta dell’arroganza colonialista occidentale reiterata per secoli e sempre peggiore. Io non ci sto che il mio destino sia in mano a un esercito di aguzzini guerrafondai assetati di denaro e sangue”, scrive l’artista fiorentino aggiungendo alle parole l’immagine di due mani insanguinate che si stringono. Nelle maniche di camicia le bandiere di Israele e Stati Uniti, mentre le gocce di liquido vitale cadono sopra una cartina artificiosa della Palestina che assorbe i confini dello Stato ebraico e non ne contempla l’esistenza. E viene da chiedersi: ma è lo stesso Piero Pelù che la scorsa estate si faceva fotografare sorridente davanti alla sinagoga di Firenze assistendo compiaciuto al successo del Balagan Cafè o si tratta in realtà di un suo sosia alla disperata ricerca di attenzioni e visibilità? (17 febbraio 2015, qui)
D’altra parte ricordiamo come abbia iniziato la sua carriera con un possente rutto: perfettamente logico, dunque, che la concluda con una scorreggia. Loffia, oltretutto. (Interessante, tra l’altro, quella “ennesima terza guerra mondiale”: voi quante terze guerre mondiali ricordate?)
barbara
Circolo dei Lettori, via Bogino 9 – Ciclo in memoria del prof. Vittorio Dan Segre z. l. “Islamismo, società islamica, antisemitismo”. I recenti attentati di Parigi hanno dimostrato la volontà e purtroppo la capacità della violenza islamista di colpire a fondo il cuore dell’Occidente. Ma il tragico gennaio parigino è solo l’ultimo atto di una realtà in sviluppo da tempo, le cui radici religiose etniche politiche sono fuori e contro il mondo occidentale. L’intricata situazione dell’area mediorientale, l’inquietante evoluzione/involuzione dell’Islam nelle sue attuali tendenze, il profondo riflesso che tutto ciò ha oggi sull’Occidente nel suo complesso, l’evidente riaccendersi di un antisemitismo sempre più violento e spesso mascherato da antisionismo: su questi temi la Comunità Ebraica di Torino continua, dopo le intense serate in compagnia di Maurizio Molinari e David Meghnagi, a proporre come preannunciato momenti di informazione e riflessione.
Domenica 22 febbraio, ore 16.00 – Incontro con Ugo Volli: Islam e Occidente, informazione e disinformazione.
barbara
Ho 81 anni, ho lavorato nei campi da quando ne avevo dieci anni e sono andata in pensione quando ne avevo 60, oggi percepisco una pensione di 478,00 euro al mese.
Grazie a Dio ho un fazzoletto di terra dove ancora oggi coltivo un piccolo orto, zappando la terra come si faceva una volta, riesco a racimolarci ben poco: qualche cipolla, qualche patata, un po’ di insalata….. ho difficoltà a salire le scale perchè la vita dura dei campi mi ha massacrato la schiena, dovrei fare delle terapie, ma dovrei pagarle perchè il servizio sanitario nazionale non le passa, dovrei prendere degli integratori alimentari che costano sui trenta euro per 15 giorni di cura, ma come può immaginare non posso curarmi, perchè con 478 euro ci devo pagare la luce, il riscaldamento e il ticket per i farmaci che devo prendere per il mio cuore (circa 15 euro ogni 15 giorni).
Non esco quasi mai da casa, perchè abito in campagna a 6 km dal paese e ora c’è la neve e la mia compagnia è spesso la Televisione. Mi hanno detto che lei prende circa 5 mila euro al giorno per andare a dire qualcosa su Rai Tre.. così l’altra sera ho guardato il programma di Fazio per sentire le cose che avrebbe detto.
Pensavo che per prendere 5 mila euro al giorno dicesse cose importanti… e invece l’ho sentita dire solo parolacce e insultare politici che magari io ho votato.
Adesso dovrò pagare il canone RAI, sui cento euro….. Ora le chiedo, perchè dovrei pagare alla RAI oltre cento euro per sentire le sue parolacce? Con cento euro potrei farci 4 cicli di terapia per le mie ginocchia!
Lei se la prende con le escort, con Ruby etc…. ma lei non è diversa da loro, visto che guadagna 5 mila euro al giorno per tenere in bocca solo il ca…. e il turpiloquio! E’ comodo far finta di stare dalla parte dei poveri, far la parte delle verginelle, quando si prendono 5 mila euro al giorno facendo la escort del turpiloquio!
Io sono una contadina vera, io sono una povera vera, io sono un’ignorante vera, ma le parolacce non le ho mai dette e non accetto che lei venga pagata anche con i miei soldi per dirle in RAI. Vada a dirle in un teatro dove solo chi vuole sentirle possa venire ad ascoltarla e si faccia pagare da quelli che vogliono sentirla, non da me che devo vivere con 478 euro al mese ad 81 anni!
Grazie e scusi per il disturbo. (qui)
Io non guardo la televisione da oltre trent’anni, quindi della signora Litizzetto fino a non molto tempo fa conoscevo solo la sgradevolezza estetica e sapevo, per averlo letto, della sua estrema volgarità. Poi un paio d’anni fa in occasione di non ricordo più quale serie di iniziative contro la violenza sulle donne ho visto un video che girava per tutti i blog; diceva, più o meno: “L’uomo che vi picchia non è uno che vi ama, è uno stronzo. Ricordatelo sempre, quello che vi picchia è uno stronzo!” Ora, uno stronzo per me è uno che mi propone un appuntamento e poi mi dà buca. Uno che mi mena non è uno stronzo, bensì uno che commette un reato, ossia un criminale. E dunque la signora Litizzetto, oltre ad essere inguardabile, oltre a essere volgare, oltre a essere, in termini tecnici, una escort, come dice la signora ottantunenne, o una zoccola, come dico io che sono molto meno corretta di lei, è anche un’emerita cretina. E una stronza, per usare la sua terminologia. Ecco.
Piesse: non so se la lettera sia autentica, ma dato che le cose che vi sono scritte sono tutte autentiche e sacrosante, vale la pena di leggerla in ogni caso.
Pipiesse: anch’io dico le parolacce, però non mi faccio pagare. Come dire: non lo faccio per professione, ma per amore.
barbara
Che già i razzi sono razzetti artigianali incapaci di far del male a una mosca, figuriamoci i sassi. Che se li tirassero davvero contro i carri armati, di male ne farebbero effettivamente pochino; il fatto è che non li tirano contro i carri armati: li tirano contro i parabrezza delle auto, loro, e contro le teste dei bambini, gli eroici combattenti per la libertà, i coraggiosi resistenti contro l’occupazione. Non farò l’elenco dei bambini ebrei assassinati in questo modo, perché non ho così tanto tempo da dedicare a questo post da poter fare la lista completa, e quindi ricorderò solo l’ultima, Adele Bitton, colpita due anni fa, rimasta per lunghissimo tempo fra la vita e la morte, poi apparentemente ripresasi, e alla fine stroncata dalle conseguenze dell’attentato. Prima dell’incontro coi bambini dei sassi (povere povere povere vittime, di cui per fortuna qualcuno si ricorda) era così
adesso è così.
E poi vai a leggere il solito, imprescindibile, Ugo Volli.
barbara
E adesso godetevi questa chicca. E ringraziatemi.
barbara
E che nessuno si azzardi a perdersi il post che vi schiafferò giù domani.
barbara
Finalmente sta per realizzarsi il grande sogno della mia vita: fra non molto – e, spero, per sempre – la vista che accoglierà i miei occhi, quando mi affaccerò alla finestra, sarà questa
Per arrivarci, uscita dal cancello di casa, dovrò percorrere questa stradina, attraversare la strada in fondo, percorrere ancora qualche decina di metri, fare il sottopasso della ferrovia e sarò sul lungomare. Ancora qualche passo, e sotto i miei piedi ci sarà la sabbia.
E vivrò qui
Una curiosità: sono nata al quarto piano (letteralmente: sono nata in casa, per fortuna – prima o poi dovrò parlarne); quando sono andata a vivere per conto mio ho abitato al piano terra, poi al piano rialzato, poi al secondo piano più il rialzato, e adesso, nell’ultima fase della mia vita, torno al quarto, e il ciclo si chiude.
E così chiudo la seconda fase della mia vita e inizio la terza (e dato che un tempo sta per concludersi, e un altro tempo sta per iniziare, ho buttato nella spazzatura il mio orologio e ne ho comprato uno nuovo). E dunque LECHAIM!
barbara
L’autore scopre che la Terra promessa ha un problema tedesco
Di Tuvia Tenenbom – Traduzione di Davide Levy, originale qui.
Da Forward.com, domenica 8 gennaio 2015
Il mio vero nome, per quelli che mi conoscono con altri nomi, è Tuvia.
Sono nato in una comunità ebraica estremamente anti-sionista, ultra-ortodossa in Israele conosciuta come “Hazon-Ishnikes”, tra gente che è certa che loro sono il popolo più vicino a Dio e che loro sono gli unici suoi rappresentanti sulla Terra. Mettiamola facile, sono nato nell’élite dell’élite dell’ebraismo religioso odierno.
Seguendo i passi dei miei avi, una lunga serie di rabbini, nella mia gioventù ho passato ogni momento da sveglio studiando le regole di Dio. Vero, la vita non era sempre perfetta, specialmente nei mesi estivi quando la temperatura raggiungeva i 100 gradi (fahrenheit, circa 40 gradi Celsius n.d.t) e dovevo andare in giro con quello che i miei maestri mi insegnavano essere i “vestiti ebraici”, un cappotto di lana nero e un cappello pesante, ma oltre a questo, onestamente, la vita era non meglio che perfetta.
Ma poi, in un freddo giorno invernale, ho avuto nelle mie mani tutti i tipi di libri e immagini e ho trovato che mi avevano mentito. I nostri vestiti neri da “ebrei” mi facevano spaventosamente sembrare come i nobili non ebrei polacchi e i borghesi austriaci di due secoli fa; la glorificazione nella nostra comunità delle vergini era più in linea con le idee nelle società islamiche; e il modo in cui i miei rabbini mi prevenivano da ogni interesse verso la sessualità, “tu non devi mai guardate le femmine” mi ricordavano sempre, mi sembrava più di radice cattolica che ebraica.
In linea con la mia natura di rappresentante di Dio, ho consultato il cielo e ho lasciato il movimento ultra ortodosso. Mi sono unito al mondo Modern Orthodox e, nel processo, sono diventato un fervente sionista di destra.
E con il passare di qualche anno mi sono arruolato nell’esercito israeliano. Come soldato, mi sono sentito un vero padrone. Guidavo carri armati nel deserto e portavo un grosso fucile d’assalto quando ero in città. Un giorno, quando camminavo nelle strade di Gerusalemme, credendo di essere il Re David della bibbia, i miei occhi incontrarono quelli di una ragazzina araba vestita in un lungo vestito bianco che stava sul tetto della sua casa. Lei stava là, in piedi e fiera. Mi guardò e poi cantò una piacevole canzone in arabo che catturò il mio cuore e la mia mente. La guardai anche io, una estrema bellezza, con una voce da angelo e mi innamorai di lei di colpo. La sua canzone, conclusi immediatamente, era molto più pericolosa di ogni mio proiettile.
Proprio in quel giorno divenni di sinistra, di estrema sinistra per essere esatti, e mi innamorai di tutti gli arabi.
Essendo giovane e ingenuo, pensavo che il mio nuovo amore corresse giù e si precipitasse nelle mani di Re Davide, cioè io.
Semplicemente non successe. Lei ignorò questo Re.
Non ci volevo credere. Come non poteva innamorarsi di un uomo sexy come me?
Sì, ero sexy!
Vedete, in quegli anni, giovani volontari tedeschi venivano in Israele in massa per aiutare gli ebrei dello stato ebraico, perché si sentivano in colpa per quello che avevano fatto i loro genitori, zii e zie agli ebrei qualche decina di anni prima. Per loro, io ero il più sexy uomo vivente perché i miei genitori sopravvissero a malapena ai nazisti e gran parte della mia famiglia evaporò in cielo attraverso qualche forno crematorio.
Già, tristemente per la bellezza araba io non ero niente di speciale.
Ci volle tempo ma realizzai con il fatto di essere rifiutato dalla ragazza araba, in quei giorni loro erano “arabi” non “palestinesi”. E passando gli anni, abbandonai il fucile e decisi di essere di centro e di studiare in una università.
Ma mia madre, che credeva che andare in una università laica fosse la peggior cosa che un ebreo potesse fare, non poté smettere di piangere quando le riferii la mia decisione.
Non augurando a mia madre ciò che le fecero i nazisti, lasciai Israele.
Questo fu 33 anni fa.
Andai negli USA e passai i successivi 15 anni in diverse università, studiando tutto e qualsiasi cosa pensassi fosse interessante. Ho fondato il Teatro Ebraico di New York, dove circa 20 mie commedie sono state rappresentate e iniziai a scrivere per varie testate americane e europee, soprattutto per il giornale tedesco Die Zeit.
Alla fine del 2012, il mio libro “Ho dormito nella stanza di Hitler” (“Allein unter Deutschen” in tedesco), un viaggio di sei mesi nella psiche dei tedeschi contemporanei, fu pubblicato. Il libro, che documenta la scioccante profondità dell’antisemitismo tedesco odierno, è diventato un best seller di Spigel. Un anno dopo, il mio editore mi chiese se volessi scrivere un libro su Israele, usando la stessa tecnica che ho impiegato per il primo libro, formalmente: viaggiare per il paese, guardando tutto e tutti, parlando a chiunque e poi scrivere su tutto questo, dettaglio dopo dettaglio.
Accettai e volai in Israele.
I giorni e i mesi sono passati e sono ancora in Israele.
L’Israele di questi giorni non è l’Israele che ricordavo. Andate, per esempio, le belle volontarie tedesche.
No, no, lasciatemi essere più preciso, loro sono qui, le giovani tedesche, ma adesso, per la maggior parte almeno, sono occupate a fare cose che ti fanno sentire colpevole. In questi giorni sono molto occupate a insegnare agli Arabi il migliore metodo per combattere gli ebrei. Lasciatemi tornare indietro. Questi volontari tedeschi si sentono molto colpevoli per quello che i loro nonni fecero agli ebrei e perciò, adesso, loro aiutano gli arabi per combattere contro gli ebrei.
Questo può non avere molto senso per voi, ma per questi tedeschi, la logica non gioca un ruolo principale.
Qui un esempio: ero seduto vicino a una coppia di giovani ragazze tedesche in un evento anti-israeliano che si teneva alla Università Al-Quds in Gerusalemme, nella quale ci veniva detto che lo stato di Israele fu creato da bande di massacratori ebrei che vennero in questa parte del mondo per nessuna ragione ovvia e sgozzarono migliaia di civili addormentati nel mezzo della notte. Le ragazze applaudirono. “tre anni fa” una di loro mi disse ” sono stata volontaria per Israele e mi sono innamorata del popolo ebraico”.
“E per questo che hai deciso di venire ancora?” chiesi.
“Sì”
“Tre anni fa ti sei innamorata degli ebrei e per ciò tu adesso aiuti i Palestinesi?”
Lei mi guardò incredula, molto arrabbiata: “che cosa stai tentando di dire?”
Sì, i volontari tedeschi sono cambiati. E anche gli ebrei sono altrettanto cambiati.
Per me, gli ultra ortodossi odierni sembrano più simili a fedeli pagani dell’età del bronzo che polacchi o austriaci del secolo passato. In questi giorni, per esempio, puoi vedere rabbino dopo rabbino fare i più strani “miracoli”, come aiutare la gente a “sembrare attrattiva” attraverso delle benedizioni, promettendo in oltre ai loro ingenui “seguaci” delle “comode suite in paradiso”, tutto questo con degli oboli straordinari, ovviamente.
Gli ultra-ortodossi non sono gli unici ad essere cambiati. I Modern-Orthodox adesso, con mia sorpresa, sono quasi l’esatta copia degli ultra-ortodossi della mia gioventù. 30 anni fa, i ragazzi e le ragazze Modern-Orthodox amavano ballare insieme il pomeriggio di shabbat. Adesso, ai ragazzi non è permesso toccare le ragazze, lasciamoli ballare tra di loro.
Oggigiorno anche la gente di sinistra ha subito un grosso cambio. Qualcuno dirige ONG che sono sovvenzionate con milioni e milioni di dollari da donatori stranieri e passano i loro giorni e notti seguendo un sogno: distruggere l’identità ebraica di questo paese.
“Alla fine qui ci dovrà essere uno stato singolo con un uomo un voto” un artista di sinistra mi ha detto.
Siccome i palestinesi sono quasi la maggioranza in questo stato singolo, lo stato ebraico cesserà di esistere, giusto? Chiesi
“Lo sogno questo!” ha detto
Ho incontrato molta gente come lui che orgogliosamente dichiaravano di amare la cultura palestinese.
Parli Arabo? chiedevo loro
“No” è la risposta che avevo
Hai letto il Corano o qualche altre fonte Islamica?
“Non ancora” era quando tendenzialmente mi dicevano
È sbalorditivo come gente che dedica la loro esistenza a proteggere l’identità e cultura palestinese non pensi neppure di studiarla questa cultura.
Io ho studiato arabo, il Corano, Hadith e qualsiasi altra cosa io potessi mettere le mani sopra e non vado ancora in giro a proclamare il mio amore. L’élite israeliana di sinistra che ho incontrato conosce Kant, Nietzsche, Sartre e Aristotele, ma non conosce Corano o Hadith e neppure la lingua araba.
A fianco degli ebrei ci sono gli arabi qui, ovviamente. Sono cambiati?
Oh, sì lo sono!
I sorrisi che ero abituato a vedere nelle loro facce 33 anni fa sono ora totalmente spariti. Prima Europa e America fornivano incalcolabili quantità di denaro in varie “iniziative di pace”, gli arabi e gli ebrei si mischiavano abbastanza bene. Non era il paradiso, ma nemmeno New York lo è. Ricordo che potevo andare a Ramallah, Nablus, Bethleem, proprio ovunque. Mi piaceva il cibo e la musica Araba e ne fruivo quando volevo. Adesso gli ebrei israeliani possono andare a Nablus, Gaza o Ramallah?
“C’era un bus qui,” un israeliano della città meridionale di Askelon mi ha detto “il bus pubblico numero 16, e potevamo andare a Gaza. Eravamo in buoni rapporti, i gazamiti e gli israeliani. Lavoravamo insieme, mangiavamo insieme e ci facevamo visita a vicenda. La vita era differente allora. Ora Gaza è un mondo separato. Non possiamo andare da loro e loro non possono venire da noi”
Sono stato nella casa di uno dei più importanti leader palestinesi, il General Maggiore Jibril Rajoub, un uomo che molti israeliani pensano essere il più moderato del OLP. “Se Hitler si svegliasse dalla sua tomba (è stato cremato, N.d.T.) e vedesse la brutalità di Israele, potrebbe essere scioccato”, mi ha detto.
Uno dei suoi uomini mi ha detto, abbracciandomi forte: “tutti noi, tutti i palestinesi, siamo tedeschi”.
Qui mi conoscono come “Tobi il tedesco”, un nome che uso quando sono con i palestinesi e loro amano me, un uomo ariano. Fossi stato Tuvia, un nome che mi identifica come ebreo, ci sarebbero state buone possibilità che non sarei in vita adesso. In nessun posto in Palestina, o “area A” secondo i termini di Oslo, non può trovare un ebreo, ameno che non sia stato rapito e probabilmente ucciso.
Jibril mi apprezzava. E, per essere onesto, anche a me piaceva. Mi disse che il mio nome non doveva essere più Tobi.
Questo padrone dello spionaggio palestinese trova che io non sono Tobi?
Per grazia e compassione di Allah, no. “Il tuo nome, da adesso è Abu Ali” mi ha detto. Abu Ali, che rappresenta rispetto e coraggio in arabo palestinese, è anche il nome con cui qualche palestinese chiama Adolf Hitler.
Ebbene sì: che differenza fanno 33 anni.
Come è avvenuto questo cambio nelle relazioni arabo-ebraiche? ci sono voluti mesi di vagabondaggio nelle strade per rivelare la presenza di persone che hanno lavorato duro per portare questo cambio in essere.
Chi sono queste persone?
Tristemente, loro sono gli attivisti delle ONG che vagabondano in questa terra spargendo odio. Non sono gli unici, c’è un altro colpevole: l’Unione europea.
Per essere onesto, non sono i soli colpevoli qui intorno. Nemmeno l’americana Agency for Inernational Development, differentemente al credo comune, è fatta di persone rette. Ma USAID è un piccolo attore comparato agli europei, così prendiamocela con gli europei per ora.
Sorpresi? Io lo sono stato. Ma la realtà è il più grande assassino delle sorprese, e la realtà qui è straordinariamente velenosa.
Se qui tu sei un turista, o se perfino vivi qui, molto probabilmente non fai molta attenzione a questo. Ma se tu devi scrivere un libro su questo paese e non puoi chiudere i tuoi occhi e le tue orecchie, la realtà rivela se stessa.
L’ho capita male? controlliamo.
Per piacere, venite con me in un viaggio a Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di questo paese. Forse siete stati lì e oggi sto andando lì anch’io. Al contrario di molti di voi, penso, sto andando a Yad Vashem con un viaggio pagato dall’EU tramite un finanziamento della commissione europea.
Mi unisco a una ONG italiana, la “Casa della Pace” di Milano, che porta giovani italiani nel paese con l’intento di provare Israele in prima persona. Questa ONG utilizza anche una guida israeliana che si chiama Itamar.
“Benvenuti in Israele, Palestina” Itamar dice, parlando ad un microfono e poi ci dice di essere un ex-ebreo.
Mentre camminiamo attraverso il museo, Itamar fa del suo meglio per trasformare la storia della Seconda Guerra Mondiale in una storia contemporanea, facendo comparazioni tra i Nazisti di ieri ed Israele di oggi.
“In Israele oggi, gli africani sono stati messi in campi di concentramento” Itamar dice, riferendosi agli immigranti illegali sudanesi ed eritrei, che, apparentemente, ci fa credere che siano bruciati nei crematori dappertutto in Israele.
Quando il tour prosegue, ci spostiamo nella sezione con più morti ebrei, dove un visitatore normale affronta la più potente fase dello stermino di massa di milioni di ebrei. Ma il nostro ex-ebreo ha altre cose in testa. Lui dice: “Quello che vedete qui (a Yad Vashem) è tutto delle vittime ebree, questo è dopotutto un museo ebraico. Ma quello che vedete qui, con ebrei e nazisti, sta anche succedendo oggi, in Palestina. Quello che sta avvenendo qui in Israele è un Olocausto.”
Sono felice, se si può dire così, che mia madre sia morta e non debba sentire questo.
Come persona privata, Itamar è autorizzato a queste sue visioni. Ma ciò che interessante qui è che the EU stia pagando un “ex-ebreo”, un uomo che loro dovrebbero sapere parlare male degli ebrei, per guidare un gruppo di turisti e a Yad Vashem.
E poi, c’è la Croce Rossa o come è conosciuta ufficialmente, ICRC. Questi sono la gente retta della Terra che guida meravigliosi camioncini bianchi con piccole croci rosse e stanno sempre aiutando la gente bisognosa di aiuto.
Bene, non proprio così.
La gente che ho incontrato della Croce Rossa qui fa cose molto più importanti che assistere i malati o prendersi cura delle persone bisognose. Per esempio: spende risorse reclutando e/o equipaggiando arabi con gli strumenti adatti per catturare e registrare i cattivi ebrei che vagabondano in questo pezzo di terra. Israele è un occupante, loro insegnano agli arabi e gli arabi devono combattere gli occupanti ebrei. Quando questa terra è stata occupata? No, no, non dire 1967. Questa terra fu occupata nel 1948.
Come lo so?
No, non ho letto della Croce Rossa nei giornali. I media qui, come ho imparato duramente, non è il posto dove si trovano i fatti. Per scoprire cosa stanno facendo le persone della Croce Rossa, mi sono unito a loro in un giro in una città araba, Jenin, e ho visto di prima mano come loro operano.
Il mio giorno con i ragazzi della Croce Rossa è iniziato stranamente. Mi sono mostrato negli uffici della ICRC nel quartiere di Sheikh Jarrah e mi sono imbarcato the furgone che mi avrebbe portato a Jenin.
Mentre stavamo guidando, il rappresentante della Croce Rossa mi ha parlato: “quando loro (Israele) demoliscono una casa, noi arriviamo insieme alla PRC (Pelestinian Red Crescent, Mezzaluna Rossa Palestinese n.d.t) e offriamo i kit per l’igiene e tende per le persone che hanno appena perso la casa. Tutti gli edifici in Sheikh Jarrah hanno ordini di evacuazione e Israele mette qui i coloni.”
Questo suona veramente male. Quante case sono demolite in Sheikh Jarrah fino ad ora? gli ho chiesto.
Lui ha provato di sommarli tutti nella sua testa ed è uscito con la somma esatta: ZERO.
Questo non ha molto senso, ma non sembra interessare. La Croce rossa non si vergogna nemmeno di condividere i suoi pensieri di odio per scritto, se sei un giornalista tedesco ovviamente. In una email dalla Croce Rossa, mi è stato detto che la Croce Rossa distribuisce le sue analisi sulle questioni dei diritti dell’uomo “con gli stati appartenenti alla Convenzione di Ginevra e loro seguono la nostra interpretazione della legge, con l’eccezione di Israele”
Israele, apparentemente, è il solo paese sulla terra che viola la Quarta Convenzione di Ginevra e i regolamenti della legge umanitaria internazionale. Mannaggia, gli ebrei.
In aggiunta alle ONG straniere operanti nell’area, le ONG israeliane sono anche loro molto attive qui, poiché la loro maggiore sorgente di introito viene dall’estero.
Una delle più famose ONG israeliane è B’Tselem, che è bellamente finanziata con mezzi tedeschi.
B’Tselem ha reso pubbliche varie storie sulla violazione di diritti umani da parte del governo ed esercito israeliano. Come l’hanno fatto? B’Tselem ha ricercatori sul campo, circa 10 in tutto, tutti questi palestinesi.
Ho incontrato un ricercatore di B’Tselem che si chiamava Atef e mi preso per testimoniare di prima mano le orribili cose che gli ebrei avrebbero fatto. Tristemente, quando siamo arrivati dove i cattivi ebrei avrebbero dovuto essere, non abbiamo visto alcun ebreo. Invece, Atef mi ha presentato alcuni abitanti del luogo.
Abbiamo parlato per un momento e improvvisamente il capo della famiglia mi ha accusato, dicendo che io “pago denaro agli ebrei!”
“Quando io ho pagato denaro a qualche ebreo?” Io, Tobi il Tedesco, ho chiesto.
“Beh, non tu personalmente ma il tuo popolo, i tedeschi” lui ha detto.
Ho ricordato ai miei nuovi amici che noi, i tedeschi, non abbiamo scelta che pagare gli ebrei perché li abbiamo ammazzati nella seconda guerra mondiale.
Atef, il ricercatore, ha interrotto: ” questa è una bugia, non ci credo” ha detto.”
L’olocausto così come noi tutti lo conosciamo è un invenzione degli ebrei.
E gli ebrei di B’Tselem stavano chiamando questo uomo un ricercatore di punta.
Queste storie sono solo una goccia nel secchio di quello che ho trovato in questa terra e per il tempo che ho passato, io sapevo come chiamare il mio nuovo libro: “Catch the Jew!” (Acchiappa l’ebreo, N.d.T.), tre parole che raccontano la storia moderna degli ebrei, arabi e l’illuminato mondo occidentale
Quando “catch the Jew!” usci in Israele, le stazioni TV israeliane trasmisero qualche video che io gli diedi, che descrivevano qualche storia che c’è nel libro. Un video era su B’Tselem. Ma B’Tselem si oppose al servizio e accusò che il video era stato tirato fuori dal contesto. Quindi misi una versione più lunga del video su Facebook.
Solo dopo che Haaretz riportò che io avevo citato correttamente il borsista di B’Tselem, l’organizzazione finalmente ammise la verità e licenziò Atef.
Ma Atef fu solo il caso. B’Tselem è una delle tante ONG che operano qui, ognuna dedicata ai “diritti dell’uomo” e alla “pace”, ma in realtà dedicate alla distruzione dello stato di Israele e alla delegittimazione dei cittadini ebrei.
Questo suona duro, lo so ma tristemente questa è la realtà.
Come puoi immaginare, le ONG costano, milioni su milioni e qualcuno deve pagare per loro. La questione è chi?
Secondo gli agenti dell’Intelligence con cui ho parlato, la maggior parte del denaro europeo anti-Israele viene dalla Germania. I finanziamenti tedeschi delle ONG piene d’odio non è il solo convogliamento tedesco in attività anti-israeliane qui. Guardate per un momento i vari partiti politici che operano qui attraverso il loro fondazioni affiliate. Per quanto loro pubblicamente lo neghino, loro coscientemente finanziano gli anti-semiti.
Siccome io sono sul punto di partire, mi chiedo che cosa sembrerà questo paese da qui a 33 anni. Non sono sicuro, siccome ho smesso di essere il rappresentante di Dio da tanto tempo, ma scommetto che se i tedeschi continuano sulla loro strada, in 33 anni non ci sarà un singolo ebreo qui.
Il prossimo libro di Tuvia Tenenbom “Catch the Jew!” sarà pubblicato in febbraio da Gefen Publishing.
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E adesso che lo avete letto, stampatelo, e imparatevelo a memoria.
Noi ci vediamo… boh, non lo so. Comunque ci vediamo.
barbara