E, come per il principe ereditario (qui non è scritto per brevità, ma è una norma contemplata), lo si diventa anche per matrimonio. Tipo che a un certo momento tu ti stufi della tua signora o la tua signora si stufa di te e ti rifai una vita sposando una “profuga” palestinese: diventi automaticamente profugo palestinese anche tu, e lo diventeranno tutti i figli che metterete al mondo. Non solo: dato che per la legge islamica i figli appartengono unicamente al padre e in caso di divorzio devono rimanere con lui, credo ci siano buone probabilità che possano diventare profughi palestinesi anche i tuoi figli di primo letto.
Il double standard del double standard.
Per i paladini della giustizia sociale, l’occidentale, l’ebreo e qualsiasi abitante di un paese del primo mondo (anche se nero), è brutto e cattivo. Poi ci sono i poveri (inclusi i membri dell’isis) che sono per forza buoni. Però, tra questi ci sono quelli che sono più buoni degli altri, ovvero i palestinesi (ancor meglio se questi sono uomini di Hamas).
Questo mi par il loro pensiero.
Aggiungi, in fatto di doppio standard, che mentre tutti gli altri vengono classificati come rifugiati se, per guerra o altro, si devono spostare in un altro stato, diverso da quello in cui sono nati e di cui sono cittadini, fra i “profughi” palestinesi ci sono quelli che erano arrivati lì da pochissimi anni da Paesi arabi circostanti, attirati dalle migliori condizioni di vita create dai pionieri ebrei (bastava dichiarare, nel ’48, di avere risieduto lì per due anni); ci sono i lavoratori stagionali, che finito il lavoro se ne sono tranquillamente tornati a casa loro; ci sono quelli che si sono spostati da un villaggio della Galilea a uno della Giudea, qualche decina di chilometri… E c’è il milione di ebrei cacciati dai Paesi in cui vivevano da centinaia quando non da migliaia di anni, scappati – quelli sopravvissuti alla caccia all’uomo – più o meno coi vestiti che avevano addosso lasciando case e terre e fabbriche e negozi, per i quali nessuno si è mai sognato di chiedere giustizia.
Sembra che da una delle due parti essere un rifugiato sia un mestiere come lo era essere il principe ereditario…
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E, come per il principe ereditario (qui non è scritto per brevità, ma è una norma contemplata), lo si diventa anche per matrimonio. Tipo che a un certo momento tu ti stufi della tua signora o la tua signora si stufa di te e ti rifai una vita sposando una “profuga” palestinese: diventi automaticamente profugo palestinese anche tu, e lo diventeranno tutti i figli che metterete al mondo. Non solo: dato che per la legge islamica i figli appartengono unicamente al padre e in caso di divorzio devono rimanere con lui, credo ci siano buone probabilità che possano diventare profughi palestinesi anche i tuoi figli di primo letto.
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Il double standard del double standard.
Per i paladini della giustizia sociale, l’occidentale, l’ebreo e qualsiasi abitante di un paese del primo mondo (anche se nero), è brutto e cattivo. Poi ci sono i poveri (inclusi i membri dell’isis) che sono per forza buoni. Però, tra questi ci sono quelli che sono più buoni degli altri, ovvero i palestinesi (ancor meglio se questi sono uomini di Hamas).
Questo mi par il loro pensiero.
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Aggiungi, in fatto di doppio standard, che mentre tutti gli altri vengono classificati come rifugiati se, per guerra o altro, si devono spostare in un altro stato, diverso da quello in cui sono nati e di cui sono cittadini, fra i “profughi” palestinesi ci sono quelli che erano arrivati lì da pochissimi anni da Paesi arabi circostanti, attirati dalle migliori condizioni di vita create dai pionieri ebrei (bastava dichiarare, nel ’48, di avere risieduto lì per due anni); ci sono i lavoratori stagionali, che finito il lavoro se ne sono tranquillamente tornati a casa loro; ci sono quelli che si sono spostati da un villaggio della Galilea a uno della Giudea, qualche decina di chilometri… E c’è il milione di ebrei cacciati dai Paesi in cui vivevano da centinaia quando non da migliaia di anni, scappati – quelli sopravvissuti alla caccia all’uomo – più o meno coi vestiti che avevano addosso lasciando case e terre e fabbriche e negozi, per i quali nessuno si è mai sognato di chiedere giustizia.
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