Chiunque sia il terrorista. Condanna pertanto senza mezzi termini l’attentato terroristico di Duma costato la vita a un bambino palestinese di diciotto mesi, Ali Saad Dawabsha, e il ferimento dei suoi genitori e di un fratello. Se gli assassini risulteranno essere effettivamente, come tutto al momento porta a pensare, israeliani di religione ebraica, nessuna attenuante verrà invocata, così come non ne sono state invocate per gli assassini di Mohammad Abu Khdeir, bruciato vivo per vendicare – qualunque cosa possa significare il termine “vendetta” quando la scure cade su un innocente – l’assassinio di tre ragazzi israeliani.
Archivi del mese: luglio 2015
POLITICHE PER LA PACE, SI CHIAMANO
L’EBREO ERRANTE
Un racconto di tanti tanti anni fa.
C’era una volta un ebreuccio piccolo piccolo, che camminava. Camminava, camminava sempre; non sapeva dove andava, non sapeva perché andava, ma andava. Non aveva una famiglia, non aveva un lavoro, non aveva denaro, non aveva niente: non aveva tempo di fare niente, niente altro che andare, perché questo doveva fare: andare.
Un giorno, stanchissimo, decise di fermarsi un momento. Si sedette su un sasso, poco oltre il ciglio della strada, e sospirò tristemente. Un passero, che saltellava tra i radi fili d’erba cercando qualche seme, si fermò a guardarlo, incuriosito.
“Perché sospiri?” chiese.
“Perché sono stanco di andare” rispose l’ebreuccio.
“Ma tu devi andare!”
“Sì, questo lo so; ma perché devo andare?”
“Perché tu sei l’Ebreo Errante”.
“E perché sono l’Ebreo Errante?”
Il passero si strinse nelle spallucce, allargò le ali con aria sconsolata e volò via.
L’ebreo si alzò stancamente, e riprese il suo triste cammino. Da quanto tempo camminava ormai? E come saperlo? Aveva visto i bambini crescere, e invecchiare, e morire, e poi morire i loro figli e i figli dei loro figli, ma lui continuava a camminare, col suo viso triste senza tempo, col suo corpo stanco senza età.
Un giorno ebbe sete, e si fermò a bere sulla riva di un ruscello. Bevve lungamente, e sospirò. Un pesciolino che vagava lì intorno, alla ricerca di qualche larva, lo guardò incuriosito.
“Perché sospiri?” chiese.
“Perché sono l’Ebreo Errante”.
“Certo che sei l’Ebreo Errante, e con questo?”
“Ma perché sono l’Ebreo Errante?”
“Perché Dio ha voluto così”.
“E perché ha voluto così?”
Anche il pesciolino si strinse nelle spallucce, allargò le pinne con aria sconsolata, e guizzò via. Tutti gli altri, tutti, proprio tutti, vivevano in una casa, in una capanna, in qualche posto, e si sposavano, e avevano figli, e poi morivano. Solo lui, l’Ebreo Errante, non poteva fermarsi mai, non poteva riposare il capo su un petto di donna, non poteva stringere fra le braccia il corpo di un bambino, non poteva, alla fine, chiudere gli occhi e riposare per sempre.
Un giorno ebbe fame, ed entrò in un campo per cogliere un frutto. Morse il frutto, e sospirò. Un grosso bue, che vagava nei pressi cercando un po’ d’erba da brucare, lo guardò incuriosito.
“Perché sospiri?” chiese.
“Perché Dio ha voluto che io fossi l’Ebreo Errante”.
“Naturalmente”.
“Ma perché lo ha voluto?”
“Perché il mondo deve avere un Ebreo Errante!”
“E perché deve averlo?”
Il bue si strinse nelle sue grosse spalle, agitò un po’ la coda con aria sconsolata, e se ne andò.
Ecco, tutti gli altri sceglievano che cosa essere nel mondo: chi sceglieva di essere contadino, chi muratore, chi falegname, e tutti sapevano perché il mondo avesse bisogno di loro. E poi un giorno arrivava la morte, e qualcun altro prendeva il loro posto. Solo l’Ebreo Errante era stato scelto, e non sapeva perché il mondo avesse bisogno di lui e, a quanto pareva, nessuno poteva prendere il suo posto.
Un giorno, nel cortile di una casa, vide una bellissima fanciulla che piangeva disperatamente.
“Perché piangi?” le chiese.
“Il signore del castello ha ordinato che ogni famiglia consegni mille scudi, oppure la figlia più bella, per i suoi piaceri. La mia famiglia è molto povera, non possiede neanche uno scudo, e io sono la figlia più bella”.
“Scava ai piedi del pero – disse l’ebreo – e sotto mezzo metro di terra troverai una cassa con duemila scudi”.
La fanciulla scavò, e sotto mezzo metro di terra trovò la cassa, e nella cassa c’erano i duemila scudi.
“Come facevi a saperlo?” domandò sbalordita.
“Sono già passato una volta di qui, tanto tempo fa, e ho visto tuo nonno seppellire quella cassa. Poi morì all’improvviso, e non ebbe il tempo di rivelare il suo segreto”.
L’ebreo sospirò, e riprese il cammino.
Un giorno vide un uomo, seduto presso un pozzo, che si stringeva la testa fra le mani, con l’aria avvilita.
“Perché sei così avvilito?” gli chiese.
“Io sono un attore – rispose l’uomo – il più grande attore del mondo. Ho recitato tutte le commedie, tutte le tragedie, tutto quello che si può recitare in un teatro. Adesso non ho più niente da recitare”.
“Scava presso questo pozzo – disse l’ebreo – e troverai una scatola. Dentro ci sono cento commedie, le più belle che tu abbia mai letto nella tua vita. E non sono mai state recitate”.
L’attore scavò, trovò la scatola, e dentro c’erano le commedie, le più belle che avesse mai letto nella sua vita.
“Come potevi saperlo?” chiese stupito.
“Sono già passato di qui, tanto tempo fa. Anche allora viveva qui un attore, uno grandissimo. E non era contento delle commedie che recitava: nessuna gli sembrava abbastanza bella per la sua bravura, e così decise di scriverne lui stesso. ‘Ma gli uomini del mio tempo non potranno capirle – disse quando ebbe finito – è troppo presto. Le seppellirò, e quando i tempi saranno maturi, qualcuno sicuramente le troverà: e allora sarà il momento giusto per recitarle!”
Sospirò, e riprese il cammino.
Un giorno, mentre attraversava una foresta, vide un uomo tristissimo, ancora più triste di lui.
“Possibile – si chiese – che esista un uomo più triste di me? Cosa potrà mai essergli accaduto?”
Gli si avvicinò, ma l’uomo era così immerso nella sua tristezza, che non si accorse di lui, finché non gli ebbe posato una mano sulla spalla.
“Che ti è accaduto, fratello? – chiese -. Che cosa può causare una tristezza tanto grande?”
E l’uomo raccontò:
“Un giorno, quando ero molto piccolo, vennero degli uomini cattivi, e uccisero tutta la gente del villaggio: uomini e donne, vecchi e bambini; solo io mi salvai, nascosto sotto il corpo di mia madre. Così sono cresciuto solo, non ho imparato la lingua dei miei padri, non conosco le loro usanze, la loro sapienza, la loro storia. E quando avrò dei figli, che cosa potrò insegnare loro? Valgo meno di quell’albero laggiù che affonda le sue radici profondamente nella terra.”
“Non preoccuparti – disse l’ebreo -. Sono già passato di qui in un tempo lontano, quando la tua gente viveva in questo villaggio. E ho sentito la lingua dei tuoi padri, ho visto le loro usanze, ho conosciuto la loro sapienza, ho imparato la loro storia. Ora ti insegnerò tutte queste cose”.
Si sedette accanto a lui, e gli restituì le sue radici.
“Sia benedetto Iddio che ti ha posto sulla mia strada!” gridò l’uomo, quando l’ebreo ebbe finito.
Comparve in quel momento un leone.
“O Ebreo Errante – ruggì – hai capito, adesso?”
L’ebreuccio piccolo piccolo chinò il capo e, per la prima volta nella sua vita, l’ombra vaga di un sorriso comparve sul suo volto senza tempo.
Riprese il cammino. E questa volta non sospirò.
barbara
CHE POI, A GUARDARE NEL DETTAGLIO
AVETE MAI VISTO UNA PRIGIONE A CIELO APERTO?
Un campo di concentramento? Un campo di sterminio? Un luogo in cui gli abitanti si trascinano laceri e macilenti perché i sionisti stanno perpetrando uno sterminio, un genocidio, un olocausto, una shoah, una soluzione finale del popolo palestinese? No? Niente paura: vi ci faccio fare un giro io.
Poi già che ci siete potreste anche andarvi a riguardare questo vecchio video a cui ho intensamente lavorato con l’aiuto di due amici, e magari dare un’occhiata a quest’altro documento: GAZA AFFAMEE.
barbara
IL LIBRO NERO DELLA DONNA
Gli aborti selettivi (circa cento milioni di donne mancanti nel mondo solo a causa di quelli), gli infanticidi selettivi, le bambine non uccise direttamente ma morte perché intenzionalmente lasciate con meno cibo, meno cure quando si ammalano (ed essendo denutrite si ammalano molto di più dei loro fratelli maschi), meno attenzione riguardo a possibili incidenti. E poi le mutilazioni genitali, che provocano spesso infezioni, a volte mortali, e parti molto più a rischio, gli stupri etnici, le violenze familiari – regolarmente impunite – giustificate da tradizioni claniche e religiose, matrimoni imposti, non di rado in età prepubere, che si risolvono in una infinita serie di stupri e in pericolosissime – a volte mortali – gravidanze precoci. Femminicidio è un termine brutto, ma il fenomeno esiste. Qualcuno, guarda caso uomo, lo ritiene un termine assurdo, ritiene che l’uccisione di un essere umano debba essere qualificata sempre e comunque come omicidio. Ma se io uccido qualcuno che non mi ha fatto alcunché di male, che addirittura magari neanche conosco, unicamente perché negro, o ebreo, o zingaro, non concorderebbe chiunque sul fatto che questo assassinio debba esser classificato in una categoria a parte, e non assimilato a un omicidio commesso per vendetta o per interesse? E dunque perché mai l’assassinio di una donna dovuto unicamente al fatto che si tratta di una donna non dovrebbe essere considerato come una categoria a sé, separata dal “normale” omicidio?
E poi ancora i diritti politici negati, i diritti civili negati (donne, magari ministro, che non possono lasciare il Paese per gli impegni relativi al proprio mandato senza l’autorizzazione del marito), minore scolarizzazione, discriminazioni sul lavoro e in molti altri ambiti… L’analisi della condizione femminile in tutto il mondo contenuta in questo corposo volume è davvero esaustiva, e impressionante. Con qualche – non troppo sorprendente – bizzarria, come le violenze domestiche sopportate dalle donne palestinesi addebitate all’occupazione e soprattutto all’intifada, ripetutamente nominata senza mai dire che cosa sia, sicché chi non segua le vicende di quella parte del mondo potrebbe tranquillamente immaginare che si tratti di qualche diavoleria vessatoria inventata da Israele, e comunque la cosa funziona così: per colpa dell’intifada gli uomini sono senza lavoro; siccome sono senza lavoro devono stare tutto il giorno a casa; siccome devono stare tutto il giorno a casa si annoiano a morte; e siccome si annoiano a morte, per fare qualcosa e per scaricare il nervosismo pestano le mogli. E anche gli incesti sono da attribuire alla stessa causa:
La televisione via cavo e l’accesso a internet hanno introdotto nelle case programmi e siti pornografici fino a quel momento vietati o di difficile accesso in una società tradizionalista e pudibonda. «Confinati in casa dalla disoccupazione, gli uomini, giovani e meno giovani, passano molto tempo davanti alla tv. Quello che vedono gli riempie la testa di idee, e poi passano all’azione con quello che hanno “sottomano”, la loro figlia o la loro sorella» spiega Shaden Bustami, direttrice dell’Associazione per la difesa della famiglia (Adf).
C’è anche qualche clamorosa ingenuità, come quella di accreditare al pur restrittivo e misogino Iran l’assenza degli aborti selettivi, quando dovrebbe essere noto a chiunque che in Iran non vengono effettuati aborti né selettivi né ciechi, dal momento che l’aborto è vietato per legge; e c’è un astioso attacco a 360° contro George W. Bush Ma a parte queste e alcune altre cose su cui si può dissentire, è un libro che dovrebbe davvero essere letto, perché magari si segue la cronaca, si leggono i giornali e si crede di sapere tutto e invece no: ce ne sono di cose che non sappiamo, e quante ce ne sono.
Il libro nero della donna, A cura di Christine Ockrent, Cairo editore
barbara
SCANDALO A CORTE?
Scheletri nell’armadio? Elisabetta nazista? Io, con tutta la buona volontà, riesco a vedere solo una bambinetta che con la sorellina più piccola saltella e si sbraccia a salutare verso la telecamera (sì, c’è anche un momento – forse un secondo, forse due – in cui si ferma e il braccio rimane teso in alto: sfido chiunque a giurare di non essersi mai mai mai mai mai nel corso della propria vita trovato in quella posizione).
Bambinetta che, una volta cresciuta, volle a tutti i costi arruolarsi per dare il proprio personale contributo alla guerra contro il nazismo
e servì, in tutta umiltà, come camionista.
barbara
GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN ESTERNO
Padova, 1941. Mia nonna con figlia secondogenita (quattordicenne) e figlio ultimogenito (il quinto) – in braccio, perché le carrozzine le avevano solo i ricchi. Neanche io ho mai avuto una carrozzina. Le gambe belle, come si può constatare, sono da sempre una caratteristica di famiglia.
Shabbat shalom.
barbara
NO NIENTE, SIAMO NOI CHE SIAMO ISLAMOFOBI
TELECOM, TELENOVELA CONTINUA
Mi è arrivata la risposta
Asti, 21/07/2015
N.Prot. C13659419
Oggetto: Risposta a segnalazione per mancata cessazione linea Telefono numero ******
Gentile Cliente,
a seguito della segnalazione di cui in oggetto pervenuta il 03/07/2015 , La informiamo di aver effettuato le dovute verifiche dalle quali non sono emersi elementi che ci consentano di accogliere la Sua richiesta in quanto non ci risulta nessuna evidenza, nei nostri sistemi di richiesta specifica di cessazione.
La invitiamo pertanto ad inviare tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento alla Casella Postale n. 211, Asti C.A.P. 14100 la seguente necessaria documentazione:
– Suo documento d’identità in corso di validità (copia fronte e retro).
– nuova richiesta di cessazione da Lei sottoscritta
Rinnovando la nostra piena disponibilità per ogni Sua futura esigenza, Le ricordiamo che, per informazioni o aggiornamenti sulle nostre proposte commerciali, può visitare il sito http://www.telecomitalia.it, dove sono disponibili anche indicazioni utili sulle procedure di conciliazione, oppure contattare gratuitamente il Servizio Clienti 187 a sua disposizione 7 giorni su 7.
Distinti saluti Telecom Italia S.p.A.
Servizio Clienti Residenziali
Telecom Italia
Servizio Clienti Residenziali
Casella Postale 211
14100 ASTI
TELECOM ITALIA SPA Sede Legale: Via Gaetano Negri,1 – 20123 Milano C.Fiscale, Partita IVA e Iscr.Registro
Direzione Generale e Sede Secondaria: Corso d’Italia, 41 – 00198 Roma Imprese di Milano: 00488410010
Capitale Sociale Euro 10.723.490.008,00 Iscr. Registro A.E.E. IT08020000000799
139 – 20150721120039 – TB00316650-S93-D93-P1-F
La mia risposta
Spettable Telecom, In risposta al vostro messaggio email, che accludo, cercherò di esporre il più chiaramente possibile l’incredibile serie di inconvenienti e disagi e danni che da quattro mesi sto continuando a subire per causa vostra.
Verso fine febbraio-inizio marzo (la data esatta non la ricordo), quando ho saputo la data precisa in cui avrei traslocato da XX a YY, ho chiamato il 187 e ho chiesto il TRASFERIMENTO della mia utenza da XXX, a YYY. Ribadisco: TRASFERIMENTO. Non attivazione di una nuova utenza, bensì trasferimento della mia, unica, utenza, da XX a YY. Mi sembra più che evidente che la richiesta di cessazione della linea telefonica di XX era intrinseca alla richiesta di trasferimento; se, come mi viene qui comunicato, a voi “non risulta nessuna evidenza”, si tratta chiaramente di un errore vostro.
Il giorno 16 marzo, come concordato, è venuto il tecnico al nuovo indirizzo e ha attivato la linea telefonica e l’ADSL. Due mesi più tardi mi sono improvvisamente trovata, senza sapere perché, senza telefono e senza internet. Dopo un’intera settimana di telefonate e reclami e solleciti sono finalmente riuscita a sapere che per il numero che mi era stato assegnato era stata precedentemente decisa la disattivazione causa morosità del precedente intestatario; tale numero però non era stato soppresso, bensì rimesso in circolazione, e assegnato a me. Poi, due mesi dopo, qualcuno si è evidentemente accorto che il numero era ancora attivo, e ha provveduto a disattivarlo: mentre ne ero intestataria io, e non l’utente moroso che ne era stato il precedente intestatario. Una volta verificato qual era il problema, mi è stato detto che il trasferimento era a questo punto annullato e che dovevo fare un nuovo contratto. Cosa che ho fatto immediatamente, ma ho dovuto aspettare ancora due settimane per avere l’attivazione della linea perché, nonostante la responsabilità del pasticcio fosse interamente della Telecom, non ho avuto diritto almeno, a parziale risarcimento del danno e dei disagi (si pensi solo a tutte le chiamate che per tre settimane ho dovuto fare col cellulare anziché gratuitamente con skype) a una procedura preferenziale. Poi finalmente la linea è stata attivata e pensavo di potere una buona volta chiudere il penoso “capitolo Telecom” e tirare il fiato. E invece no: un bel giorno mi vedo recapitare una fattura per il telefono di XX, e mi viene detto che quell’utenza non è mai stata disattivata, e quindi è ancora attiva e a mio carico. E adesso mi viene comunicato che il mio reclamo non è accolto perché voi, VOI CHE AVETE COMBINATO TUTTO QUESTO INCREDIBILE PASTICCIO, non avete alcuna evidenza di una mia richiesta di cessazione di quell’utenza. Consentitemi, egregi signori della Telecom, di dire che io a questo punto sono veramente esasperata, e davvero non ne posso più.
CON LA PRESENTE ESIGO CHE LA LINEA TELEFONICA ****** DI XX, CHE IO HO LASCIATO IL GIORNO 15 MARZO 2015, VENGA IMMEDIATAMENTE SOSPESA E CHE VOI LA SMETTIATE DI FARMI IMPAZZIRE.
NON cordiali saluti
barbara