E poi ho visto Halutziot, anche questo in mezzo al deserto.
E ci hanno costruito strade e case e aiuole verdi.
E la sinagoga.
E il parco giochi per i bambini
(quel giorno quasi vuoto perché era Yom Yerushalaim, il giorno della liberazione di Gerusalemme, ed erano tutti lì a festeggiare). Che poi il deserto continua a sgusciare fuori da tutte le parti,
ma loro continuano imperterriti a coltivare anche nella sabbia
(requiem per sei milioni d’anime che non hanno mausoleo di marmo, e che malgrado la sabbia infame han fatto crescere sei milioni d’alberi).
E poi ho visto Felicita,
che è riuscita a farmi piangere raccontando una storia che conosco a memoria (gran cosa la passione per le cose che si fanno).
E poi ho visto i bambini che vanno a prendere il loro primo libro di preghiere
(e, sì, anche le bambine naturalmente).
E poi ho visto uno spettacolare tramonto sul mare di Ashkelon
(sì, il Mediterraneo è storto, fatevene una ragione).
E poi ho visto tante belle pecorelle al pascolo
(sì, in mezzo al deserto anche loro).
E poi ho visto un sacco di altre cose, talmente tante che raccontarle tutte sarebbe davvero impossibile, e se volete vederle non dovete fare altro che andarci. Io comunque fra un po’ ci torno.
barbara
Ed hai visto anche una bella pastorella di giallo vestita.
Il Mediterraneo è storto, sempre sostenuto.
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E’ per quello che intorno al Mediterraneo va sempre tutto storto, tra primavere fallite e stati in bancarotta.
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Fra racconti e foto, fai respirare anche noi l’aria di Eretz
.. e anche un po’ di sabbia, ma l’aria, mi sa, è perfino più irrespirabile qui da noi, fra afa reale e inalazione virtuale di miasmi soffocanti..
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L’aria era respirabilissima, col caldo sulla pelle e nei polmoni si sta divinamente.
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Non dico il contrario, anche se non siamo tutte salamandre come te: più che altro, intendevo fare un parallelo simbolico, un paragone a detrimento della “nostra” aria.
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Interessanti le foto che mostrano le coltivazioni di piantine specifiche per evitare la desertificazione del terreno e poter passare così alla seconda fase: seminare erba da prato o alberi.
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Hanno comprato (e sottolineo comprato) un deserto, e ne hanno fatto un giardino.
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Per me è sempre commovente vedere la lotta del verde contro il deserto. Tra l’altro le tecniche di rivitalizzazione dei terreni utilizzate in Israele sono entrate nei manuali di agraria (vedi articolo di qualche tempo fa su ‘scienze agrarie’)
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E non a caso Israele è l’unico Paese al mondo ad essere entrato nel XXI secolo con più alberi di quanti ne avesse un secolo prima (e anche questo, per inciso, dai soliti noti gli viene imputato come colpa, per avere alterato il paesaggio naturale del luogo).
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Eh si, han distrutto il rigoglioso ecosistema desertico per tirar su dei banali giardini!
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Barbara, can you communicate with me in English or Hebrew at ardie@italkisrael.com. If so, I would like your email address. Graci. Ardie Geldman, Efrat, Israel
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Pingback: ISRAELE DIECI (6) | ilblogdibarbara
Semplicemente grandi ! Un concentrato di ottimi esseri umani.Gente di grande rispetto.
Ce ne fossero altri di popoli come l’ israeliano.
I love Israel !
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