fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza
Diario
6 gennaio 2007
HEBRON E SAFED, 1929
Quello che segue è un brano tratto dal libro di viaggio “Ho incontrato l’ebreo errante” di Albert Londres, giornalista inglese nato nel 1884 e morto nel 1932 nel naufragio del bastimento che lo riportava in Europa dalla Cina. Londres non era ebreo.
Bisogna raccontare di Hebron e di Safed. Hebron è nella Giudea, come dire tra le pietre. Intorno 18.000 arabi, al centro 1000 ebrei. Non tutti anziani ma tutti vecchi, ebrei d’altri tempi con cernecchi e caffettani. Siamo a Hebron, niente di più orientale da offrire al turista. Vi dicono che qui tutto è arabo. Dov’e’ il ghetto? Voi guardate e non lo vedete. Però vi hanno detto che era qui, in questo bazar coperto. Niente ghetto, nessun ebreo. Tornate all’ufficio informazioni e vi danno una guida. La guida vi porta nel bazar coperto e vi fa fermare tra il banchetto di un venditore di babbucce e un venditore di agnello scorticato. Là, nel muro un buco: è la porta del ghetto. La oltrepassate piegati in due, vi raddrizzate e in quel momento vedete qualcosa. Non basta vedere, bisogna anche credere. E’ incredibile quello che si offre alla vista. Questo ghetto è una montagna di case, una vera montagna, senza un solo centimetro di terra, tutto coperto di case. Là vivono 1000 ebrei. Non mille fusti di Tel Aviv sventolanti la bandiera bianca e azzurra. Mille ebrei che non erano venuti in Palestina in battello, ma in culla, mille eterni ebrei, qui da sempre, dal giorno di Abraham. Una famiglia, una sola era arrivata di recente dalla Lituania per vivere in santità, e non da conquistatrice, sulla terra degli avi. Povera Famiglia! Amici degli arabi. Si conoscono tutti, anche per nome, si salutano da sempre. Hebron è famosa non per i suoi sentimenti nazionalistici ma per la sua Scuola Talmudica. Adesso gli arabi non attaccherebbero Tel Aviv con i suoi fusti grandi e grossi e orgogliosi, ma Hebron e Safed abitati da pii ebrei loro amici. Raghen bey El Nashashibi si giustifica: “Non si ammazza chi si vuole ma chi si trova. Passeranno tutti a fil di spada, giovani e vecchi”. Il 23 agosto, il giorno del Gran Mufti, due talmudisti vengono sgozzati. Non facevano discorsi politici, cercavano il Sinai con gli occhi nella speranza di trovarvi l’ombra di Dio. Il giorno dopo una cinquantina di ebrei si erano rifugiati fuori dal ghetto nella Banca anglo-palestinese. Erano tutti in una stanza. Gli arabi, i soldati del gran Mufti non ci misero molto a scovarli. Era sabato 24 agosto. Ore nove del mattino. Tagliarono piedi, tagliarono dita e teste, tennero teste sopra un fornello e strapparono gli occhi. Un rabbino immobile raccomandava i suoi ebrei a Dio: lo scotennarono. Gli portarono via il cervello. Sei studenti a turno furono fatti sedere sulle ginocchia della signora Sokolov e, lei viva, furono sgozzati. Gli uomini furono tutti evirati. Le ragazze, le bambine, le madri e le nonne vennero fatte ballare nel sangue e violentate tutte. La signora X è all’ospedale di Gerusalemme. Suo marito è stato ammazzato davanti a lei, il figlio le è stato sgozzato tra le braccia. “Resterai viva tu” le avevano detto questi assassini del XX secolo. Lei guarda fuori della finestra collo sguardo fisso, senza una lacrima. Anche il rabbino Slonin è in ospedale e dice “Hanno ucciso mia moglie, i miei due figli, i miei suoceri” Sta per piangere e aggiunge: “Nel 1492 gli ebrei cacciati dalla Spagna avevano portato un rotolo della Legge a Hebron, un santo rotolo, una divina Torà. Gli arabi hanno bruciato la Torà.” 23 morti nella camera della Banca. La religione di Maometto difende il suo diritto con la spada!…….
Safed è nell’alta Galilea. Tre cucuzzoli di montagna coperti di case. Gli ebrei di Safed , come quelli di Hebron, sono ebrei del tempo che fu e coltivano…lo Zohar. Vecchi Chassidim, cantano e danzano in onore del Signore. Quelli che hanno la bottega nel ghetto l’hanno chiusa da sei giorni. Siamo al 29 agosto. Non vogliono far arrabbiare gli arabi che dal 23 se ne vanno in processione, pugnale e randello alla mano, e sulle labbra il giuramento di uccidere gli ebrei. Da sei giorni? E allora? Gli inglesi interrogati rispondono da Gerusalemme che tutto va bene. Il 29 agosto…. Ma ecco la storia raccontata dal figlio del viceconsole ebreo di Persia: Il 29 agosto eravamo tutti in casa. Sentiamo bussare. Mio padre va alla finestra. Vede una cinquantina di arabi, “Cosa volete amici miei?” domanda loro. “Scendi, vogliamo ammazzare te e la tua famiglia”. Mio padre li conosce quasi tutti. “Ma come, siete i miei vicini di casa, vedo tra voi molti dei miei amici. Ci stringiamo la mano da 20 anni. I miei figli hanno giocato con i vostri….” “Oggi dobbiamo ammazzarti”. Mio padre chiude la finestra e, confidando nella solidità del portone, si rifugia con la mamma, le mie due sorelle, il mio fratellino e me in una stanza del primo piano. Subito sentiamo dei colpi d’ascia al portone. Poi un cigolio, il portone ha ceduto. Mio padre dice” non muovetevi, parlerò ancora con loro”. Scende. In fondo alle scale alla testa dell’invasione, c’è un arabo suo amico. Mio padre gli apre le braccia e va verso di lui per abbracciarlo dicendogli “Tu almeno non ci farai del male”. L’arabo estrae il pugnale dalla cintura e con un sol colpo fende la pelle del cranio di mio padre. Io scendevo dietro di lui e non potei trattenermi. Spaccai una sedia sulla testa del nostro amico. Mio padre si accasciò, l’arabo si chinò e gli inferse undici pugnalate. Poi lo credette morto e andò a raggiungere gli altri per saccheggiare la casa. Dopo aver fatto man bassa diedero fuoco alla casa. Feci uscire la mamma e i miei fratelli dall’armadio dov’erano chiusi. Stavamo per portare papà fuori dall’incendio quando gli arabi tornarono per ammazzare chi era rimasto vivo. Allora gridai a mia sorella in arabo “dammi la pistola”. Era un trucco, noi non avevamo armi. Ma hanno avuto paura e se ne sono andati. Spunta un giovanotto. E’ Habib David Apriat. Suo padre era professore di ebraico, francese e arabo. Quel giorno tre suoi allievi sono entrati in casa, hanno ucciso suo papà, sua mamma, e hanno violentato e tagliato le dita a sua sorella che alla fine ha fatto finta di essere morta sopra sua madre. Ed ora un vecchio che piange nella barba bianca. Si chiama Salomon Yua Goldschweig, ha sessantadue anni, è nato a Safed, non aveva mai fatto male a nessuno, sono venuti, hanno ammazzato sua moglie. Piange e mi domanda “perché?” E il grande Rabbino Ismaele Cohen? Ottantaquattro anni, una testa fiera, grande studioso del Talmud. Hanno sgozzato anche lui.
1929: non c’era lo stato di Israele. E gli ebrei di Hebron non avevano “occupato”: si trovavano in casa propria. In quella che era la loro casa dai tempi della Bibbia. Da prima di re David. Da almeno duemila anni prima che al mondo fosse coniata la parola “arabo”.
(E buon compleanno)
AGGIORNAMENTO: leggere QUESTO, che conferma quanto già documentato UNA, DUE, TRE, QUATTRO, CINQUE, SEI volte in questo blog.
Se si dovesse fare il gioco delle restituzioni. a ritroso…i reclamanti sarebbero da escludere !
Non c’ è niente che possa testimoniare un loro passaggio, muro nelle terra di Israele,
neppure nelle zone che facevano parte dell’ Israele storico.
E…se vi fossero stati meno tentennamenti politici probabilmente le vittime dell’ assurdo
sterminio degli ebrei nei tempi legati alla seconda guerra mondiale, facendo si che potessero ritornare come popolo nelle terre dell’ Israele storico.
E non era un’ Eden, zone desertiche, paludose, scarsissima vegetazione.
Terre che sono rimaste abitate da ebrei fin dell’ Israele antico.Anche se non in grande
numero. Poi…nel tempo altri ebrei sono tornati nell’ antica Patria divenendo propietari delle terre comprate a cifre molto elevate. Certamente non adeguato al valore di quelle
terre…desertiche.
Gli arabi perlopiu’ nomadi popolavano quelle terre…anche se numericamente maggiori
degli ebrei, ancora lontani dal ripopolamento incentivato dagli altri popoli arabi voluto
piu’ che per necessità per controbattere la presenza degli ebrei, Israeliani.
Di tutto è stato provato per rendere civile, democratica…umana la convivenza vicina
di questi 2 popoli…i palestinesi e gli israeliani…Ben conosciuto.Vi è, e vi è stato la negazione in molto…e il terrorismo palestinese come risposta.Decenni e decenni di difficile esistenza degli israeliani.
Come l’ esistenza di Israele ritornato alla vita come stato. Tutto questo è legale, sancito
da leggi.
Tanti, tanti anni fà…pensai ..ma A questi palestinasi…” e non solo! ”…non stà bene nulla!
Sono dei rompicoglioni. E stupidi.
Guarda che qui si sta dicendo ESATTAMENTE IL CONTRARIO!!! Sono gli arabi che hanno sterminato gli ebrei di Hebron e si sono impadroniti di tutte le loro proprietà e adesso pretendono che sia roba loro!
Nel clima legato alle tribu. Uccidono , seviziano e si impadroniscono di tutto….In tutto anche attualmente le loro mentalità sono restate immutate nel tempo.
Naturalmente sia adesso come negli che è avvenuto….nessuno o scarso risentimento internazionale. Complici anche in questo. E continuano a farne delle strane letture, reinterpretandole al di fuori dalla realtà.
Il terrorismo puro per loro è una norma giustificandolo e sostenendolo fattori non degni
di paesi democratici che dovrebbero essere di sostegno, aiuto per Israele e che consapevolmente ignorano tutte le difficolta’ per far fronte ogni giorno.
Mio padre va alla finestra. Vede una cinquantina di arabi, “Cosa volete amici miei?” domanda loro. “Scendi, vogliamo ammazzare te e la tua famiglia”. Mio padre li conosce quasi tutti. “Ma come, siete i miei vicini di casa, vedo tra voi molti dei miei amici. Ci stringiamo la mano da 20 anni. I miei figli hanno giocato con i vostri….” “Oggi dobbiamo ammazzarti”.
Quando li vedo pregare, divisi in file perfette e separate da intervalli regolari… né gli ebrei, né i cattolici si allineano a quel modo, per pregare. A me viene in mente un battaglione perfettamente addestrato e pronto a scattare agli ordini, non importa quanto disumani.
O le file perfette che i nazisti pretendevano nei campi di concentramento durante gli interminabili appelli: non c’è niente da fare, è sempre lì che si torna.
ilblogdibarbara
fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza
Diario
6 gennaio 2007
HEBRON E SAFED, 1929
Quello che segue è un brano tratto dal libro di viaggio “Ho incontrato l’ebreo errante” di Albert Londres, giornalista inglese nato nel 1884 e morto nel 1932 nel naufragio del bastimento che lo riportava in Europa dalla Cina. Londres non era ebreo.
Bisogna raccontare di Hebron e di Safed. Hebron è nella Giudea, come dire tra le pietre. Intorno 18.000 arabi, al centro 1000 ebrei. Non tutti anziani ma tutti vecchi, ebrei d’altri tempi con cernecchi e caffettani. Siamo a Hebron, niente di più orientale da offrire al turista. Vi dicono che qui tutto è arabo. Dov’e’ il ghetto? Voi guardate e non lo vedete. Però vi hanno detto che era qui, in questo bazar coperto. Niente ghetto, nessun ebreo. Tornate all’ufficio informazioni e vi danno una guida. La guida vi porta nel bazar coperto e vi fa fermare tra il banchetto di un venditore di babbucce e un venditore di agnello scorticato. Là, nel muro un buco: è la porta del ghetto. La oltrepassate piegati in due, vi raddrizzate e in quel momento vedete qualcosa. Non basta vedere, bisogna anche credere. E’ incredibile quello che si offre alla vista. Questo ghetto è una montagna di case, una vera montagna, senza un solo centimetro di terra, tutto coperto di case. Là vivono 1000 ebrei. Non mille fusti di Tel Aviv sventolanti la bandiera bianca e azzurra. Mille ebrei che non erano venuti in Palestina in battello, ma in culla, mille eterni ebrei, qui da sempre, dal giorno di Abraham. Una famiglia, una sola era arrivata di recente dalla Lituania per vivere in santità, e non da conquistatrice, sulla terra degli avi. Povera Famiglia! Amici degli arabi. Si conoscono tutti, anche per nome, si salutano da sempre. Hebron è famosa non per i suoi sentimenti nazionalistici ma per la sua Scuola Talmudica. Adesso gli arabi non attaccherebbero Tel Aviv con i suoi fusti grandi e grossi e orgogliosi, ma Hebron e Safed abitati da pii ebrei loro amici. Raghen bey El Nashashibi si giustifica: “Non si ammazza chi si vuole ma chi si trova. Passeranno tutti a fil di spada, giovani e vecchi”. Il 23 agosto, il giorno del Gran Mufti, due talmudisti vengono sgozzati. Non facevano discorsi politici, cercavano il Sinai con gli occhi nella speranza di trovarvi l’ombra di Dio. Il giorno dopo una cinquantina di ebrei si erano rifugiati fuori dal ghetto nella Banca anglo-palestinese. Erano tutti in una stanza. Gli arabi, i soldati del gran Mufti non ci misero molto a scovarli. Era sabato 24 agosto. Ore nove del mattino. Tagliarono piedi, tagliarono dita e teste, tennero teste sopra un fornello e strapparono gli occhi. Un rabbino immobile raccomandava i suoi ebrei a Dio: lo scotennarono. Gli portarono via il cervello. Sei studenti a turno furono fatti sedere sulle ginocchia della signora Sokolov e, lei viva, furono sgozzati. Gli uomini furono tutti evirati. Le ragazze, le bambine, le madri e le nonne vennero fatte ballare nel sangue e violentate tutte. La signora X è all’ospedale di Gerusalemme. Suo marito è stato ammazzato davanti a lei, il figlio le è stato sgozzato tra le braccia. “Resterai viva tu” le avevano detto questi assassini del XX secolo. Lei guarda fuori della finestra collo sguardo fisso, senza una lacrima. Anche il rabbino Slonin è in ospedale e dice “Hanno ucciso mia moglie, i miei due figli, i miei suoceri” Sta per piangere e aggiunge: “Nel 1492 gli ebrei cacciati dalla Spagna avevano portato un rotolo della Legge a Hebron, un santo rotolo, una divina Torà. Gli arabi hanno bruciato la Torà.” 23 morti nella camera della Banca. La religione di Maometto difende il suo diritto con la spada!…….
Safed è nell’alta Galilea. Tre cucuzzoli di montagna coperti di case. Gli ebrei di Safed , come quelli di Hebron, sono ebrei del tempo che fu e coltivano…lo Zohar. Vecchi Chassidim, cantano e danzano in onore del Signore. Quelli che hanno la bottega nel ghetto l’hanno chiusa da sei giorni. Siamo al 29 agosto. Non vogliono far arrabbiare gli arabi che dal 23 se ne vanno in processione, pugnale e randello alla mano, e sulle labbra il giuramento di uccidere gli ebrei. Da sei giorni? E allora? Gli inglesi interrogati rispondono da Gerusalemme che tutto va bene. Il 29 agosto…. Ma ecco la storia raccontata dal figlio del viceconsole ebreo di Persia: Il 29 agosto eravamo tutti in casa. Sentiamo bussare. Mio padre va alla finestra. Vede una cinquantina di arabi, “Cosa volete amici miei?” domanda loro. “Scendi, vogliamo ammazzare te e la tua famiglia”. Mio padre li conosce quasi tutti. “Ma come, siete i miei vicini di casa, vedo tra voi molti dei miei amici. Ci stringiamo la mano da 20 anni. I miei figli hanno giocato con i vostri….” “Oggi dobbiamo ammazzarti”. Mio padre chiude la finestra e, confidando nella solidità del portone, si rifugia con la mamma, le mie due sorelle, il mio fratellino e me in una stanza del primo piano. Subito sentiamo dei colpi d’ascia al portone. Poi un cigolio, il portone ha ceduto. Mio padre dice” non muovetevi, parlerò ancora con loro”. Scende. In fondo alle scale alla testa dell’invasione, c’è un arabo suo amico. Mio padre gli apre le braccia e va verso di lui per abbracciarlo dicendogli “Tu almeno non ci farai del male”. L’arabo estrae il pugnale dalla cintura e con un sol colpo fende la pelle del cranio di mio padre. Io scendevo dietro di lui e non potei trattenermi. Spaccai una sedia sulla testa del nostro amico. Mio padre si accasciò, l’arabo si chinò e gli inferse undici pugnalate. Poi lo credette morto e andò a raggiungere gli altri per saccheggiare la casa. Dopo aver fatto man bassa diedero fuoco alla casa. Feci uscire la mamma e i miei fratelli dall’armadio dov’erano chiusi. Stavamo per portare papà fuori dall’incendio quando gli arabi tornarono per ammazzare chi era rimasto vivo. Allora gridai a mia sorella in arabo “dammi la pistola”. Era un trucco, noi non avevamo armi. Ma hanno avuto paura e se ne sono andati. Spunta un giovanotto. E’ Habib David Apriat. Suo padre era professore di ebraico, francese e arabo. Quel giorno tre suoi allievi sono entrati in casa, hanno ucciso suo papà, sua mamma, e hanno violentato e tagliato le dita a sua sorella che alla fine ha fatto finta di essere morta sopra sua madre. Ed ora un vecchio che piange nella barba bianca. Si chiama Salomon Yua Goldschweig, ha sessantadue anni, è nato a Safed, non aveva mai fatto male a nessuno, sono venuti, hanno ammazzato sua moglie. Piange e mi domanda “perché?” E il grande Rabbino Ismaele Cohen? Ottantaquattro anni, una testa fiera, grande studioso del Talmud. Hanno sgozzato anche lui.
1929: non c’era lo stato di Israele. E gli ebrei di Hebron non avevano “occupato”: si trovavano in casa propria. In quella che era la loro casa dai tempi della Bibbia. Da prima di re David. Da almeno duemila anni prima che al mondo fosse coniata la parola “arabo”.
(E buon compleanno)
AGGIORNAMENTO: leggere QUESTO, che conferma quanto già documentato UNA, DUE, TRE, QUATTRO, CINQUE, SEI volte in questo blog.
barbara Date: Sun, 9 Aug 2015 22:06:49 +0000 To: gerard.aumetz@hotmail.it
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Se si dovesse fare il gioco delle restituzioni. a ritroso…i reclamanti sarebbero da escludere !
Non c’ è niente che possa testimoniare un loro passaggio, muro nelle terra di Israele,
neppure nelle zone che facevano parte dell’ Israele storico.
E…se vi fossero stati meno tentennamenti politici probabilmente le vittime dell’ assurdo
sterminio degli ebrei nei tempi legati alla seconda guerra mondiale, facendo si che potessero ritornare come popolo nelle terre dell’ Israele storico.
E non era un’ Eden, zone desertiche, paludose, scarsissima vegetazione.
Terre che sono rimaste abitate da ebrei fin dell’ Israele antico.Anche se non in grande
numero. Poi…nel tempo altri ebrei sono tornati nell’ antica Patria divenendo propietari delle terre comprate a cifre molto elevate. Certamente non adeguato al valore di quelle
terre…desertiche.
Gli arabi perlopiu’ nomadi popolavano quelle terre…anche se numericamente maggiori
degli ebrei, ancora lontani dal ripopolamento incentivato dagli altri popoli arabi voluto
piu’ che per necessità per controbattere la presenza degli ebrei, Israeliani.
Di tutto è stato provato per rendere civile, democratica…umana la convivenza vicina
di questi 2 popoli…i palestinesi e gli israeliani…Ben conosciuto.Vi è, e vi è stato la negazione in molto…e il terrorismo palestinese come risposta.Decenni e decenni di difficile esistenza degli israeliani.
Come l’ esistenza di Israele ritornato alla vita come stato. Tutto questo è legale, sancito
da leggi.
Tanti, tanti anni fà…pensai ..ma A questi palestinasi…” e non solo! ”…non stà bene nulla!
Sono dei rompicoglioni. E stupidi.
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Guarda che qui si sta dicendo ESATTAMENTE IL CONTRARIO!!! Sono gli arabi che hanno sterminato gli ebrei di Hebron e si sono impadroniti di tutte le loro proprietà e adesso pretendono che sia roba loro!
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Nel clima legato alle tribu. Uccidono , seviziano e si impadroniscono di tutto….In tutto anche attualmente le loro mentalità sono restate immutate nel tempo.
Naturalmente sia adesso come negli che è avvenuto….nessuno o scarso risentimento internazionale. Complici anche in questo. E continuano a farne delle strane letture, reinterpretandole al di fuori dalla realtà.
Il terrorismo puro per loro è una norma giustificandolo e sostenendolo fattori non degni
di paesi democratici che dovrebbero essere di sostegno, aiuto per Israele e che consapevolmente ignorano tutte le difficolta’ per far fronte ogni giorno.
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Mio padre va alla finestra. Vede una cinquantina di arabi, “Cosa volete amici miei?” domanda loro. “Scendi, vogliamo ammazzare te e la tua famiglia”. Mio padre li conosce quasi tutti. “Ma come, siete i miei vicini di casa, vedo tra voi molti dei miei amici. Ci stringiamo la mano da 20 anni. I miei figli hanno giocato con i vostri….” “Oggi dobbiamo ammazzarti”.
Quando li vedo pregare, divisi in file perfette e separate da intervalli regolari… né gli ebrei, né i cattolici si allineano a quel modo, per pregare. A me viene in mente un battaglione perfettamente addestrato e pronto a scattare agli ordini, non importa quanto disumani.
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O le file perfette che i nazisti pretendevano nei campi di concentramento durante gli interminabili appelli: non c’è niente da fare, è sempre lì che si torna.
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