MEIN KAMPF

Mai ho capito e mai, credo, capirò per quale ragione questo libro non debba essere liberamente disponibile in librerie e biblioteche. Perché non ho il diritto di sapere esattamente che cosa ha detto? Perché a un insegnante di storia deve essere impedito l’accesso alle fonti, obbligandolo a fare lezioni basate unicamente su dei sentito dire? Hanno forse paura che se lo leggo divento una nazista sfegatata e mi do alla caccia agli ebrei e alle guerre mondiali?
Uno degli argomenti più ridicoli che capita di sentire è che “è il libro più venduto nei Paesi arabo-islamici”. Credo che anche il cotone bianco e il cotone nero siano i tessuti più venduti in quei Paesi: vogliamo bandirli dai nostri negozi di tessuti e di abbigliamento?

barbara

Una risposta

  1. Nel 1990 a Napoli, alla mostra d’Oltremare si tenne la Fiera del Libro ed uno stand vendeva unicamente Mein Kampf. Non lo cagò nessuno. Ci lavorava il mio compagno d’allora, che criticò la scelta degli standisti di non portare altro. Mentre tutto intorno si vendeva, loro tornarono esattamente coi li libri che avevano portato.
    Di fronte, la fiera degli arredi da giardino. Per tutto il giorno lesse un cartello su cui era scritto: -Si vendono barbecchiù-

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    • Secondo me non lo ha comprato nessuno perché la gente ha paura di passare per nazista che lo compra per ideologia e non per informarsi, così come potresti leggere un articolo sulle scie chimiche per vedere come ragionano i complottisti e non certo perché ne condivida i deliri. Certo che chi ha messo su un banco solo con quello fa parecchio pensare: o il Mein Kampf era l’unico libro che gli interessava, o stava facendo un test sui comportamenti del pubblico.

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      • Si vede che chi si è scottato con l’acqua bollente poi ha paura anche di quella fredda.
        Però in effetti il metodo lascia un po’ perplessi: niente libro quindi niente invasati? Ma allora vietiamoli un po’ tutti, questi libri tanto pericolosi.
        Anzi, facciamo che prendiamo un ricco, un vescovo, un re e un imperatore: leggono loro tutti i libri e decidono cosa il resto del mondo può leggere e cosa no. Casomai poi se proprio ci interessa scoprire quel che diceva qualcuno, ci fanno un riassunto loro.
        Anzi, forse sarebbe meglio andare alla radice del male: che si smetta di insegnare a leggere a chiunque -specie alle donne – che leggere distrae dai doveri quotidiani

        (Beh, ora non è tanto per quel libro lì, che onestamente dubito sia un’opera d’arte.
        È proprio il discorso censura che in generale mi lascia perplesso – ma qui potrebbe esserci un’altra spiegazione: e se vendesse troppo poco? Magari è solo stato “ucciso” dal mercato. Possibile?)

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        • Si tratterebbe di capire – e dubito che ne abbiamo gli strumenti – quale è la causa e quale l’effetto. Se fosse esposto in una libreria e tu allungassi la mano su quello, garantito che avresti addosso gli occhi di tutti. E il rischio concreto di essere etichettato come nazista potrebbe indurti a rinunciare.

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  2. Concordo a pieno, imho avere terrore di un libro e perciò bruciarlo “metaforicamente” è un comportamento sciocco. Anche perché le teste di rapa con certe, chiamiamole idee, tali idee non le hanno avute perché lette in quel libro.

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  3. Mah, questa roba che il Mein Kampf sarebbe proibito per me e’ una leggenda metropolitana. Almeno nelle bancarelle di remainders c’e’ sempre una versione stampata fresca in Italia. Credo di averne almeno una copia, in casa, frutto del peroido IIWW di uno dei miei figli (non vi preoccupate: suo nonno e’ uno scampato di Sant’Anna di Stazzema, e lui ha recitato il ruolo del nonno in un film. Hitler non l’ha portato dal lato oscuro della forza).

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    • Bancarelle di remainders, appunto: nelle librerie ti è capitato di vederlo esposto? Non ho scritto che è proibito perché effettivamente non so se lo sia e non dico neanche che non sia possibile acquistarlo (su Amazon c’è), quello che dico è che non lo si vede circolare, mentre circolano tranquillamente i libri che ti spiegano che non esiste il virus dell’AIDS, che le scie chimiche sono pericolosissime e i vaccini anche, il diario del comandante di Auschwitz (per tornare strettamente in tema), il corano che spiega che gli infedeli che non si vogliono convertire vanno ammazzati e la moglie che non ti obbedisce o ti si rifiuta devi batterla ecc., e a nessuno passa per la testa che sia disdicevole comprarli, anche qualora non si sia affatto adepri di queste “fedi”.

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  4. Non si diventa nazisti. Si deve già avere quelle idee di partenza.
    C’è un altro libro che aiuta a capire la psicologia di hitler, che mi pare si chiami qualcosa tipo ‘a cena con hitler’. Riguarda tutto ciò che diceva hitler al di fuori di quello che tutti ben sappiamo (vi sono anche aneddoti alla sua ideologia vegan).

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    • Ecco, capire la psicologia di Hitler è qualcosa che davvero mi interessa molto poco: mi interessano molto di più i suoi programmi e le sue azioni.
      Sul fatto di diventare nazisti non so: certo che difficilmente basta un libro a portarti la folgorazione e farti convertire, ma a meno di non voler credere che si nasca con le idologie incorporate, tu nazista comunista credente anticlericale cinica generosa eccetera lo diventi strada facendo attraverso educazione familiare insegnanti amici esperienze letture e tutto ciò che incontri sul tuo percorso. C’è una nipote, oggi quasi quarantenne, della famigerata Luisa Morgantini che andava con la madre e la zia alle manifestazioni filopalestinesi a urlare slogan di odio antiisraeliani. Io l’ho incontrata una quindicina d’anni fa sulle barricate virtuali per Israele, impegnata praticamente a tempo pieno a contrastare la disinformazione antiisraeliana. Si diventa, eccome se si diventa.

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      • Concordo, si diventa. Ci sta anche la faccenda che comprando un certo libro ci di senta etichettare come believer/simpatizzante di quel tipo di ideologia. E poi, non so altrove, ma da noi esistono articoli del codice penale introdotti apposta per dichiarare fuori legge detti simpatizzanti.
        Non che poi i simpatizzanti non ci siano lo stesso o che finiscano tutti agli arresti (ma tant’è, abbiamo tutto e il contrario di tutto, mi pare, nel Bel Paese).
        Resta ol fatto che se nessuno, per un motivo o per l’altro, lo compra, il mercato poi non c’è

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        • E così si entra nel circolo vizioso: anche quello del libro, ovviamente, è un mestiere su cui si campa: se un articolo non vende non ci investi soldi, e di conseguenza chi lo vorrebbe non lo trova, e prendendo atto che non si trova rinuncia a chiederlo, e dal momento che non ti viene chiesto tu non lo produci, e dal momento che non…

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  5. Ma…nelle librerie arrivano pubblicazioni di giornaliste/i…”…come corrispondenti in certi
    paesi…” con il loro stile in un misto di fazioso/ propaganda.Molto simile all’ incitamento
    contro..” il paese…non amato”.
    Main Kampff anche se a me non interessa credo che non possa essere..piu’ pericoloso nella
    lettura…rispetto ad altri che arrivano nelle librerie..con scritti che in forma diversa si avvicinano abbastanza nei contenuti e temi trattati. La lettura…non può alterare fortemente il pensiero se la mente non ha alterazioni di fondo.

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    • Mein Kampf però volendo lo si trova anche gratis in rete – sarebbe curioso sapere quanti download ottiene (e se quel che si trova sia o meno aderente alla versione originale, che dopo anni, in rete e una traduzione, non si sa mai).

      Quanto al fatto che la lettura di un libro possa o meno far venire idee strane in assenza di “alterazioni di fondo”, non saprei: esistono persone davvero esenti da alterazioni di fondo? Forse è più probabile che non vengano idee strane se di certi argomenti si è parlato sentendo anche la voce di chi quelle idee le combatte, piuttosto che arrivando (magari da giovanissimi) a contatto con certe subculture senza alcun anticorpo.

      Credo valga la stessa cosa per tante idee strane che circolano in vari campi, principalmente (ma non esclusivamente) in quello della salute. Di base ci che accomuna i “venditori-capo” di quelle idee è appunto il fatto che sono venditori: ci campano sul business delle fantasie che fanno circolare. Non che Hitler -a ben guardare – facesse qualcosa di diverso: da disegnatore di cartoline per turisti a dittatore di mezzo mondo, una certa carriera l’aveva fatta. Anche parecchio sanguinosa, lo sappiamo tutti.

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      • Ben Gurion diffidava talmente delle traduzioni che leggeva esclusivamente in originale, in dieci lingue diverse http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2011/01/19/e_quattro_11.html
        Ovviamente non tutti possono essere alla sua altezza, purtroppo. Quello che posso dire per esperienza personale è che più o meno tutte le volte che ho avuto l’occasione di confrontare testo originale e traduzione in lingue che conosco bene, ho visto di quelle famose cose che voi umani eccetera eccetera. Quanto al libro in questione, una collega viennese mi ha raccontato che sua madre, orgogliosa figlia di un generale delle SS, nazista e antisemita fino alle budella, lo ha affrontato con l’entusiasmo dell’adepta fanatica: ha resistito fino a pagina 5, poi si è arresa. La mia collega invece ha iniziato a leggerlo con la determinazione di una brava insegnante che ritiene necessario conoscere di prima mano le cose che insegna. Lei ha resistito fino a pagina 10: talmente mal scritto, diceva, contorto, sgrammaticato, dalle frasi sconclusionate e dallo stile pesantissimo, che ha finito per convincersi che nella Germania nazista tutti lo compravano ma a contare quelli che riuscivano a leggerlo fino in fondo bastava una mano sola.

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        • Allora non avevo avuto l’impressione sbagliata sulle (scarse) capacità grammaticali di hitler.

          Una volta ho curiosato uno dei suoi discorsi (con traduzione) e continuavo a non capire dove voleva andare a parare. Ad un certo punto si era messo ad elogiare la germania per poi lasciare il discorso a metà e dire cose senza senso.

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        • “Ad un certo punto si era messo ad elogiare la germania per poi lasciare il discorso a metà e dire cose senza senso”

          Dubbio: sgrammaticato e incongruente perché fondamentalmente poco istruito e insano, o appositamente confusivo per azzerare lo spirito critico della platea?
          Che mi pare di aver letto da qualche parte di venditori (in anni in cui andava di moda) che farcivano i discorsi con frasi sconnesse apposta – ricorderò male? Anche i nostri politici un tempo usavano un linguaggio “che non si capiva niente”, o fiumi di parole tra le quali era difficile seguire un filo logico…

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        • Io se non riesco a seguire una cosa che una persona dice, smetto di ascoltarla, nel caso di un politico non lo voto.

          Grillo, seppur volgare, parla in modo un pò più comprensibile e concreto rispetto a Hitler. Altrimenti non si capirebbe ne che è un nazista, ne che è un khomehinista.

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        • Ma infatti mica tutti – per discorsi convoluti, andava forte Pannella, specie quando sotto effetto di sostanze.
          Poi c’erano i messaggi criptati di tanti altri. Ma Grillo ha una tecnica diversa: quella dell’iperbole satirica farcita di superc@zzole paracu1scientifiche. D’altronde, faceva ben quello anche prima di darsi alla politica.
          Mussolini era molto attento a curare l’immagine e i discorsi, ma il baffetto aveva un che di magico: lui, piccolo e scuro (almeno di peluria), che parlava di ariani (nell’imnaginario collettivo persino più simili a scandinavi e norvegesi che ai tedesci stessi) come razza dominante, di gente di sana e robusta costituzione come capi naturali. E lui, fisicamente debole, a capo di quelli (!) a suon di discorsi sconnessi. Se non è magia dell’assurdo questa…

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        • @CimPy: Poiché non sono dell’opinione che negare i pregi di una persona malvagia sia cosa utile, va chiarito che Hitler era intelligente. Molto. Con alcune paranoie che a volte ne minavano la lucidità, ma questo è un altro discorso. Quindi sono senz’altro convinta che la sgangheratezza dei suoi discorsi fosse uno strumento retorico intenzionalmente usato. Capita ogni tanto di sentire qualcuno che ha comprato qualche ciofeca da un imbonitore giustificarsi per il pessimo affare concluso dicendo “Mi ha rimbambito di parole”. Non “mi ha sommerso di argomenti”, ma semplicemente ti stordisce a forza di parole fino a trascinarti a fare quello che vuole lui. Poi è chiaro che ognuno sceglie la tecnica più consona al proprio carattere, quindi altri hanno usato tecniche diverse (fra quelle di Pannella aggiungerei l’ammutolirti parlando senza neppure tirare il fiato in modo da non lasciarti il minimo spazio per intervenire, soprattutto quando faceva una domanda e la ripeteva all’infinito in un vero e proprio crescendo rossiniano senza darti modo di rispondere sicché alla fine risultavi colpevole dato che non avevi risposto e giustificato le tue azioni).

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        • Essì, pare anche a me che fosse un furbo – per quanto, ci starebbe anche che la vera tragedia fosse legata al fatto che un folle fosse stato preso per un (secondo i seguaci) grande condottiero. È indubbio, comunque, che abbia saputo sfruttare risentimenti e odi xenofobi per ottenere vantaggi personali non indifferenti – da imbianchino a dominatore di mezza Europa (anche se non per “libere elezioni” e facendo sparare parecchio), è decisamente un notevole salto.
          Mica per niente ancora adesso ai Tedeschi (che ormai al massimo possono essere in maggioranza giusto i nipoti), gli si vuole tutti tanto bene che ancora adesso ci si racconta storie tipo “un italiano, un inglese, un francese e un tedesco…” che, quando appunto c’è “il tedesco”, sai già come vanno a finire…

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        • Ecco, che lo si chiami “imbianchino” non mi piace. Non era imbianchino, non ha mai fatto l’imbianchino, e l’onesto mestiere di imbianchino – di cui tutti noi abbiamo bisogno – non merita di essere degradato a paradigma di infimità sociale. Lui era pittore, di pregio non sufficiente a farlo ammettere all’Accademia, ma comunque pittore.

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        • Ah, non volevo sminuire – credevo davvero avesse fatto l’imbianchino e, per diletto, il pittore. Ma comunque, anche da pittore a tiranno resta un bel salto persino fosse stato un Rembrandt.

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        • Io non sollevo proprio niente – intanto uno che ha in mano le sorti di più Stati (e sulla coscienza milioni di morti) può esibire tutti i certificati medici che vuole ma, se non finisce sepolto sotto un bunker (suicida, si racconta), è solo per espiare un po’ più a lungo in posti tipo Guantanamo prima di essere giustiziato comunque – che non è che puoi sperare di attivare piani di sterminio di massa e farla franca.
          Semmai, dovesse essere ritenuto insano, ci sarebbero solo aggravanti per chi lo sosteneva.
          Comunque a me pare fosse un volpone – anzi, un lupo (di quelli molto affamati e molto cattivi)

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        • Lo so che non intendi intenzionalmente scagionarlo, ma sta di fatto che l’infermità mentale di per sé scagiona da ogni responsabilità, qualunque sia il misfatto commesso. E il fatto che si parli di pazzia ogni volta che ci si trova di fronte a un crimine particolarmente efferato, tipo la mamma che affoga il figlio neonato nella bacinella del bagno (e poi mette su – con la massima lucidità – tutta la sua bella messinscena per far credere all’incidente o a un’irruzione di banditi), rifiutando la possibilità che si possano perpetrare simili crimini da sani di mente (chiaramente come forma di difesa: io non sono pazza quindi a me non potrebbe mai capitare di affogare mio figlio) mi disturba un bel po’.

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        • “l’infermità mentale di per sé scagiona da ogni responsabilità”
          Dipende: solo se credi che esista una cosa chiamata “sanità mentale” e contemporaneamente se credi che la follia giustifichi.
          Tipo: siccome uno è matto allora va bene che affoghi qualcun altro (tipo il figlio, ma mica solo quello, in altri casi)?

          Può darsi, però secondo me al limite può essere un’attenuante – non certo una licenza di uccidere – e comunque diventa un’aggravante per quelli intorno, quelli “sani” ad aiutarlo nel suo misfatto (che pare ci siano spesso). Tipo i gerarchi nel caso di Hitler o parenti, medici e conoscenti (a volte pare pure l’avvocato difensore, che alle volte uno se lo chiede, che mestiere sta a fare quando cavilla per fare in modo che un assassino possa restare a piede libero) nel caso dell’affogatore.

          Che poi, un “momento di follia” che dura anni e provoca milioni di morti? Allora meglio abbatterlo ai primi sintomi, quel matto lì, specie se invece hai fondati motivi di credere che proprio matto non fosse: erano folli le azioni commesse sotto la sua guida – come certi esperimenti su esseri umani (e tante altre cose raccontate dai cadaveri e dai sopravvissuti) – ma non è un’attenuante per nessuno di quelli che le ha fatte, men che meno per lui che le incentivava fomentando odio e risentimento verso interi popoli considerati “inferiori” e “abbietti” e da usare come bestie da macello da cui riciclare tutto quel che si poteva.

          E non le dovrei nemmeno raccontare io – che mi sa che lo hai già fatto tu. Dico solo che per me ci sta l’etichetta di “follia” per quegli anni (al di là che poi a ben guardare tutte le guerre sembrano folli, in tutte le guerre qualcun altro pare prosperare e qualche motivo moralmente disumano, ma anche perfettamente lucido, lo si ritrova) , non ci sta che sia una scusa per assolvere – col piffero che ti lascio girare per strada un Kabobo solo perché picconava passanti per ordine degli spiriti, figurati un dittatore di quel calibro che ne ha ordinate, fatte fare e lasciate fare di peggio…

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        • Perfettamente d’accordo, ma giuridicamente l’infermità mentale scagiona: se il tuo avvocato riesce a dimostrare che c’è, tu in galera non ci vai, è questo che intendevo. Chi non è sano di mente non è ritenuto responsabile delle proprie azioni.

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  6. Chiaro che nessuno nasce nazista. L’imprint familiare e ambientale penso sia il più forte. Non dimentichiamo che gli italiani nati negli anni ’20 ricevettero dosi massice di propaganda. E’ lecito dedurne che uscirono dall’adolescenza molto convinti. Il trauma della sconfitta e, soprattutto, l’opportunismo post-bellico ne deviò molti, e indusse molti altri a nascondere le loro convinzioni. Ma -voglio dire- milioni di famiglie italiane ebbero, nel secondo dopoguerra, padri e madri fascisti o criptofascisti, o semplicemente un po’ nostalgici. Non è possibile che questo fatto non abbia avuto conseguenze, anche sulle seconde e terze generazioni.

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    • Naturalmente è quello che lascia l’impronta più forte, in un senso o nell’altro, ossia che segui ciecamente la strada dei tuoi genitori oppure ti ribelli prendendo ostentatamente la strada opposta “per dispetto”. Salvo che poi l’impronta originale ti risalta fuori inopinatamente, come il sessantottino che va al corteo del primo maggio con la bandiera rossa e poi ti salta fuori con argomentazioni di inconfondibile sapore fascista.

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      • Non è detto.
        Nella mia famiglia abbiamo quasi tutti idee di destra, però ci sono un paio di membri (una di sinistra ed uno anarchico) che non dicono mai nulla che possa suonare vagamente di destra.

        Mio nonno ha sempre avuto idee di destra ma è sempre stato contro mussolini, al punto da andare a vedere il suo corpo esposto dal vivo.

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