LA LEGGENDA DELL’ISOLA FELICE PER GLI EBREI

Le leggende sono belle. Le leggende piacciono. Le leggende hanno successo. Perché? Perché sono più rassicuranti, o più gratificanti della realtà. Non è più piacevole pensare di poter guarire con una semplice imposizione delle mani invece di dover affrontare dolorosi interventi chirurgici e poi pesantissime terapie e poi magari ancora interventi? Non è più simpatica l’idea degli italiani brava gente della realtà che li vede direttamente responsabili della metà dei rastrellamenti e degli arresti che hanno portato i nostri ebrei nelle camere a gas? È per questo che le leggende nascono e fioriscono e prosperano resistendo, non di rado, anche alle documentate smentite che la Storia sbatte loro in faccia. Una di queste è quella relativa a tempi o luoghi in cui si sarebbe manifestato un islam meravigliosamente tollerante che avrebbe consentito una pacifica e armoniosa convivenza con cristiani ed ebrei, come in Spagna, per esempio. Quella che è invece salita in questi giorni all’onore delle cronache è la leggenda del Marocco, presentato praticamente come un nido d’amore per gli ebrei. Ma sarà davvero così che stanno le cose? Cominciamo col dare un’occhiata al passato:

–      700- intere comunità ebraiche vengono massacrate dal re Idris I del Marocco.

–      1033- Fez, Marocco: proclamata la caccia all’ebreo. 6000 ebrei massacrati.

–      1400- Pogrom in Marocco in seguito al quale si contano a Fez solo undici ebrei sopravvissuti.

–      1428- vengono creati i ghetti (mellah) in Marocco.

–      1790-92- distruzione delle comunità ebraiche in Marocco.

–      1912- pogrom a Fez.

Per i tempi più recenti, vediamo questo puntuale confronto fra leggenda e realtà:

Circa 400 anni fa, la comunità ebraica marocchina aveva stretto un forte legame e un’alleanza con la dinastia regnante del paese, gli Alauiti.
È una grossolana semplificazione. Il XIX secolo vide una grande ondata di emigrazione ebraica. I fattori di spinta includono la precarietà e degrado dello status di ‘dhimmi’ e la pressione per la conversione forzata all’Islam.

Nel XX secolo, le persecuzioni in Europa portarono in Marocco nuove ondate di immigrati ebrei che cercavano un rifugio sicuro. La loro speranza non fu stata vana — nel 1940, quando il governo francese in Marocco controllato dai nazisti emanò decreti antisemiti, il sultano alauita Mohammed V rifiutò le leggi razziste. In una storia spesso ripetuta, rifiutò di chiedere ai suoi sudditi ebrei di indossare le stelle gialle. “Non ci sono ebrei in Marocco,” avrebbe detto. “Ci sono solo sudditi.”
‘Ondate’ è un’esagerazione. E che dire dell’esistenza di campi di lavoro sul suolo marocchino in cui prigionieri ebrei venivano torturati a morte? La storia della ‘stella gialla’ è pura leggenda. È semplicemente falso che Mohammed V rifiutò le leggi razziali: egli ha firmato ogni decreto di Vichy.

Oggi in Marocco gli ebrei godono di pari diritti e privilegi. Uno dei consulenti anziani del re Mohammed VI, André Azoulay, è ebreo. Il Marocco ha anche scuole ebraiche finanziate dallo stato e corti religiose ebraiche.
André Azoulay è il capo consigliere PR del re ed è responsabile della creazione di articoli come questo.

Presso i tribunali ebraici, chiamati Bet Din, le cause civili sono sentite e giudicate dai rabbini. Il Bet Din del Marocco è l’unico Tribunale ebraico di questo genere fuori di Israele, ufficialmente riconosciuto come un corpo giuridico alternativo e ospitato all’interno del complesso stesso delle corti islamiche.
Falso: ‘Batei Din’ esistono ovunque ci sia una comunità ebraica.

Nonostante l’atmosfera tollerante, la popolazione ebraica del Marocco è in costante diminuzione. Sebbene gli ebrei marocchini siano in gran parte esenti dalla persecuzione e l’animosità che possono affrontare in altre nazioni musulmane, ci fu una serie di attentati suicidi il 16 maggio 2003 a Casablanca che presero di mira siti della vita ebraica e uccisero tre ebrei.
La diminuzione è non stata costante, ma piuttosto drammatica e ha preceduto gli attentati di Casablanca del 2003 di circa 50 anni.

Ebrei marocchini hanno continuato a fluire in Israele, Europa e nelle Americhe per motivi religiosi, paura di persecuzioni e per migliorare la loro situazione economica. Al suo apice nel 1940, la popolazione ebraica del Marocco superava le 250.000 presenze; oggi ne rimangono solo circa 4.000. La comunità ebraica ha per lo più abbandonato la sua un tempo vibrante esistenza in città marocchine come Tangeri, Fez, Salé e Tetouan. Solo la città di Casablanca mantiene una significativa popolazione ed è ora il centro della vita ebraica marocchina. Casablanca vanta 17 sinagoghe attive, tre scuole ebraiche, un vasto museo ebraico e un centro di comunità che si occupa dei malati e degli anziani. Ma le mellah (quartieri ebraici) di altre città marocchine sono rimaste vuote o destinate ad altri usi.
Una parvenza di verità, finalmente. (qui, traduzione mia)

A questa puntuale confutazione della leggenda del Marocco-isola felice, si può aggiungere un prezioso video di quasi un’ora e tre quarti in cui Georges Bensoussan, ebreo di origine marocchina, provvede non solo a confutare tale leggenda, ma anche a spiegarne le origini e la persistenza: una ragione è il fatto che i “testimoni” sono per lo più appartenenti alle classi superiori, che descrivono il PROPRIO mondo convinti che quello sia IL mondo; inoltre è facile che da vecchi si tenda a idealizzare i tempi della propria giovinezza, smussando, quando non addirittura reinventando, i propri ricordi. Ma la realtà – come raccontato a Bensoussan da Joseph Halevi – è che l’esperienza delle classi non privilegiate negli anni Quaranta era quella di un’ininterrotta sottomissione, di una ininterrotta violenza, di un ininterrotto arbitrio. Del resto analizzando il linguaggio politico arabo si trova che esso è tutto incentrato sul concetto di “diverso”, ossia chi non è musulmano, che deve essere schiacciato. Informa che i cinque Paesi in cui la vita degli ebrei era più drammatica erano la Romania, la Russia, la Persia, lo Yemen e il Marocco. Il motivo del silenzio dell’Occidente che si rifiuta di prendere atto che il mondo musulmano è razzista, antisemita, intollerante, oppressore, colonizzatore, brutale, violento è il senso di colpa derivante dal fatto che il mondo arabo è stato colonizzato, oppresso, e questo lo rende vittima in eterno. La conferenza si conclude con il racconto di un episodio: un uomo fa vedere al padre ottantenne di origine marocchina un film in cui numerosi ebrei marocchini raccontano della meravigliosa vita che si conduceva, tutta amore e armonia, una vera e propria età dell’oro. Fin dalla prima scena del film il padre ammutolisce, e il figlio pensa che sia per la commozione. Poi il film finisce e il figlio chiede: “Allora, papà?” E il padre grida: “Falso! Tutto falso!” A chi ha tempo e capisce il francese, suggerisco di vedere il video.

barbara

Una risposta

  1. “Non è più simpatica l’idea degli italiani brava gente della realtà che li vede direttamente responsabili della metà dei rastrellamenti e degli arresti che hanno portato i nostri ebrei nelle camere a gas?”
    Fosse ‘solo’ quello, seppur vero che non sono stati gli italiani ad inventare la mafia (gli yakuza giapponesi esistevano molto prima), sono stati loro ad esportarla in tutto il mondo, e tante altre cosucce ‘carine’ made in italy.

    Poi possiamo aggiungere le leggende complottiste (che guarda caso portano sempre al blog di un certo Beppe Grillo o al Mein Kampf) o le leggende in cui si crogiolano i musulmani (maometto ha inventato i diritti delle donne ed ha dato loro il diritto di votare 1400 anni fa, i muslims hanno inventato il numero 0 ed hanno steso le basi per la scienza ecc) o quelle vegan con gli animali umanizzati ma dal cuore puro che vedi solo nei cartoni Disney o ancor peggio nei cartoni di Miyazaki…

    Per quanto riguarda gli Ebrei, mi affascinò (mi pare fosse storia, non credo fosse solo una leggenda) che per un periodo gli ebrei ebbero un pezzo di terra molto grande (più della Romania). Purtroppo quella terra non era geograficamente l’attuale Israele, ma era situata sul territorio europeo. Ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto avere gli ebrei un pò più vicino a casa, ma se la loro terra è Israele, è giusto che vivano la. Tanto oggi è comunque più facile comunicare e spostarsi.

    ‘Del resto analizzando il linguaggio politico arabo si trova che esso è tutto incentrato sul concetto di “diverso”, ossia chi non è musulmano, che deve essere schiacciato’
    Interessante che in europa si dice ‘non si deve aver paura del diverso, i musulmani hanno molto da insegnarci’. Si, in particolare ad aver paura del diverso.

    Il mondo arabo fu colonizzato in tempi recenti, e guarda caso quello fu il periodo in cui gli arabi erano un pò più civili e un pò più dotati di buonsenso (i musulmani più anziani che vivono in occidente tendono ad essere più rispettosi delle nostre leggi e dei nostri usi e costumi), e quello era anche il periodo in cui le donne avevano qualche diritto in più.
    In realtà sono gli arabi i primi ad avere ‘la colonia’ nel sangue. Ho letto che molte moschee vengono costruite in terre prive di musulmani. Quando qualcuno ha chiesto il perchè, questi hanno risposto ‘almeno quando questa popolazione si convertirà all’islam, la moschea è già disponibile. Molti musulmani sono convinti che prima o poi tutti si convertiranno all’islam semplicemente perchè lo dice il corano, e perchè hanno ricevuto l’insegnamento che l’islam è la religione perfetta.
    Mi sorprende che dicono di leggere il corano, dato che il corano stesso può rivelarsi un’arma a doppio taglio (se fossimo tutti intelligenti, il corano potrebbe essere utile a liberarci dei musulmani senza far loro del male, dato che dice che i musulmani non dovrebbero abitare nelle nostre terre, o rischierebbero di essere corrotti dai nostri usi e costumi. Se rinforzassimo i nostri usi e costumi loro sarebbero costretti ad obbedire. In fin dei conti loro il corano lo seguono alla lettera)

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    • La yakuza è nata nel XVI secolo, la mafia nel XII secondo alcune fonti, nel XV secondo altre. Non ho mai sentito che la yakuza si sia diffusa fuori dal Giappone, al contrario della mafia italiana che si è diffusa praticamente in tutto il mondo.
      Di ebrei con una terra molto grande non ho mai sentito parlare: dove lo hai trovato?
      Tutti i buoni musulmani sono convinti che tutto il mondo ritornerà ad essere musulmano dato che musulmano era all’origine, ma non ho mai sentito di moschee costruite dove non ci sono musulmani (costruite da chi? Su terreni appartenenti a chi? Con l’autorizzazione di chi?) Il corano dice che i musulmani non devono mescolarsi con gli infedeli, non che non debbano abitare nelle loro terre: al contrario, DEVONO abitarle per convertire gli infedeli e renderle definitivamente islamiche.

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  2. l’articolo su Progetto Dreyfus in effetti era un po’ troppo schematico, ma a dire il vero mi sembra lo sia, in senso opposto, anche quello su Point of No Return. Perché se è vero che in Marocco (tra l’altro non è così banale stabilire se è o no un paese arabo, tantissimi marocchini che conosco sostengono di no) non è tutto rose e fiori come traspare dal primo articolo, in un certo senso il Marocco è _davvero_ un’isola felice, se non altro se lo si paragona a quasi tutti gli altri paesi arabo/islamici, per dire nella vicina Algeria dopo l’indipendenza tutti gli ebrei hanno dovuto levare le tende, ricchi o poveri che fossero, e lo stesso discorso vale più o meno per paesi come Siria, Iran o anche Egitto. Poi, chiaro, per un ricco ebreo marocchino era ed è più facile, e questo, in parte spiega perché siano rimasti, ma solo in parte.
    La nuova costituzione marocchina inserisce l’ebraismo come uno degli elementi fondanti la nazione marocchina, e questo di nuovo, è qualcosa di piuttosto “anomalo” nel mondo arabo/islamico contemporaneo. Anzi, arriverei a dire che il Marocco se la cava discretamente non solo se paragonato agli altri paesi nordafricani ma anche rispetto a molti paesi europei, magari senza fare gran cosa, questo sì ma… il livello è basso ovunque, ed è purtroppo “facile” essere un’isola felice se intorno ci sono solo tempeste 😦

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    • Il punto non è fare confronti fra il Marocco e gli altri stati musulmani e vedere chi stava più peggio e chi stava meno peggio, il punto è vedere se quello che dice l’articolo è vero o no, e non lo è. Dice che il re ha rifiutato le leggi razziali e invece le ha firmate, dice che in quel periodo erano protetti e invece c’erano i campi di lavoro che si trasformavano in veri e propri campi della morte. Se conosci il francese guarda il video, in particolare quando parla di Joseph Halevi e di come questo non riusciva a impedirsi di piangere nel rievocare le condizioni spaventose in cui vivevano gli ebrei di Marrakesh negli anni Quaranta. Nella maggior parte dei paesi arabi c’è stato un grosso esodo nel 48, ma in parecchi erano rimasti ed è stato solo con la guerra dei Sei giorni che si sono svuotati; in Marocco nel ’56 se n’erano già andati quasi tutti.

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      • è vero che il re poi li ha firmati, ma allora va anche detto che inizialmente si era rifiutato di farlo, avrebbe magari potuto fare una resistenza maggiore? Eh, forse sì, anche se va detto che il suo potere reale era molto limitato, ma come minimo non è stato un entusiasta esecutore e men che mai un ispiratore di quelle politiche. Insomma, sarà poco, ma rispetto a quello che facevano tutti o quasi i suoi omologhi, nel mondo arabo e in Europa, mi sembra già tanto.
        Col francese me la cavo, però il film dura quasi due ore, adesso non me lo posso guardare (comunque a Marrakech in quegli anni l’autorità di Mohamed V era zero, lì comandava Thami El Glaoui che era un suo avversario)

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        • Halevi dice Marrakesh perché quella era la realtà che conosceva, ma non era diversa in altre parti del Marocco. A parte questo, che ha firmato è un fatto documentato; del fatto che all’inizio non avrebbe voluto c’è qualche documentazione? E i campi non credo siano nati per germinazione spontanea. E comunque stai svicolando sulla questione centrale del post: il Marocco NON era un’isola felice.
          La testimonianza di Halevi si trova a 58’50”

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  3. che all’inizio non volesse firmare l’avevo letto tempo fa proprio su Point of No Return, però non ricordo il post preciso.
    I campi credo fossero “parto” dell’amministrazione coloniale (ossia degli uomini di Vichy).
    Chiaro che non era un’isola felice in senso assoluto.

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  4. Propaganda…di come avrebbe dovuto essere stato.
    La storia…la vera la reale ci tramanda quello che è stato.
    Il tempo ci ha insegnato a non fidarsi di parole, articoli etc che riscontrati da fonti reputate
    serie dove molto è stato documentato e peraltro riscontrabile.
    ..E i conti non tornano! Fra il dire e il fare…L’ esca e sempre pronta…
    L’ informazione che vogliamo è la corretta.

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