che «per combattere la mafia bisogna conoscerla. E per conoscerla meglio c’è bisogno a nostro avviso anche di interviste come questa».
Non intendo entrare nella polemica sull’opportunità o meno di portare in televisione un criminale (che, bontà sua, “non giudica Falcone e Borsellino”) per fare propaganda al “suo” libro scritto (chissà da quale scrittore o giornalista venduto) “per difendere la dignità della sua famiglia” che gli ha “trasmesso il bene e il rispetto”.
Non intendo, dicevo, entrare in questa polemica, ma porre un’unica domanda: veramente il signor Vespa Bruno immagina che intervistare il figlio di uno dei più feroci boss mafiosi che la storia ricordi, mafioso e criminale a sua volta, uno che alla domanda su che cosa sia la mafia risponde «Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla», veramente il signor Vespa Bruno immagina che questo porti a “conoscere meglio” la mafia contribuendo quindi a combatterla? Non avrebbe fatto migliore figura se avesse fatto a meno di dare spiegazioni sulla sua scelta di fare propaganda alla peggiore criminalità esistente in Italia?
barbara