VABBÈ, ALLA FINE CE L’HO FATTA

Sono andaataaa lontaaanooo, lontaa-aaa-aaaa-nooooo e sono tornata con tutti gli altri alla naturale conclusione del viaggio. Ho visto cose mozzafiato. Ho mangiato come una porcella – e infatti, nonostante le fatiche sostenute, sono tornata ingrassata, come sempre quando vado in Israele. Ho scattato, contrariamente alle mie abitudini, centinaia di foto. I buchi nella carne delle gambe provocati dalle cadute casalinghe e da quella stradalinga non hanno dato segni di vita nel mar Morto, il che significa che sono perfettamente cicatrizzati, anche se orrendissimi da vedere. Un paio di volte sono stata sul punto di crollare ma non sono crollata. Ho recuperato energie riposando durante le visite a cose che avevo già visto, il che mi ha aiutata a reggere fino alla fine.
Poi stamattina sistemando la valigia sul treno a Milano devo avere fatto un movimento falso e mi sono presa uno strappo o qualcosa del genere alla schiena, probabilmente alla vertebra con l‘ernia, e ad ogni minimo sforzo mi attraversa una fitta di dolore che mi paralizza, mentre i movimenti (sedermi, alzarmi, girarmi) mi provocano un dolore intenso ma non paralizzante. Alzarmi dal letto invece appartiene alla prima categoria (lo diceva Richard Bach in Biplano che la maggior parte degli incidenti accadono a meno di 40 miglia dalla base). Vabbè, non si può avere tutto dalla vita.

barbara

Una risposta

  1. Poi stamattina sistemando la valigia sul treno a Milano devo avere fatto un movimento falso e mi sono presa uno strappo o qualcosa del genere alla schiena

    Vabbe’, ma allora Gigetto (il ripetente della 3°C che si redimeva dai peccati scolastici aiutando la Profe) ce lo vogliamo portare dietro almeno nela prima e nell’ultima tratta? Che ne ha così da farsi perdonare, ancora, e le valigie le movimenta bene…

    ps
    bentornata

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    • Riprenderla all’arrivo a Bologna è stato uno strazio terrificante (perché il dolore mi paralizza proprio), idem scendere dal treno, ri-idem salire sull’altro, e meno male che almeno a Bologna ci sono scale mobili dappertutto, qui invece no, e l’idea dell’arrivo mi terrorizzava, con scale da scendere e poi scale da salire. Poi ad un certo punto sono salite tre persone che si sono sedute vicino a me dall’altra parte del corridoio: evidentemente non si conoscevano e si erano messe a parlare in stazione, sicché ognuno ha detto la propria destinazione, e per uno di loro era la stessa mia. Grande e grosso, sufficientemente giovane e senza bagagli, sicché quando sono scesi gli altri due gli ho spiegato la situazione e gli ho chiesto il favore di portarmi la valigia (balbettando e incespicando sulle parole, perché chiedere aiuto non fa proprio parte delle mie abitudini), e lui me l’ha portata dal mio sedile fino al taxi.Magari anche quello aveva qualcosa da farsi perdonare da qualcuno, e con la buona azione adesso si sente redento, grazie a me.

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  2. E..intanto sulle note di Poster..un’ istantanea di certi momenti,e quasi uno stimolo di..andare..lontano..Fà così bene..come una ricarica interiore.
    ..Ascoltiamola. Poi..più in là lo vedremo.

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  3. E be’, wp, ma allora ditelo! Uffa.. avevo postato un commento, ma.. sparito!
    Più o meno suonava così:
    Evviva!
    Ti arrabbi mica se affermo che avevo pochi dubbi che ce l’avresti fatta?
    Augurandoti i minori danni collaterali possibili, ça va sans dire..
    Lo si sa bene che Israele per te – e non solo – è altamente terapeutico!
    Ciò detto, mi unisco con gioia al coro di bentornato!
    Occhio alla schiena, intanto: prudenza s’impone.

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    • Circa trentacinque anni fa qualcuno che mi amava mi ha regalato un’antica moneta cinese, di quelle con un buco al centro perché i viaggiatori le infilavano in uno spago che poi si legavano intorno alla vita per non rischiare di farsele rubare. Nelle settimane successive si sono verificate alcune circostanze fortunate relative a qualche spostamento, e ho deciso che quello era un amuleto di viaggio, così ci ho infilato un cordoncino di cuoio e da allora l’ho sempre portata al collo durante i viaggi. L’ho dimenticata, perché ero partita di corsa con troppe cose da fare, quando sono andata in Egitto: siamo partiti con due ore di ritardo, siamo atterrati con un motore in fiamme, all’arrivo mancavano diversi bagagli e siamo dovuti restare in aeroporto più di un’ora, in piena notte, prima che venisse accertato che non erano stati imbarcati, durante il viaggio è successo letteralmente di tutto, ad un certo punto siamo rimasti senza accompagnatore… Ho detto ok, sono superstizioni e noi non ci crediamo, ma da ora in poi dimenticare l’amuleto mai più. A Gerusalemme, ultima tappa del viaggio, l’ho dimenticato in albergo.
      Oggi mi fa molto più male di ieri. Nel pomeriggio spero che riuscire a trascinarmi fino al poliambulatorio (in macchina neanche morta, perché nei parcheggi c’è la mafia africana che se non paghi il pizzo te la sfregia – quelli che il sindaco, nella giornata della memoria in sinagoga, parlandone con affetto e simpatia, ha paragonato agli ebrei mandati al gas) e farmi dare un appuntamento con la mia ortopedica per venerdì. Se per caso non fosse disponibile, dato che lei fa lunedì e venerdì e lunedì prossimo io sono via, chiederò un appuntamento col primo che ha un posto libero.

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