barbara
Archivi del giorno: luglio 15, 2016
LA NOTA CHE NON POTEVA MANCARE
Secondo il New York Times una delle prime persone travolte dal camion nella strage di Nizza è una donna musulmana. Lo riferisce il quotidiano in una delle mappe pubblicate su Twitter e rilanciata in particolare da coloro che, sui social, sottolineano che “il terrorismo non ha paternità religiosa” polemizzando con altri che indicano nella fede islamica l’origine del massacro. (qui)
Poi pesco da Google un po’ di titoli a caso:
Il fatto quotidiano: Attentato Nizza – DIRETTA – Guerra sul lungomare. Camion sulla folla e spari, 84 morti: molti bambini – l’identità del terrorista arriva alla diciassettesima riga
Repubblica: Strage a Nizza, camion e spari sulla folla. Il tir a zigzag per falciare più passanti. Almeno 84 morti
Il Giornale: Attentato a Nizza, camion uccide 84 persone
Quotidiano.net: Attentato Nizza, camion fa strage in Francia (spero proprio che lo sbattano in galera e buttino via la chiave, quel porco bastardo maledetto di un camion)
Panorama: Attentato a Nizza, 84 morti: un camion sulla folla – ma almeno l’identità del terrorista arriva subito alla prima riga
Il sole 24 ore: A Nizza camion e spari sulla folla, almeno 84 morti
Due le parziali eccezioni:
Ansa: Camion sulla folla a Nizza: 84 morti. Tanti bambini tra le vittime. L’attentatore è un franco-tunisino
Corriere della Sera: Attentato Nizza: camion sulla folla e spari, 84 morti. «Tanti i bambini» È stato un nizzardo di origini tunisine
Parziali, perché neppure in questo caso viene nominato il dato fondamentale, ossia la religione del terrorista.
E vi lascio con questa incredibile perla, pescata qui:
Sono appena sceso dal treno, dove ho litigato con uno che diceva che “magari era un ebreo” (il camionista di Nizza).
barbara
IL PARTIGIANO JOHNNY
Il capolavoro che racconterà per sempre che cosa sono stati i partigiani e la Resistenza in Italia.
Che se fossi toscana tanto per cominciare direi capolavoro una bella sega. Poi magari con calma chiederei anche cosa vuol dire che racconterà per sempre che cosa sono stati i partigiani e la Resistenza in Italia: forse vuol dire che questo libro è eterno e così questa cosa la sapremo per sempre mentre gli altri libri non lo sono e magari un giorno potremmo non sapere più che Caina attende chi a vita li spense? Boh. Finora comunque sono arrivata, molto faticosamente – e non solo per i problemi fisici – a metà, e sinceramente non so se lo finirò perché è davvero un mattone pazzesco, che si dipana tra azioni improvvisate e velleitarie oltre che dilettantesche e descrizioni di lunghi luunghi luuunghi momenti di noia, con pagine talmente noiose che se ti distrai un attimo poi non ti ricordi più dov’eri arrivato e ti ritrovi a rileggere tre volte di fila la stessa cosa, e te ne rendi conto solo quando incontri una parola strana che aveva attirato la tua attenzione, come il verbo “verticare”. Dice che è in gran parte autobiografico: e allora? Questo è sufficiente a garantire un’obiettività tale su tutta la guerra partigiana, su tutta la resistenza da diventare IL libro che racconta quella parte della nostra Storia?
E poi la lingua: passino le parole inventate, spesso simpatiche e comunque di solito comprensibili, ma l’inglese? Non c’è praticamente una frase che non abbia almeno qualche parola inglese, così, per puro sfizio, o per mostrare quanto è bravo, chissà. O addirittura frasi interamente in inglese. O frasi in italiano ma costruite all’inglese: “l’esercito che egli desiderava entrare in”. Frasi in cui ti rompi la testa per capire cosa significhino fino a quando non ti arriva l’illuminazione e ti rendi conto che “un conosciuto” non è un articolo indeterminativo + participio passato in funzione aggettivale sostantivata, no: è il participio passato con la negazione inglese: unknown. E poi frasi talmente sconclusionate che le rileggi tre volte per cercare di capire cosa diavolo vogliano dire e alla fine rinunci e ti arrendi all’evidenza che non vogliono proprio dire niente. In ogni caso trovo semplicemente indecente scrivere un romanzo italiano che se non sai l’inglese non capisci un piffero.
Concludendo: capolavoro una bella sega (meglio, molto meglio, infinitamente meglio Il sentiero dei nidi di ragno).
Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, Einaudi
barbara