POTEVA ANDARE PEGGIO

Mi è venuto in mente una volta che mi è capitato di raccontare dell’incidente di quasi tre anni fa, e di questo che non mi ha vista e non ha neanche toccato i freni e mi ha centrata in pieno facendomi fare un volo di non so quanti metri scaraventandomi poi sull’asfalto a faccia in giù in una pozza di sangue e non un solo millimetro di corpo che non fosse un concentrato di dolore e le ruote dell’auto a tre centimetri dal mio corpo perché ha cominciato a frenare solo quando ha sentito il botto dell’auto contro il mio corpo e allora il mio interlocutore, considerando che a questo punto poteva anche passarmi sopra, ha detto: “Beh, dopotutto poteva andare peggio”, e io: “No: mentre ero lì per terra si è messo a piovere”.

No niente, era solo per dire che anche Jerome Silberman se n’è andato.

barbara

QUESTA LA DEDICO A TUTTI GLI ASMATICI FILOPALLESTINARI

Che spero siano tanti tanti tanti e coerenti coerenti coerenti.

Asma: Ingegnere israeliano inventa un inalatore intelligente

L’asma è una malattia cronica caratterizzata dall’infiammazione delle vie aeree (bronchi), che si traduce in difficoltà di respirazione, mancanza di respiro e respiro affannoso. L’OMS (L’organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che nel mondo circa 200-300 milioni di persone di tutte le età soffrono di asma.
Il trattamento, sia di base che di crisi, si basa su due modalità:

  1. Cortisone: Per il suo potente effetto antinfiammatorio;
  2. Broncodilatatore: Aumenta il diametro delle “strade” respiratorie per consentire un miglior passaggio di aria nei polmoni.

Durante un attacco d’asma (momento di crisi) solitamente un individuo trae immediato beneficio dall’inalazione di molecole che arrivano direttamente nei bronchi.
Nimrod Kaufmann è un ingegnere israeliano con oltre dieci anni di esperienza nel settore dei dispositivi medici. Osservando il figlio asmatico ha avuto l’idea di progettare un sofisticato dispositivo in grado di erogare la dose precisa del farmaco. Dopo gli studi clinici effettuati in collaborazione con il Dott. Guy Steuer, pneumologo presso lo Shneider Childen’s Medical Center, ha creato un inalatore rivoluzionario chiamato Inspiromatic.
Kaufmann ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno al suo progetto con la creazione dell’azienda Inspiro Medical all’interno del Misgav Venture Accelerator, il cui scopo è quello di unire ricerca farmaceutica e startup per sviluppare la ricerca medica al miglior costo.

•Come funziona Inspiromatic?
Le particelle di farmaco vengono spruzzate nel sistema respiratorio del paziente, senza che sia necessario una inspirazione profonda. Se l’inalazione è corretta, si accende una luce verde in caso contrario si accende una luce rossa. Quando la dose erogata è corretta si avvertirà un segnale acustico. Un altro vantaggio risiede nella presenza di un micro-controllore interno con cui si può accedere ai dati memorizzati nel dispositivo, permettendo così di adattare il trattamento a seconda delle necessità del paziente.
(SiliconWadi, 11 agosto 2016)

barbara

PICCOLO AGGIORNAMENTO DEL PICCOLO AGGIORNAMENTO PERSONALE

Oggi ho iniziato la fisioterapia riabilitativa, e il medico che me la fa mi ha detto quello che finora non mi aveva detto nessuno. Ma per farmelo dire ho dovuto tirarglielo fuori con le pinze. Dopo avere visto le immagini della frattura torna coi dischetti e dice: “Le è andata bene, sa, con una frattura in quella posizione”. Io sul momento non ci faccio granché caso, e dico ah, ma io sono abituata che mi capita di tutto e poi alla fine mi va meno peggio di come potrebbe. Poi però ci ripenso e mi chiedo che cosa sarebbe potuto succedere, sicché quando torna chiedo:
– Perché ha detto che mi è andata bene?
– Perché è una brutta posizione.
– Sì, ma cosa poteva succedere?
– Poteva avere conseguenze.
– Quali conseguenze?
– Potevano succedere delle cose.
– Cioè, quali cose?
– Beh, per lo meno dalla vita in giù…
Finalmente capisco:
– Intende dire che potevo restare paralizzata?
– Eh… sì.
Cazzo.

barbara

ISRAELE DIECI (11)

La foresta di Baram

La foresta di Baram si trova in Alta Galilea, nell’estremo nord di Israele, al confine col Libano.
mappa Baram
Questa foresta è stata affidata all’Italia, ossia agli amici italiani del KKL che vi fanno piantare alberi alla memoria dei loro cari. Noi non abbiamo visitato la foresta, ci siamo solo fermati nella zona in cui sono le targhe con i nomi dei donatori che hanno contribuito con almeno 2000 euro (con una donazione di 10 euro si fa piantare un albero. È con questo sistema, con queste donazioni, che Israele è diventata l’unico Paese al mondo ad essere entrato nel XXI secolo con più alberi di quanti ne avesse all’inizio del XX), per recitare il kaddish (la preghiera per i morti) per la moglie di uno dei partecipanti al viaggio. Le foto che vedete qui di seguito le ho scattate intorno al punto in cui ci trovavamo.
Baram 1
Baram 2
Baram 3
Baram 4
Baram 5
Baram 6
Baram 7
Baram 8
Baram 9
Baram 10
Baram 11
Baram 12
barbara

PICCOLO AGGIORNAMENTO PERSONALE

La vertebra si è saldata. L’ultimo controllo in realtà avrei dovuto farlo una decina di giorni più tardi, ma ho deciso di barare sulle date, contando sul fatto che l’ortopedica, con tutti i pazienti che ha, non si sarebbe ricordata le date stabilite e non se ne sarebbe accorta. Infatti non se n’è accorta. E d’altra parte ero sicura che la vertebra fosse a posto, e i fatti mi hanno dato ragione. L’ortopedica mi ha fatto il programma dello svezzamento, che dovrebbe completarsi in una settimana circa, io le ho proposto un’alternativa migliore (“lei fa il medico da vent’anni, ma io faccio la paziente da oltre sessanta”); lei l’ha accettata, il che mi fa molto piacere, ma l’avrei messa in atto comunque. D’altra parte ha dimostrato fin dall’inizio di basarsi molto più sul buon senso che su norme rigidamente codificate. E lunedì inizio la riabilitazione in un centro di fisiokinesiterapia a un quarto d’ora a piedi da qui.
smile
barbara

TREMA LA TERRA

(Diario di un soldato)

Trema la terra, tremiamo noi: tremano gli italiani.
Guardano in alto, poi a destra, poi a sinistra.
Preparati da una stagione di stragi, cercano il responsabile della catastrofe, un nemico da condannare, un passante qualunque a cui indirizzare l’accusa.
Cercano disperatamente intorno a loro il colpevole spregiudicato; ignorano, tuttavia, che la risposta si trova sotto i lori piedi. E da nessun’altra parte.
Si trovano dunque faccia a faccia con un nemico molto più violento e spietato di quanto si aspettassero, molto più distruttivo di tutti i suoi predecessori.
Inermi, pietrificati di fronte a tanto orrore, cercano una risposta ai loro perché e cominciano a scavare senza tregua.
Nel dolore e nel momento del bisogno, fortunatamente, gli amici veri si fanno avanti.
Senza esitazioni il Primo Ministro israeliano offre supporti militari e aiuti umanitari al collega Renzi.
Le Comunità ebraiche italiane si stringono intorno alle famiglie delle vittime, raccolgono fondi e spediscono volontari.
L’organizzazione israeliana IsraAid, specializzata nella ricerca di dispersi sotto le macerie, si precipita ad Amatrice poche ore dopo la strage.
Naor Gilon, ambasciatore israeliano uscente, termina il suo mandato in Italia donando sangue da indirizzare ai feriti.
Mi torna il mente il ritornello di una vecchia canzone di Riccardo Cocciante, “Se un amico lo svegli di notte, lui esce in pigiama e prende anche le botte”.
Gli israeliani l’hanno fatto senza pensarci due volte, ma d’altronde si sa, loro sono abituati ad uscire di casa in pigiama.
David Zebuloni (26 agosto 2016)

E anche a prendere le botte, sono abituati. Ciononostante, la prossima volta che ci sarà bisogno, tu chiami, e loro si precipitano. Anche in pigiama. Non esce invece né in pigiama né vestito chi ritiene che

“Indubbiamente i terremoti che stanno accadendo in questi giorni sono tra i segni che Allah usa per spaventare i suoi servi. I terremoti e tutte le altre cose che accadono e che provocano danni e ferite alle persone sono a causa dello Shirk (l’idolatria, la falsa fede) e dei peccati” si legge sulla pagina Facebook ‘Sì all’Islam in Italia’, che ha oltre 43mila follower (Il Giornale).

Volendo resterebbe da capire come mai avvengano terremoti in Arabia Saudita, Iran e in tutti gli altri eccellenti Paesi in cui vivono i devoti servi di Allah, ma chi sta a badare a queste sciocchezze (bello quel “indubbiamente”, comunque).
Poi c’è anche chi si incazza, e ha sacrosantamente ragione.

NOTA: ho eliminato l’ultima parte in quanto priva di conferme da fonti indipendenti.

barbara

ISRAELE DIECI (10)

La valle di Hula 2

La carrellata di immagini di quell’autentico paradiso che è la Valle di Hula prosegue con alcuni scorci del lago
lago 1
lago 2
lago 3
lago 4
lago 5
lago 6
lago 7
lago 8
lago 9
e un piccolo assaggio della fauna locale, tenendo conto che non siamo nel periodo delle migrazioni, che portano circa mezzo miliardo di uccelli a transitare e sostare in questa valle: due esemplari di pavoncella spinosa,
pavoncella spinosa
un airone cinerino,
airone cinerino
pellicani,
pellicani
tartarughe,
tartarughe
cormorani,
cormorani
un’avocetta
avocetta
(notare che è posata sul fondo del lago, il che dà un’idea di quanto poco profondo sia in questo punto) e un gheppio che fa lo spirito santo
gheppio
(per l’identificazione di tutto il bestiario, tranne le tartarughe e i pellicani, si ringrazia lui per la preziosa consulenza).
A disposizione dei visitatori c’è anche questo delizioso punto di ristoro immerso nella natura.
rifugio 1
rifugio 2
Poi purtroppo, sia pure accolti dalle bandiere di Israele e del KKL,
arrivo
siamo arrivati al termine del nostro percorso e siamo dovuti uscire dal paradiso.

barbara

ISRAELE DIECI (9)

La valle di Hula 1

La valle di Hula
Valle di Hula 2
si trova in Alta Galilea, nel nord di Israele, fra le alture del Golan a est, il monte Hermon a nord, i monti di Naftali a ovest e il mar di Galilea, o Kinneret (altrimenti conosciuto come lago di Tiberiade) a sud, ed è attraversata dal fiume Giordano, che del lago è immissario ed emissario.
Valle di Hula 1
Fino agli anni Cinquanta gran parte del terreno intorno al lago di Hula era paludoso; poi, come in tante altre parti di Israele, grazie al durissimo lavoro degli israeliani le paludi sono state drenate e il terreno reso coltivabile e abitabile. Noi abbiamo visitato una parte di questo paradiso a bordo di un carro dotato di tre file di sedili e aperto su un fianco, tirato da un trattore
carro 1
carro 2
– ma è possibile percorrere i sentieri della valle anche in bicicletta.
biciclette
E dopo essere stati immortalati dalla nostra bellissima Martina,
Martina
siamo partiti.
Le foto sono quello che sono, essendo state prese al volo, sempre in movimento e senza il tempo di regolare le distanze. Scartate dunque le più storte, le più sfocate, le più disastrate (molte decine), cercherò di illustrare la valle con le foto un po’ meno storte, un po’ meno sfocate, un po’ meno disastrate. Insomma, accontentatevi.
Nel nostro giro abbiamo visto i campi coltivati,
campo
grandi distese di prati, con o senza alberi,
prato 1
prato 2
prato 3
canne palustri,
canne 1
canne 2
canne 3
soprattutto in prossimità del lago e dei canali,
canale 1
canale 2
canale 3
canale 4
canale 5
che percorrono la valle per un totale di cento chilometri, e i piccoli, graziosi ponti che uniscono le sponde. (continua)
ponte
barbara

CORREVA L’ANNO 1987

e durante un viaggio in Unione Sovietica ebbi l’occasione di vedere, in un teatro di San Pietroburgo che all’epoca si chiamava Leningrado, una rappresentazione di Giselle. Alla fine dello spettacolo un pietroburghese mi domandò se mi fosse piaciuto. Bello, risposi, però, senza offesa, ho visto di meglio. Con chi? Con Carla Fracci. Sguardo quasi sbalordito del mio interlocutore: e lei, dopo avere visto una Giselle con Carla Fracci, ne va a guardare un’altra?

Aveva ragione, in effetti: Carla Fracci non è una danzatrice: Carla Fracci è LA DANZA, e non è paragonabile con nessun’altra. Buon compleanno, splendida ottantenne!
carla-fracci
barbara