Wadi Kelt (o Qelt) è un canyon roccioso che si trova nel deserto di Giudea, e precisamente qui
partendo da circa 20 chilometri da Gerusalemme e arrivando fin sopra Gerico, nei pressi del mar Morto. Lasciato l’autobus
si dà un’occhiata intorno all’affascinante paesaggio desertico,
notando tra l’altro le linee lasciate dalle colonne di capre in transito,
quindi ci si inoltra sul sentiero
che, passando davanti alle grotte degli eremiti,
porta alla vista del monastero di San Giorgio, incastonato nella montagna.
Costruito originariamente intorno a una grotta nel IV secolo, crebbe sotto il dominio greco-ortodosso nel secolo successivo. Distrutto dai persiani – e massacrati i monaci – nel 614, rimasto abbandonato per quasi mezzo millennio, ricaduto in disuso dopo un tentativo di restauro da parte dei Crociati, fu definitivamente restaurato da un monaco greco alla fine del XIX secolo ed è tuttora in funzione. Volendo, si può raggiungere a piedi dal ponte che attraversa il canyon del fiume Kelt.
In questa foto è chiaramente visibile sulla sinistra, anche l’acquedotto.
barbara
Paesaggi molto brulli. Molto diversi da quelli visti in Italia Non mi hanno dato l’ impressione di abbandono , di senso di abbandono.
Sono tanti i luoghi che in Israele parlano di vita nei vari secoli anche quanto il suo popolo era ridotto..E..successivamente..dopo secoli dopo avere subito tante manifestazioni le piu’ negative che l’ essere umano possa mettere in atto nei confronti di un popolo che in
tanti settori della vita è in testa fra altri popoli che hanno avuto un’ esistenza mai così bersagliata.
I love Israel !
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Poi i paesaggi desertici sono talmente affascinanti!
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Concordo e confermo: e tu – temo – non hai neppure mai dormito “à la belle étoile”, fuori dalla tenda, sul materassino gonfiabile, infagottata in tuta e sacco a pelo, con l’escursione termica che c’è in deserto, ma.. quanto ne vale la pena! Che poi, dormito è un eufemismo.. e chi ha dormito davvero, con la bellezza del cielo sopra, molto sopra la testa, gli occhi fissi alle stelle, le orecchie tese a captare i fruscii intorno?
Per poi svegliarsi del tutto, la mattina, e cercare di identificare, dalle tracce sulla sabbia intorno, gli autori delle stesse: tanti, e vari..
1984: trent’anni di meno.. se po’ fa’.
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Purtroppo no, è un’esperienza che mi manca. E “manca” nel senso più letterale del termine.
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Ha ben poca importanza: ma era il 1983, non ‘4: quindi avevo 41 anni, ed era la mia prima volta in deserto, il che significa che ero rimasta completamente conquistata, come mai più, dopo.
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Ecco questo è un posto che devo assolutamente vedere quando tornerò da quelle parti. Magari per uno scavo archeologico a coronamento di uno dei miei più grandi sogni…
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I sogni vanno assolutamente coltivati. Vai, e torna vincitor!
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