IL SEGRETO DEL MIO TURBANTE

Narrato in prima persona dalla protagonista, nella prima parte è senz’altro godibile: Nadia, bambina afghana, prima rimane sfigurata per l’esplosione di una bomba che distrugge la sua casa, poi, per una serie di vicende, si ritrova a dover sostenere la propria famiglia; decide così di farsi passare per ragazzo e accettare i lavori più duri pur di riuscire a guadagnare quanto necessario. Certamente credibile che una bambina impubere possa passare per bambino. Credibile che, lavorando duro, possa irrobustirsi fino a diventare forte quanto e più di un maschio. Ma è davvero credibile che a tredici anni, a quindici, a diciotto ancora nessuno si accorga che ha pelle da donna, mani da donna, piedi da donna, voce da donna?! E tuttavia tutte le recensioni reperibili in internet la danno, senza dubbi o titubanze, come storia vera. Mah. Se capita in mano, può comunque valere la pena di leggerlo per l’ambientazione, probabilmente descritta dal vivo e dall’interno, della vita in Afghanistan dopo la fine dell’occupazione sovietica, con l’inizio della guerra di tutti contro tutti prima, e l’avvento dei talebani poi.

Nadia Ghulam e Agnès Rotger, Il segreto del mio turbante, Sperling & Kupfer
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