PRIMO DIALOGO CON RICCARDO COCCIANTE

E adesso siediti su quella seggiola,
ullallà, comandi signor padrone! E mi raccomando, lei resti bene in piedi, in modo da guardarmi dall’alto e mantenere la sua superiorità mentre parla dal pulpito

stavolta ascoltami senza interrompere, è tanto tempo che volevo dirtelo.
E perché non l’hai detto prima, allora, razza di imbecille?

Vivere insieme a te è stato inutile,
cioè, fammi capire: tu non ti sei messo con me perché ci stavi bene, non ti sei messo con me perché mi amavi, non ti sei messo con me perché ti piaceva stare con me ma per uno scopo? Carino, lui!

tutto senza allegria, senza una lacrima, niente da aggiungere ne da dividere, nella tua trappola ci son caduto anch’io, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio.
? Mi stai dicendo che io ti ho teso un trappola, che tu sei stato tanto pollo da caderci dentro, che ci sei rimasto dentro, consapevole di essere in una trappola, per “tanto tempo” e adesso saresti tu quello che fa e decide e combina e lascia posti liberi?!

Povero diavolo, che pena mi fa e quando a letto lui ti chiederà di più glielo concederai perché tu fai così,
ora, famo a capisse, come dicono a Roma: che cosa io concedo o non concedo a letto, quando mi viene chiesto, tu lo sai perché TU me lo hai chiesto e TU lo hai ottenuto: com’è che non ti faceva così tanto schifo quando eri TU a ottenerlo? Com’è che non ti consideravi un povero diavolo? Com’è che non ti facevi pena? E com’è che io, nel concedertelo, non meritavo così tanto disprezzo, quando eri TU il destinatario?

come sai fingere se ti fa comodo.
Aha, io fingo, eh? E che cosa, esattamente? E te ne sei accorto adesso? O lo pensavi anche prima ma ti andava bene? E tu che per tutto questo tempo hai finto di stare con me perché ti piaceva e invece stavi perseguendo chissà quale losco scopo che non sei riuscito a raggiungere, eh? Ne vogliamo parlare?

E adesso so chi sei e non ci soffro più,
ah, perché prima mentre mi trombavi soffrivi tanto tanto tanto, eh? Mappoveropoverocaro!

e se verrai di là te lo dimostrerò,
ach, cosa non ci si inventa per rimediare una scopata in più!

e questa volta tu te lo ricorderai.
Ihhhhhh, che paura! E che cosa mi farai per farmelo ricordare? Mi leghi? Mi picchi? Mi sodomizzi? Mi balli sulla guallera?

E adesso spogliati come sai fare tu
Haha, ti piacerebbe, eh? (vero però che sono bravina a spogliarmi, eh? Dillo, che basta che cominci a muovermi che svalvoli che è un piacere!)

ma non illuderti io non ci casco più
Eh, come no, sei diventato furbo adesso!

tu mi rimpiangerai bella senz’anima.
E di nuovo, vorrei capire: io sono una zoccola, a letto sono una gran porca, sono senz’anima, senza cuore, senza sentimenti, mentitrice seriale, opportunista, tendo trappole e tu ci sei cascato perché sei un pollo, e un tale ammasso di acciaio disumano dovrebbe provare rimpianto, e per giunta di un simile coglione? Mapperpiacere!

barbara

  1. C’è di peggio, io per esempio non sopporto proprio IO CHE NON VIVO, orrenda canzone degli anni ’60 che ultimamente sembra tornata di moda(sono uscite un sacco di cover), e che dal testo sembra il manuale del perfetto femminicida( o se declinara al femminile, il ritratto della psicopatica appiccicosa)!

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