Bertolt Brecht:”Wenn die Haifische Menschen wären” (1948)
“La figlioletta della padrona di casa chiese al signor K.: ‘Se gli squali fossero uomini si comporterebbero meglio con i pesciolini?’
– Certo – rispose il signor K -. Se gli squali fossero uomini, farebbero costruire nel mare enormi casse per i pesciolini, con dentro ogni sorta d’alimenti, sia vegetali che animali. Si preoccuperebbero che le casse avessero sempre acqua fresca e adotterebbero ogni tipo di precauzioni sanitarie. Se, per esempio, un pesciolino morisse prematuramente, gli squali, affinché i pesciolini non si sentissero tristi, organizzerebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche, perché i pesci allegri hanno un miglior sapore di quelli malinconici. Ci sarebbero anche scuole per imparare a entrare nelle fauci degli squali. I pesciolini avrebbero bisogno di nozioni di geografia per localizzare meglio i grandi squali, che se ne vanno in giro bighellonando. L’essenziale sarebbe, naturalmente, la formazione morale dei pesciolini, si insegnerebbe loro che non c’è nulla di più grande e più bello per un pesciolino che sacrificarsi con allegria; si insegnerebbe pure ad aver fede negli squali ed a credere agli squali quando dicono che stanno preparando per i pesciolini un magnifico avvenire. Si farebbe capire ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno ad obbedire. I pesciolini dovrebbero guardarsi bene dalle basse passioni, così come da qualsiasi inclinazione materialista, egoista o marxista. Se qualche pesciolino mostrasse similari tendenze, i suoi compagni dovrebbero comunicarlo immediatamente agli squali.
Naturalmente se gli squali fossero uomini si farebbero la guerra fra di loro per conquistare casse e pesciolini stranieri. Ogni squalo obbligherebbe i propri pesciolini a combattere in quelle guerre. E ogni squalo insegnerebbe ai suoi pesciolini che fra loro e i pesciolini degli altri squali esiste un’enorme differenza . Sebbene tutti i pesciolini siano muti, è certo che proclamerebbero che stanno zitti in molte lingue diverse e per questo non riusciranno mai a capirsi. Ad ogni pesciolino che ammazzasse in guerra un paio di pesciolini nemici, di quelli che stanno zitti in un’altra lingua, si consegnerebbe una medaglia d’alghe e si conferirebbe il titolo d’eroe. Se gli squali fossero uomini avrebbero pure una loro arte. Ci sarebbero bellissimi quadri nei quali sarebbero rappresentati i denti degli squali con colori meravigliosi e le loro fauci come veri giardini di ricreazione in cui è bello trastullarsi. I teatri sul fondo del mare mostrerebbero eroici pesciolini che entrano entusiasti nelle fauci degli squali e la musica sarebbe tanto bella che, ai suoi accordi, cullati dai pensieri più delicati, come in sogno, i pesciolini, preceduti dalla banda, si precipiterebbero a frotte in quelle fauci. Certo ci sarebbe pure una religione, se gli squali fossero uomini. Quella religione insegnerebbe che la vera vita comincia per i pesciolini nello stomaco degli squali. Inoltre, se gli squali fossero uomini, i pesciolini smetterebbero di essere tutti uguali, come sono adesso. Alcuni occuperebbero certi posti, che li collocherebbero sopra gli altri. A quei pesciolini che fossero un poco più grandi si permetterebbe pure di ingoiarsi i più piccoli. Gli squali vedrebbero questa prassi con piacere, dato che avrebbero più spesso dei grossi bocconi da mangiare. I pesciolini più grassi sarebbero quelli che occupano certi posti e s’incaricherebbero di mantenere l’ordine fra gli altri pesciolini, e diventerebbero maestri o ufficiali, ingegneri specializzati nella costruzione di casse, ecc. In una parola ci sarebbe finalmente nel mare una cultura, se gli squali fossero uomini”.
Lui, naturalmente, pensa al capitalismo, io penso a tutt’altra “cultura”, ma direi che la metafora regge perfettamente anche per me (l’ho trovato qui; poiché penso che la traduzione sia opera del titolare del blog – che in tal caso ringrazio per avermi risparmiato la fatica – ritengo doveroso riportare la fonte).
(a suo tempo la sapevo tutta a memoria in tedesco, ma è passato tanto taanto taaanto tempo)
[io non ci sono, ma ve l’ho programmato, come pure i prossimi due, così non rischiate la crisi d’astinenza]
barbara
B.Brecht per mezzo di questo racconto non semplicistico ma ricco di tante sfumature che
si possono rapportare e riscontrare in infinite situazioni.
In questo caso si è servito di questa storia di animali per parlare degli uomini e denunciarne le ingiustizie della società.
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Di buono c’è da dire che già al tempo dell’insurrezione di Berlino era stato capace, pur da fedele comunista, di formulare critiche almeno ad alcune manifestazioni concrete del comunismo; qualcuno ci è srrivato oltre trent’anni dopo, e qualcuno ancora non ci è arrivato oggi.
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Ecco! Mo’ ho voglia di sushi…Con quel che costa, poi!
(Vado! Sparisco! Mi eclisso!!)
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Il sushi fa schifo (no, non l’ho mai mangiato: mi fa schifo vederlo e mi fa schifo pensarci. Tu invece se lo apprezzi compratelo: lo sanno tutti che i gatti sono tutti ricchissimi.
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“ricchissimi” un par di vibrisse – ci piace il pesce, specie se crudo. Mica vuol dire che ce lo possiamo permettere…
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Ah, come l’oca signorina che impazzisce per gli apolli neri ma non si può permettere neanche un bianchiccio semirachitico. Sì, capisco. E sono tragedie, signora mia.
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