A Beit Shean ero già stata, e ne avevo parlato qui, e quindi, dovendo severamente economizzare le mie energie (ero fresca reduce da tre mesi di pressoché assoluta inattività per la frattura della vertebra, col busto addosso, e quindi con muscolatura azzerata e disabituata a qualunque fatica fisica, compreso il camminare per più di qualche centinaio di metri) ho preferito usare quell’oretta per riposarmi, stesa su una panca di legno all’ombra del pergolato dell’ingresso. E ho fatto male, dopotutto, perché la guida, come spesso faceva, ha apportato alla visita una sua aggiuntina personale, che fortunatamente posso documentarvi grazie alle foto inviatemi da Eyal: per mostrare la perfetta acustica dell’anfiteatro ha fatto indossare dei costumi a un paio di membri del gruppo
e li ha fatti recitare.
Questa, a quanto pare, è la distanza dalla quale si può sentire perfettamente (forse non si vede perché è troppo lontano, ma sta interpretando l’Amleto col teschio in mano).
Piccola nota a margine: quelle su cui sono seduti i miei compagni di viaggio sono le latrine.
Stesa su quella dura e stretta panca, comunque, mi ero assopita, ma ad un certo momento sono stata svegliata da una violenta rissa, tipo quelle tra pescivendole al mercato del pesce, o tra prostitute scatenate per il possesso di un pezzo di marciapiede. Mi sono tirata su, mi sono guardata intorno e… nessuna rissa: era solo il nostro autista che sbraitava al cellulare e faceva il fracasso di dieci pescivendole scatenate, mentre tutti i turisti che riposavano sotto il pergolato, uno a uno, si giravano a guardare quel finimondo. Io no, non ero stupita, perché scene simili tutti noi eravamo abituati a vederle ogni momento quando, per qualunque minimo motivo, si metteva a dare in escandescenze, sbattendo violentemente i pugni sul volante, contro la guida o contro l’accompagnatore. Oltre a molte altre cose veramente disgustose di cui si è reso protagonista durante tutto il viaggio. Il suo biglietto da visita, ossia l’aspetto del suo autobus per chiunque vi passasse davanti, era questo.
barbara
NOTA: ho corretto la parte iniziale perché mi è stato fatto notare che avevo sbagliato la collocazione dell’evento.