Una risposta

    • Quella ho dovuto disfarla e rifarla una mezza dozzina di votle, perrché ero partita a farla rotonda (tipo centrino) per poi rendermi conto che quel modello valeva solo per le spalle mentre in tutto il resto doveva aumentare ma restare adagiata su petto e schiena, e non è stato facile trovare gli aumenti giusti in tutte le sue parti. Insomma, è stato un discreto lavoro.

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  1. Dobbiamo assolutamente farci un giro di valzer – di quello buono.
    Come antidepressivo, intendo.

    (Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente faccine! Niente facci….Pew, anche stavolta è andata. Crocchino?…)

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    • Non sono libri, sono videocassette, che quando ho risistemato alcune cose erano rimaste homeless e così le ho piazzate lì, come elemento decorativo, sotto il quadro lungo e basso con una bellissima e rilassante marina, affiancate da due vasi riempiti di scorze di pistacchi.
      PS: la Terra è storta, ragazzo: fattene una ragione.

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  2. Suppongo…che sia lavoro tuo. Mi piace veramente. Dai! Puoi sfoggiare un tuo stile..e sinceramente questo completo ti stà veramente bene!
    Adesso mi ricordo la mamma di un’ amica..” anche lei dotata di grande manualità..creativa.”..lei si fece un tailler color crema chiaro.Anche a lei stava molto bene.
    Tante cose le aveva imparate non piu’ giovane. Dal ricamo..uncinetto..tende..coperte..maglieria.
    La figlia..solo maglioni” ha difficoltà..nel collo..” in questo l’ aiuta la cugina.
    Tempo fà in un giro turistico ci fermammo in una chiesa romanica,piccolo museo annesso.
    Inoltre..una stanza era stata adibita ad una raccolta/mostra..Abito da sposa,scarpe, fatti
    ad uncinetto. Biancheria di tutti i tipi. E diverse cose fatte a..” punto Tavarnelle”..non sò
    in cosa consista ma è tipico del luogo.
    Le donne del luogo avevano rifornito di tutto questo i negozi piu’ eleganti del capoluogo.
    La madre..dell’ uomo che si occupava del museo..chiesa, era stata a capo delle lavoranti..e a casa vi era un’ intero armadio di tante cose..di grande valore fatte da lei.
    Ma..alla sua nuora non interessava preferendo le comuni cose..delle bancarelle..etc
    insomma cose dozzinali.
    E..”una volta..” le famose camiciole in lana venivano fatte..” ai ferri ..come i maglioni.
    E cosi i calzini..calzerotti..” ..mi sembra occorressero tre ferri..un pò corti..”
    E..ancora..le immancabili sciarpe! Mantelle..Mantelline…molto lavorare che le nonne indossavano…sparpine da letto.
    E..mi ricordo le scarpe da casa! Molto colorate con suola in feltro.Mi ricordo che me le
    regalò una signora di Cittadella quando ero bambino.
    Questo tipo di attività non viene piu’ trasmessa..o molto poco.

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      • Acc.!!! Anche a me la libreria con quel blu è piaciuta moltissimo ( e mi piacerebbe anche di più se mi facessi l’onore di piazzarci anche il mio libro, che ha la costa BLU! ).
        Il tailleurino è un gioiello, turbante compreso ( capisco meno la mantellina, che associo di più al letto, al risveglio, alla convalescenza, a spalle e schiene infreddolite.. ).
        La mia nonna materna (maestra per quasi cinquant’anni) sapeva farle bene, e faceva anche babbucce et similia: in più, uncinetto alla grande.
        Ma, a ripensarci, anche la mia nonna paterna ( la “locandiera”, quella da cui più mi veniva l’ars culinaria ) – uhhh! – mi confezionava calzettoni e maglie-intimo a maniche lunghe!!! A undici/dodici anni le ho rifiutate energicamente: pungevano, ad onta della lana morbida e pregiata..
        Ma non risvegliamo troppi ricordi.. potrei prendere l’aire e non fermarmi più.

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        • Ragazza, di librerie in casa mia ce ne sono 11, di cui questa e un’altra in quattro parti e un’altra in tre: non posso mettere tutti i libri qui e, soprattutto, le collocazioni seguono un criterio, se no come diavolo farei a trovarli?
          Quelle delle nostre nonne non erano mantelline bensì scialli, anzi per la precisione “scialletti”, rotondi e messi doppi; la pellegrina invece è un capo di abbigliamento da esterno.
          Quella tonalità di blu (ho scelto personalmente anche il colore) la trovo proprio bellissima – e naturalmente ero sicura che sarebbe piaciuta anche a te (altre sorprese prima di sera, che ho caricato e programmato perché sarò in giro non so fino a che ora)

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  3. Vabbè, ma non mi giudicherai mica così scema da pensare che la tua libreria stia tutta in codesta foto???
    Era solo per dire che non ho ancora capito se almeno in mano ce l’avevi preso: non me lo hai mai più detto.. e io ci tenevo.
    Lo so, è vero: lo scialletto non era così.. ma, poiché proprio mia nonna ne aveva uno di questa foggia, di un caldo marron castagna, non lo consideravo un capo da esterno.
    Se avessi pensato a un cappottino di mia figlia quattro/cinquenne, dotato di pellegrina, forse non avrei fatto quell’appunto sbagliato: un cappottino cosiddetto “all’Inglese”, in tweed mélange verde muschio, che suscitò peraltro i commenti ironico-villani di un compagno di scuola ( mio ) incontrato per strada.
    E, quanto a scialletti, ne porto ancora uno io, rosa corallo (NON il mio colore) fatto per sé e usato per anni da mia madre, in una lana delicata e fortissima, piena di nodini, che non so definire ( forse un tipo di bouclé ), ma di ottima qualità, visto che lo porto ancora, e avrà quarant’anni come minimo: è triangolare e semplice, ai ferri.. non all’uncinetto, non doppio. Utilissimo!
    Fine della storia.. per ora. Guai a svegliare il can che dorme: mi perdoni?

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      • Sì, più o meno alla Sherlock Holmes, ma con la mantellina di dimensioni più modeste, e non ho mai capito che cosa ci trovasse di ridicolo quel buzzurro.
        No, purtroppo non scherzo: e mi vergognavo a chiedertelo di nuovo, ma la mancanza di comunicazione diretta ( leggi “almeno al telefono” ) è davvero una
        deprivazione importante.
        Certo che mi hai fatto complimenti non da poco, qui sopra, né avrei voluto tanto.
        Era solo come t’era parso che fosse “venuto”, anche graficamente, che ti chiedevo. Scusami, comunque: lo so che sono “pesante”.

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        • Non sei pesante, hai solo un piccolo vuoto di memoria, tutto qui (ne abbiamo parlato e ti ho anche spiegato per quale ragione non ritenevo fosse il caso di farne un’altra volta la recensione, dato che l’avevo potuta fare quando ne ho annunciato la nascita, avendone già letto tutti i pezzi).
          La pellegrina di tua figlia immagino che arrivasse fino al gomito, là dove una pellegrina normale deve arrivare.
          Basta, è ora che vada a prepararmi la cena.

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  4. Ah, sì: ricordo quella risposta: ma non l’avevi ancora materialmente ricevuto né preso in mano. Ecco perché.. ti chiedo nuovamente scusa: certo che NON volevo un’altra recensione! Comunque, bando alle ciance.. buona notte e grazie.
    *La Biblioteca è chiusa ( momentaneamente, dicono ) e la mia mostra sta diventando un miraggio. La forma delle nuvole – si sa – è imprendibile..

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  5. Ma certo che lo ricordo.. però poteva essere – anzi, era senz’altro – un appunto relativo alla “prima” lettura.
    E soprattutto ricordo la prima cosa che mi hai detto, per me il massimo: che non ami troppo la poesia, ma che etc. etc.
    Parole molto dolci al mio orecchio, che ricordo alla perfezione, ma che non voglio ripetere qui. Ancora adesso mi provocano una sensazione di incredulo piacere.

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