Ovvero il racconto di Emanuela parte prima. Che in realtà sarebbe quella finale, ma la metto per prima così si sa di che cosa stiamo parlando.
Il giardino della memoria dell’Abbazia di San Giovanni Battista a Lucoli: un monumento vivo realizzato dopo il terremoto del 2009 insieme al Keren Kayemeth LeIsrael di Gerusalemme
Oggi è un posto che dà pace e la pace è il presupposto per arrivare alla consapevolezza, a capire meglio ciò che abbiamo intorno e ciò che abbiamo dentro di noi.
Le persone che hanno fondato NoixLucoli hanno pensato ad una collezione viva per ricordare quelli che vivi rimarranno nel nostro pensiero, parlo di quei 309 del terremoto d’Abruzzo del 2009. Abbiamo pensato che era delicato e perché no ecologico onorare la vita con vita ed ecco il perché della costituzione di questo giardino-frutteto di antiche varietà. Anche il KKL Italia ha voluto partecipare, volendo fare un omaggio alla Città dell’Aquila che, durante la seconda guerra mondiale, aveva salvato molte persone di religione ebraica nascondendole.
E’ stato un lavoro estenuante durato due anni ci siamo persi tra burocrazia, paludamenti amministrativi e nostra inesperienza (facciamo altro nella vita cittadina).
Il progetto ha visto compimento con una ricca collezione di piante appartenenti alla categoria dei “frutti antichi” ricercate e selezionate nei poderi abbandonati dell’Appennino Abruzzese.
C’era un tempo, non lontanissimo, in cui le varietà locali di frutta erano una risposta adattativa alle condizioni del luogo. Una varietà era idonea a “quel” sito e non ad altro. C’era un tempo in cui nell’orto erano presenti varietà diverse di specie diverse che, in successione, assicuravano frutta per un lungo periodo dell’anno e quando finiva la fruttificazione erano materia prima di marmellate e conserve.
Poi arrivò un tempo, detto globalizzazione-con-allegata-grande-distribuzione, in cui la frutta doveva andar bene per tutti: Nord-Sud-Est-Ovest. La caratteristica fondamentale della frutta da produrre era fondata sull’aspetto (bellezza, colore e pezzatura) e la conservabilità nel trasporto e nelle camere frigorifere. Non più indispensabile risultava quell’insieme di qualità che descrive il “frutto buono”.
Questi sentimentalismi non erano e non sono previsti nella globalizzazione perché il fondamento è che oggi poche varietà (peraltro fortemente imparentate dal punto di vista genetico) debbono valere per tutti, per tutto, ovunque, in modo tale di uniformare tecniche di allevamento e di conservazione prima della vendita. Vuoi che una mela che non sa di niente divenga più saporita? Gli metti uno sciroppo, un top-dressing, un cioccolato liquido.
Questo gruppo di amici che volevano ricordare il terremoto con un’opera della natura avevano una consapevolezza diversa: volevano ritrovare la variabilità genetica del territorio abruzzese ed il suo “paesaggio gustativo e olfattivo annidato nella memoria”.
Siamo convinti e sottolineiamo che davanti a qualsiasi minaccia la vita avrà qualche chance solo se ci saranno persone o comunità che riusciranno a convivere col cambiamento, a sopravvivere ed a trasmettere quei geni che hanno consentito l’adattamento. La diversità della vita, ovvero la biodiversità, è un’assicurazione per tutti noi, è una enorme cassaforte APERTA e ALL’APERTO pronta a offrire quel che serve per affrontare eventuali avversità.
Emanuela Mariani
Poi leggerete il resto alla prossima puntata, e si chiariranno anche tutti i dettagli.
barbara