UFFA

Di cani ne ho visti tanti nella mia ormai lunga vita, ma una come quella che mi ha messo la flebo per il contrasto, ancora mi mancava. Partiamo dal fatto che l’avverto che con me le vene piccole è meglio lasciarle stare, ma lei evidentemente è del genere “so il mio mestiere e non devo farmelo insegnare da te”, e ne imbocca, decisa, una piccolissima. Dove l’ago si infila ma non penetra. Ora, se tu infili una vena e la trovi non pervia, cosa fai? Le ritiene che la cosa migliore da fare sia insistere, e quindi spinge, inclina l’ago, rispinge di nuovo… Alla fine si arrende, e prende quella grossa del polso. Anche con vene come le mie, che una foglia di cristallo spessa un miliardesimo di micron, al confronto, è un carro armato, con quella lì nessuno è mai riuscito a combinare casini: è un’autostrada, ci entri e ci fai quello che ti pare. È il bersaglio fisso, usata un miliardo di volte, per prelievi, per flebo, per spararmi un’intera siringa di cortisone dopo la puntura di un’ape (sì, sono allergica anche a quelle), sempre senza problemi, senza complicazioni. Lei invece ci riesce: infila l’ago ma, non so come e non so perché, lo infila male, e quindi lo sposta, lo spinge, cambia direzione, lo ruota cambiando angolatura… Risultato: un impressionante ematoma, che dopo quattro giorni continua ad estendersi (ora è arrivato a circondare più di mezzo polso, scende sulla mano e risale sul braccio) e una dolorosissima flebite. Che sicuramente non durerà due mesi come la precedente, perché è più leggera, (ma quella era il risultato di oltre due ore di flebo a velocità normale, perché mi era stata messa dopo l’anestesia: da sveglia a una media di una goccia ogni due secondi il dolore è già intenso, e a una velocità maggiore è assolutamente insopportabile. Questa l’ho tenuta per meno di mezz’ora e lentissima, solo per mantenere la vena pervia e poter intervenire immediatamente nel caso che, nonostante la terapia preventiva, si fosse manifestata una reazione allergica, ossia una cosa che in condizioni normali NON mi provoca una flebite), ma ci vorrà comunque il suo tempo. Intanto sono qui, con tonnellate di Reparil gel, ghiaccio e dose massima di Daflon. E, almeno per ora, non mi arrischio ad andare in spiaggia per non rischiare che il sole mi peggiori la situazione.
Per l’infermiera suggerirei una pannocchia gigante arroventata nel culo.
Vabbè, consoliamoci con David Kaminski e con l’uomo più bello di tutti i tempi e di tutti i mondi.

barbara

 

Una risposta

  1. .Eccomi…ti comprendo. Non solo per empatia, anche per avere subito quell’ atto e maggiormente per averlo effettuato.
    Ho sempre detto…nel cercare un’ accesso venoso non bisogna avere fretta..si osserva l’ avambraccio e se…va bene si cerca una vena di buon calibro in un punto che sia comodo
    per la persona assistita permettendole di poter muovere l’ avambraccio.
    In casi piu’ difficoltosi..osserviamo l’ avambraccio nella totalità..a volte delle belle vene in
    punti inusuali..parte esterna dell’ avambraccio.A volte dobbiamo arrenderci…questa è buona..punto non comodo per l’ utente..poi piccoli accorgimenti cercare di fornire una posizione rilassata. La parte interna del polso..l’ ho sempre evitata, è dolorosa in quanto
    e’ vicina all’ osso..e non comoda.
    Poi è utile che l’ operatore usi il tatto…sfiorando e premendo leggermente nei vari segmenti
    l’ avambraccio…sperando di potere reperire una vena profonda e non di rado di buon calibro.
    Gli aghi…il classico, Butterflay….” detto a farfalla”..per la caratteristica conformazione, che abbia 2 ali…Poi simile ma più grande ..” ago cannula..” è dotato di un’ anima
    metallica, può essere lasciato in vena 3,–4gg, in caso di terapie numerose ma anche per
    .Specialmente questi…in caso di quel…sfrucacchiare in varie direzioni…e uscendo di
    vena sono dolorosi.
    Ne esistono di vari calibri..se la mano è anche sicura il dolore è minimo..una volta entrato
    in vena..nullo. Per cui è meglio che possa garantire tutti i tipi di terapia,come la possibile
    emotrasfusione.
    Note…V.anno trattati e protetti con medicazione. Osservati…PERICOLO di flebiti.
    Una volta tolti..proteggere la zona con medicazione.
    E..proteggendoli con pellicola film…l’ utente può farsi anche una doccia.
    Tanti aa fà….solo i vecchi aghi in metallo.

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  2. Eccomi a lui..Danny Kaye..bravo..così frizzante…Bene a ricordarcerli.
    Ha qualcosa in comune con il padre di un’ amica..I suoi genitori fuggirono dalla Russia ” San
    Pietroburgo..”
    nel 1912–13 con destinazione Parigi. Purtroppo ..la follia di certi esseri si manifestò verso il padre nuovamente ” il di lei nonno..”.La famosa retata del velodromo…

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  3. Da profana e in seguito ai prelievi di normale controllo cui si sottopone mia madre, sono giunta alla conclusione che prelevare il sangue sia di una difficoltà mostruosa, forse pari solo ad un’operazione al cervello. Mia madre non ha neppure problemi venosi o di altro genere che potrebbero complicare il prelievo, e spesso si ritrova con degli enormi ematomi, piccole emorragie e una volta persino con un’emorragia copiosa. Degno di nota è poi il comportamento di chi effettua il prelievo: la colpa è del paziente, mica dell’operatore!

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    • Io, a dire la verità, non ho grandi lamentele da fare. Per fare la risonanza con il contrasto, per esempio, ho dovuto fare prima l’esame della creatinina; l’infermiera che me l’ha fatto ha preso una vena della mano, cosa un tantino dolorosa perché ovviamente le pareti sono più grosse, ma due giorni dopo non si vedeva neanche più il puntino in cui era entrato l’ago. Emorragie non ne ho mai fatte, ematomi sì, ma perché ho le vene fragilissime: sei sicura che tua madre non abbia questo problema?

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      • No, a quanto pare ha le vene ballerine, appena vedono un ago sono colte da terrore e si danno a danze indiavolate, questo mette in difficoltà il “nemico” che peró non si arrende, bucherellando alla ndo coio coio.

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        • Sì, anche le mie quando sentono arrivare l’ago scappano, non è una cosa molto rara. Un amico di medicina, quando ero all’università, mi ha raccontato che gli è capitato un paziente a cui scappavano perfino quelle più grosse, e l’unica raggiungibile era quella del collo, incastrata fra la colonna vertebrale e il grosso nervo.

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    • Effettivamente… Io comunque ho oggettivamente vene molto problematiche, sulle braccia praticamente non se ne vedono, scappano quando sentono arrivare l’ago, una volta infilzate a volte risultano vuote e di sangue non ne arriva. Ogni volta che devo fare un prelievo stendo le braccia e dico “Buona fortuna”. Una volta a Brunico mi è capitata una che, quando ho detto di prendere una vena grossa, ha risposto no no, sulle grosse fa male (anche lei apparteneva alla categoria so fare il mio mestiere, non devi insegnarmelo tu), e ha preso una vena piccola, senza risultato. Le ho ripetuto che doveva prenderne una grossa e lei mi ha ripetuto la sua risposta: secondo buco inutile, seguito dal terzo buco inutile. A questo punto ha gettato la spugna e ha detto all’altra infermiera di provvedere lei; quella ha preso una vena grossa e mi ha fatto il prelievo. Dopodiché tutte le vene intorno hanno preso a rompersi per simpatia, come gli esplosivi, e mi sono ritrovata con un braccio nero di ematomi dal polso al gomito. Ricordo ancora gli occhi sbarrati della scolara quando ho alzato un braccio e la manica della blusa è scivolata, scoprendomi il braccio, che subito ha alzato la mano e ha chiesto con voce angosciata “Cosa le è successo?!?” Però devo dire che quello è stato l’unico episodio spiacevole in quasi quarant’anni che sono stata lì. A volte un secondo buco è inevitabile, ma raramente si arriva al terzo. Il macello che mi ha fatto questa con la flebo è stato qualcosa di unico nella mia esperienza.

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      • Quando la vena “sguscia” via o la si trova vuota è meglio fare un altro buco. E ovviamente meglio prendere una vena grossa e sicura che provare infiniti buchi…
        Io per fortuna ho buone vene, molto visibili, dato che le uso molto, però lo stesso riescono a fare pasticci anche a me di tanto in tanto.

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        • Certo, quando è vuota non ci sono alternative; quando scappa la maggior parte lascia perdere subito ma ogni tanto capita che qualcuno si getta all’inseguimento, tipo spada di Zorro.
          Mio padre per i prelievi non aveva neanche bisogno del laccio, mentre nella famiglia materna siamo tutte più o meno così, a mia zia devono addirittura attaccare le flebo sui piedi.

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