Più che arabi direi musulmani (l’Iran non è arabo), ma mi pare che la definizione sia perfettamente adeguata. Stavolta parliamo di sport, ambito in cui l’odio islamico per Israele regna sovrano, come abbiamo ampiamente e ripetutamente constatato anche in occasione delle ultime olimpiadi, lo scorso anno. Impossibile riportare non dico tutti, ma anche solo un numero significativo di esempi di queste manifestazioni di odio, per cui mi limiterò a riportarne alcuni, cominciando da questo articolo del 2011 (l’articolo non riporta la data, l’anno lo desumo dagli eventi citati).
di Anna Momigliano
Una giornalista egiziana lo ha definito “l’oppio degli arabi.” Ovvero l’odio incondizionato che «impedisce di parlare di Israele in qualsiasi altro termine che non sia “il nemico”». E, per estensione, di interagire con un israeliano in qualsiasi altro termine che non sia la guerra, il rifiuto, il «con te non parlo». Con te non faccio neppure dello sport, soltanto perché sei un cittadino di Israele. La logica che ha spinto l’atleta tunisina Azza Besbes a rifiutare, di fatto, di gareggiare contro l’israeliana Noam Mills ai mondiali di scherma a Catania. [la Besbes in effetti sale sulla pedana ma rimane immobile. Ricordo il video, che oggi non trovo, di lei che dopo avere obbedito agli ordini buttando nella spazzatura anni di allenamento, piange disperata nel suo angolo, ndb]
Certo, i boicottaggi sportivi contro Israele non sono nuovi. Qualcuno ricorderà forse il caso di Shahar Pe’er, la tennista israeliana a cui fu impedito di partecipare al Campionato di Dubai nel 2009 solo per il fatto di essere israeliana. Oppure la vicenda di Mohamed Alirezaei, il nuotatore iraniano che la scorsa estate si è rifiutato di partecipare ai cento metri stile dorso perché tra gli atleti partecipanti c’era anche un israeliano. In quell’occasione il commento della squadra israeliana fu: «Se uno vuole comportarsi come un bambino, è libero di farlo».
Quello che forse andava preso in considerazione, nel caso del nuotatore Alirezaei, è che probabilmente la sua era una scelta obbligata. Infatti: il regime di Teheran è antisemita (ricordate quando Ahmadinejad negava l’Olocausto?) e ferocemente anti israeliano, ed è arrivato a porre fine alle carriere di atleti “colpevoli” di avere gareggiato contro avversari israeliani. È capitato al sollevatore di pesi Hossein Khodadadi, che è stato espulso dalla nazionale iraniana per avere partecipato a una competizione insieme a colleghi israeliani.
La Tunisia però non è l’Iran. È un Paese che sta percorrendo la difficile strada della democratizzazione , visto che elezioni democratiche sono attese alla fine di questo mese. È il Paese che, lo scorso anno, ha dato il là alla Primavera araba , ossia a quell’ondata di proteste che hanno portato alla deposizione di una serie di dittatori: a cominciare dall’algerino Ben Alì, passando per l’egiziano Hosni Mubarak , fino al libico Muhammar Gheddafi. Difficile insomma pensare che, a differenza dei colleghi iraniani, la Besbes potesse temere ripercussioni da parte del comitato atletico della sua nazione. [con tutto il rispetto, l’acutezza non sempre appare la dote più spiccata di Anna Momigliano, come dimostra anche la sua fiducia nelle cosiddette primavere arabe, ndb]
Allora perché la schermidrice tunisina ha deciso di boicottare la sua avversaria israeliana? Probabilmente, perché era la cosa più facile da fare. Un modo per ottenere velocemente una fama nel mondo arabo, senza dovere accettare alcuna sfida: né in senso atletico, né in senso etico. Perché, in fondo, l’odio senza se e senza ma per Israele, tanto incondizionato da estendersi alle gare sportive, si basa su questo: sul rifiuto del confronto, delle sfumature, sul crogiolarsi nel proprio “essere vittime.”
Lo ha spiegato meglio di ogni altri la giornalista egiziana Mona Elthawy, che ha creato la teoria dell’«oppio degli arabi», e che tra l’altro è stata una delle voci più forti durante la rivoluzione egiziana. Elthawy sostiene che Israele, che pure meriterebbe critiche per molte azioni, è diventato un capro espiatorio per evitare di fare i conti con la realtà nel mondo arabo: «Fino a quando abbiamo Israele che ci permette di sentirci vittime, gli orrori che abbiamo perpetrato tra di noi rimarranno irrilevanti».
La giornalista egiziana accusava il dittatore Mubarak, che pure manteneva sul piano politico un trattato di pace con Israele, di avere utilizzato la retorica anti-israeliana per distogliere il suo popolo dalle colpe della dittatura, installando attraverso le TV di Stato «un odio contro Israele tra i cittadini egiziani che rasenta l’isteria collettiva». Oggi, come l’Egitto si è liberato del suo Mubarak, anche la Tunisia si è liberata del suo dittatore. Ma comportamenti come quelli della schermidrice Serra Besbes dimostrano che purtroppo alcuni algerini non si sono ancora liberati dell’oppio dei regimi arabi.
Quest’altra invece è storia di questi giorni.
Giocano contro una squadra israeliana: radiati dall’Iran
Due giocatori iraniani del Panionios non giocheranno più con la loro Nazionale. Motivo? Essere scesi in campo contro il Maccabi Tel Aviv in E. League.
Nella tesa situazione internazionale di questi tempi, anche una partita giocata può costare caro. E’ quello che è successo a Ehsan Hajsafi e Masoud Shojaei, rispettivamente difensore e centrocampista della Nazionale iraniana e della squadra greca del Panionios, sorteggiata con gli israeliani del Maccabi Tel Aviv nel secondo turno preliminare di Europa League.
Stante la pesantissima tensione esistente da anni tra Israele e Iran (per l’Iran, giocare contro Israele o squadre israeliane equivale a riconoscere lo Stato ebraico), i due giocatori iraniani per scelta personale avevano deciso di non seguire la loro squadra nella gara d’andata a Tel Aviv, rendendosi però disponibili a giocare la gara di ritorno in Grecia, cosa che effettivamente era poi avvenuta. Nonostante la doppia sconfitta per 0-1 e la conseguente eliminazione, la loro partecipazione all’incontro si era guadagnata il plauso del ministro degli esteri israeliano, che aveva lodato il gesto di distensione con un tweet in lingua farsi.
La cosa però non è stata accolta allo stesso modo dalle autorità iraniane. Il ministro dello sport Mohammed Reza Davarzani ha infatti dichiarato alla TV di Stato:
“Ehsan Hajsafi e Masoud Shojaei non hanno più il loro posto in seno alla nazionale dell’Iran in quanto hanno violato una grave regola interna riguardante il loro paese. Negli ultimi 38 anni, da quando è stata creata la Repubblica Islamica, nessuno dei nostri sportivi aveva mai accettato di affrontare dei rivali del regime sionista (Israele), nemmeno ai Giochi Olimpici […] Due giocatori hanno ignorato questa politica per il fatto che hanno un contratto in essere con un club, ma come la mettiamo con il loro impegno nei confronti della grande nazione iraniana?”.
Le conseguenze per i due giocatori consistono così nell’esclusione perpetua dalla propria Nazionale. In Iran intanto il Ministro degli Esteri ha proposto di far introdurre nei contratti dei calciatori iraniani all’estero una clausola che vieti esplicitamente la loro partecipazione a partite contro squadre israeliane. La strada per la pace, o quantomeno per un po’ di ragionevolezza, è insomma ancora molto lontana.
(Goal.com, 11 agosto 2017)
Qualche altro esempio, per arricchire un po’ la collezione, si trova in questo articolo, che si chiude con l’unica domanda ragionevole – qualunque sia la posizione di ciascuno nei confronti del conflitto arabo-israeliano – da porsi di fronte a questo atteggiamento.
E concludo con un fermo immagine, prima di postare anche il video, che mostra la disperazione del giovanissimo atleta iraniano Peyman Yarahmadi
nel momento in cui gli viene comunicato che dovrà immolarsi per il Bene della Patria.
barbara
Rimango sempre senza parole.
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Difficile trovarne, effettivamente.
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Sono troppe le tante cose ..negative che si sono accumulate nel tempo perchè il mondo
arabo…esteso all’ islamico possa destare in me un minimo di simpatia, di amore…e comprensione…accettazione.
Per primo pensiero di loro…vogliono sempre ragione, quel noi…così ostentato in tutto in me
risultano anche nella loro arroganza veramente insopportabili.
Vomitevole e altamente ignobile il perdurare nell’ irragionevole…nutrirsi nell’ odio verso
Israele, da condannare senza nessun se..ma..Altro motivo della loro inciviltà nonostante che insistano sempre della loro grandiosita’ nel rimarcare sempre in maniera ossessiva la
bellezza e il…senso di amore che emana la loro religione..legge che regola tutto con un sistema fermo al medioevo. E fino dalla sua nascita è stata e si mantiene e vuole prosperare sull’ imposizione naturalmente fatta di violenza.
Nelle manifestazioni fatte in un’ assurdo clima dii odio..sempre verso Israele andrebbero
condannati etichettando in maniera chiara questi Paesi che per primi vogliono boicottare
il popolo israeliano ..gli atleti consenzienti..e non .
Siamo alle soglie del terzo millennio…sgomenta l’ arretratezza culturale e civile di questi
popoli sempre fermi al medioevo dove la grande estensione del mondo islamico continua
a volere colpire con ogni mezzo Israele.
Basta nel volere parlare osannando…le primavere arabe…” in fondo..è stato come il detto..
una rondine non fà primavera..”. Il loro sistema è incapace di evolversi..niente cambia o
poco…de viene abbattuto un capo..il seguente non può essere così incisivamente forte
per cambiare i’ insieme, tutto è troppo radicato in maniera verticale nell’ intera popolazione.
E..nello specifico dell’ articolo..con risvolti che vanno oltrre il mondo islamico..vi è può essere solo condannato ..e
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…fino ad arrivare ad espellere dai giochi la squadra…il singolo…il Paese partecipante in
quanto non si può giustificare con l’ odio verso un’ altro popolo di per se..ingiustificabile.
Già un bambino..risulterebbe odioso con atteggiamenti simili…
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Figuriamoci gente adulta e teoricamente matura.
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la spiegazione che mi do io è un poco più cinica.
Tutti i capi dei paesi arabi vivono con il sogno di essere loro i capi della umma, il faro che guida i fedeli verso il dominio del mondo, vedi ad esempio Nasser.
Per ovvie ragioni non possono “picchiarsi” fra di loro sia perché in ogni caso ne uscirebbero con le ossa rotte, sia perché sarebbe la smentita della balla della fratellanza islamica universale.
Ergo Israele è lo sparring partner giusto per far sfoggio di muscoli e far vedere i bicipiti agli altri paesi, far vedere che loro sono gli islamici più ortodossi e più cazzuti.
Se domani sparisse israele ci sarebbero immediatamente attriti fra wahabiti, sciiti e sunniti “non wahabiti”, attriti adesso non palesi perché nascosti dagli attriti con israele.
Per loro israele ha la stessa funzione di Emmanuel Goldstein nei due minuti d’odio di 1984, il bersaglio cui incanalare la rabbia per evitare che si rivolga verso altri bersagli più pericolosi (come il governo del proprio stato).
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Beh, questa è una variante di quello che dice la Elthawy, ma la sostanza non è molto diversa. O meglio, diciamo che è un’aggiunta, un ingrediente in più alla stessa torta (Emmanuel Goldstein: nome e cognome ebraici, non a caso).
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A me pare che litigano anche tra loro. Magari non su un campo di calcio o di tennis, ma i numerosi attentati nei loro paesi indicano che l’islam non è pacifico nemmeno in casa sua.
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Non è che litigano “anche”: litigano principalmente tra di loro dal giorno che è morto Maometto. solo che a noi non interessa un piffero quello che fanno tra di loro, quello che ci interessa è che se c’è da attaccare Israele o ebrei in generale smettono immediatamente di litigare per dedicarsi alla missione comune.
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Sono quasi comici in questo loro essere tragicamente perdenti . Sprecare atleti per paura che perdano contro gli israeliani. Questo ricorderebbe loro la guerra dei sei giorni, quello che è Israele rispetto ai loro deserti e città immondezzaio, al fatto che da 1300 anni sanno solo grattarsi l’inguine e sgozzare e piangere.
Che gente del cazzo!
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No, ti sbagli, non è per paura che possano perdere che non li fanno gareggiare: è – come è detto anche in uno degli articoli che ho postato – perché gareggiare con Israele equivarrebbe, sia pure indirettamente, a riconoscerne l’esistenza. Negli ultimi anni Israele è diventata abbastanza forte in vari sport, ma prima era a livelli bassissimi, il rischio di essere sconfitti da un atleta israeliano era praticamente inesistente, ma l’ostracismo c’era lo stesso.
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