I COMPITI PER LE VACANZE

Ripropongo come post una parte di un commento da me lasciato dall’amico gatto Silvestro in un post sul figlio che non ha fatto i compiti per le vacanze, e ha mentito sostenendo di averli fatti.

«Dal dizionario Garzanti. Vacanza: sospensione temporanea del lavoro o dello studio, per riposarsi o per celebrare una ricorrenza; periodo di stacco dalle proprie ordinarie occupazioni […]|fare vacanza, non lavorare, non studiare.
I compiti per le vacanze sono un abuso. Non hanno neppure l’alibi di servire a non dimenticare le cose fatte durante l’anno, perché i compiti per le vacanze vengono sistematicamente fatti l’ultima settimana di vacanza, quindi non servono a tenersi in esercizio, servono solo a rovinare le vacanze con lo stramaledetto pensiero degli stramaledetti compiti da fare. (Per inciso, in Alto Adige è vietato per regolamento dare compiti e da studiare per qualsivoglia vacanza, è vietato dare compiti e da studiare per il fine settimana, è vietato fare compiti in classe e interrogare di lunedì, tranne il caso che non vi sia alcuna alternativa). Trascurare di fare i compiti delle vacanze è pertanto legittima difesa nei confronti di ciò che è chiaramente percepito come un abuso; mentire in proposito quando si è interrogati sulla questione è la logica conseguenza della necessità della legittima difesa; diventare ribelli e aggressivi una volta che si sia beccati in castagna è una reazione perfettamente normale, e soprattutto comune (sapessi quanti mariti ho visto diventare aggressivi di fronte a un banale “Dove sei stato?”). Io credo che sarebbe ora che si formasse un forte movimento di genitori che rivendicasse che “le vacanze sono un diritto e una necessità; durante le vacanze vogliamo goderci le vacanze insieme ai nostri figli e non romperci il cazzo con i vostri stramaledettissimi compiti per le vacanze”.»
Ai ragazzi che dovessero casualmente capitare in questo post dico: RIBELLATEVI! Rifiutatevi di fare i compiti delle vacanze. E al ritorno a scuola non inventate scuse del piffero, dite non li ho fatti perché ho il diritto di non farli.
E agli insegnanti che assegnano compiti per le vacanze, che considerano un diritto il decidere in totale libertà cosa fare e cosa non fare durante le “meritatissime ferie” e costringono i ragazzi a guastarsi ogni piacere e ogni divertimento col retropensiero dei maledetti compiti da fare, pensiero che si fa sempre più assillante e sempre più fastidioso man mano che la fine delle vacanze si avvicina, e si sa con sempre maggiore certezza che ormai è matematicamente impossibile riuscire a fare tutto, e anche a fare la metà, e anche a fare un quarto, a questi insegnanti dico, di tutto cuore: ANDATE AFFANCULO, MALEDETTI AGUZZINI!

barbara

Una risposta

    • Dipende che cosa si intende per secchioni: quelli che studiano perché la cosa gli interessa, o perché pensano che gli possa essere utile li adoro, quelli invece che studiano per fare bella figura col prof o per potersi vantare di avere mezzo voto più del compagno di banco li ho sempre cordialmente detestati. Falsi e ruffiani.

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      • Le lezioni cominciavano alle 8.15 finivano 13 35,alle 14,50 2 volte a settimana e il sabato fino alle 12.45,i compiti a casa li accettavo solo per progetti speciali,se no nisba….avevo 15 anni avevo bisogno assoluto d’aria.
        La prof di Italiano ha accettato la cosa e semplicemente mi ha assegnato detti progetti speciali ed è andato bene,molti nn si sono mai accorti che nn facevo i compiti….quacuno me l’ha giurata e probabilmente a vinto visto che alla fine mi sono ritirato,se si può definire vittoria l’abbandono di uno che tecnicamente aveva tutti 7.
        Il problema non è cmq bocciare gli alunni,ma al limite sottoporre a severe revisioni gli insegnanti,e l’incapace passi tra gli ata.
        Che punire il comportamento penalizzando il profitto fosse illegale avrei avuto bisogno di saperlo allora (e cmq io ero educatissimo,nessuno ha mai potuto rimproverarmi il comportamento,e forse questo li faceva incazzare di più)

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        • Il non fare i compiti fa parte del comportamento.
          Il discorso del bocciare gli alunni rientra nella questione dell’educarli all’idea che ci sono i diritti e ci sono anche i doveri, e che non è giusto che chi lavora e chi non lavora abbiano entrambi la stessa retribuzione, e che se non sei riuscito a imparare le cose della prima – che sia o no colpa tua – non riuscirai mai ad affrontare quelle della seconda. Dice che la bocciatura è un trauma: certo, se ne viene bocciato uno su mille ovvio che per quell’uno è un trauma; quando un quinto della classe veniva bocciato e la metà rimandato in qualche materia, non era un trauma per nessuno. Dice, ma la bocciatura non serve a niente: certo, se nessuno viene bocciato per due anni di seguito è logico che con la certezza che non puoi essere bocciato di nuovo non fai niente; se sapessi che se fai come l’anno scorso ti si riboccia un’altra volta lo alzeresti eccome il culo.

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        • ” con la certezza che non puoi essere bocciato di nuovo non fai niente; se sapessi che se fai come l’anno scorso ti si riboccia un’altra volta lo alzeresti eccome il culo”

          E a chi invece fosse dislessico (uno su 10?) o anche solo depresso (che tra i 13 e i 16 ce ne sono a iosa), s’impicchi.

          Sparisco da solo.

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        • Il dare compiti ripetitivi,noiosi,inconcludenti fa parte della (non)professionalità dell’insegnante.
          Alle medie avevo un professore di Storia e Geografia che faceva si e no 3 interrogazioni all’anno,per mancanza di tempo.
          Lui cominciava la lezione di storia,poi si perdeva ha raccontare storie di santi,cavalieri,generali,aneddoti,curiosità,cibi tipici,ed a ogni nostra domanda rispondeva con 10/20 minuti di spiegazioni…non date messe li,ma ricche di riferimenti.e lo faceva con passione,e con una conoscenza veramente enciclopedica,che anche il più tonto di noi qualcosa ha imparato.
          Le interrogazioni doveva farle,per la valutazione.
          eppure mai fatto compiti a casa ,mai dovuto minacciare qualcuno perchè studiasse.
          certo,c’era chi come assorbiva come una spugna e chi no,ma tutti abbiamo imparato.
          è vero ci sono materie che richiedono più impegno ed esercizio,ci stà!
          Ma se dilaga la noia,lo stai facendo male,e non saranno i compiti a casa a cambiar la cosa.

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  1. Non ricordo bene…i miei tempi sono ormai lontani…forse c’ era uno specifico libro ..con varie cose.
    Attualmente c’ è qualcosa…non mi sono informato. Credo…anche la lettura di qualche libro.
    Cosa non male…dovrebbe essere fatto piu’ spesso. E’ molto costruttivo e non viene fatto
    come cosa normale…spesso preferiscono qualcosa di piu’ effimero, di immagine..alla moda
    con i vari cellulari . Oppure l’ uso del PC..Rimanendo sempre alla comunicazione sotto
    vari aspetti che se usata con troppa superficialità può avere risvolti pericolosi.
    …E’ poi quello che avviene tutto l’ anno.
    Io alla nipotina di un’ amica..” che per certe problematiche..oltre il ruolo di nonna si è esteso a quello di madre..e discretamente di padre..” ho sempre consigliato..di leggere..
    non è mai tempo perso, aiuta a crescere e anche a scrivere.
    Diverse persone che hanno a che fare con dei laureati riscontrano la loro povertà di scrittura, non solo espressiva..anche con discreti errori…
    In Finlandia…hanno un’ insegnamento molto morbido…ma i risultati sono molto buoni, migliori di quelli molto intensi. Anche il riscontro con studenti di altri studenti provenienti
    da altri stati è stato migliore.
    Poi…ci sono certe eccezioni..Il mio coinquilino mi riferito che spesso si recava in biblioteca,
    ..mi sembrava tempo perso il non fare niente..Ero…sono molto curioso facevo ricerche in
    vari argomenti compreso lo specifico per quale studiavo..E i risultati si vedono.
    Il mio è un’ incitamento alla lettura”…mi rimprovero…ricordando certi tempi..” , ho constatato che chi lo fà regolarmente spaziando in vari campi comporta un continuo aggiornamento culturale con risposte maggiori di chi si è fermato allo specifico di tipo
    professionale..o poco oltre.

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    • Sì, ci sono i libri per le vacanze. Ai miei tempi c’era per le elementari, mentre alle medie e superiori ci pensano i singoli professori. Alle medie ricordo roba tipo dieci temi di italiano, qualche decina di riassunti, 200 frasi di latino, decine di esercizi di grammatica, con almeno una decina di frasi ciascuno, decine di esercizi di inglese, decine di problemi di matematica e altrettanti di geometria…

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  2. Mai fatti, sono sempre stata promossa, ma passando per il rotto della cuffia. Leggevo e mi sembrava che bastasse. Tanto quello che volevo fare lo faccio e per oziare non c’è bisogno di voti alti 😉

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      • Mia opinione personale… per me il dover fare qualcosa per forza (come i compiti delle vacanze) è educativo, abitua le persone a sopportare la noia e quando si è adulti si è più efficenti sul lavoro. Non dico di dover passare tutto il giorno a fare i compiti, ma quell’ora-ora e mezza giornaliera secondo me fa bene.

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        • Forse non hai letto il post, o forse non ti ricordi di quando andavi a scuola, o forse sei l’unica eccezione in Italia: gli studenti NON fanno i compiti durante le vacanze. A parte questo, il dover fare per forza qualcosa ha l’unico effetto di farla odiare. A parte questo, se i ragazzi non fanno i compiti delle vacanze è perché NON si stanno annoiando ma hanno qualcos’altro da fare. A parte questo, sopportare la noia invece di fare qualcosa di interessante è la cosa più idiota che io possa immaginare. A parte questo, sulla faccenda che chi ha fatto i compiti delle vacanze è poi più efficiente (con la “i”: forse non hai fatto abbastanza compiti durante le vacanze) sul lavoro hai qualche documentazione? Ci sono studi condotti in parallelo su gruppi a confronto? A parte questo riempire i tempi di vacanza con la stessa attività che si svolge quando non si è in vacanza è quanto di più disastroso si possa immaginare per il corpo e della mente. A parte questo faccio davvero fatica a immaginare qualcosa di più diseducativo del far lavorare durante le vacanze da parte di chi durante le vacanze non fa un cazzo.

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