Mi chiama il padrone di casa e mi legge la lettera che l’amministratore ha inviato a tutti i condomini (ossia i proprietari) per informarli che si è verificata la situazione così e così nell’appartamento del signor P. locato alla signora Mella, che l’asfaltista signor Tale a seguito di un sopralluogo ha presentato un preventivo per l’esecuzione del lavoro così e cosà e adesso, data l’estrema urgenza della cosa, verranno immediatamente contattate altre due ditte che presenteranno le loro offerte, dopodiché si sceglierà quella più bassa (io avrei optato per la più affidabile – anche considerando che probabilmente sarà stato questo il criterio seguito per fare il lavoro tre anni fa, e un anno e mezzo fa già avevo le macchie di umidità sul soffitto – ma ovviamente io non ho voce in capitolo) e si provvederà con la massima urgenza a iniziare il lavoro. Immediatamente si scatenano i condomini: e che non è questo il modo di procedere, e che non si può decidere una spesa straordinaria se prima non c’è stata una delibera dell’assemblea… Stavolta, benché sciroccato, si è fatto sentire il padrone di casa: ma voi se vi piove sul letto vi preoccupate di fare delibere o di metterlo all’asciutto? Vabbè. Nel frattempo io mi sono beccata, oltre a raffreddore e mal di gola, anche una bronchite di quelle micidiali, con attacchi convulsivi, crisi di soffocamento, conati di vomito dopo ogni attacco e insomma tutto l’armamentario. Mi è perfino venuta la febbre per la prima volta dopo quattordici anni. Perché io quando sto bene ho trentacinque, quando sono malata trentasei, quando sono più di là che di qua trentasei e mezzo, per cui arrivare a trentasette e mezzo è proprio una cosa stratosferica. Beh, ieri pomeriggio, quando il peggio era passato e, sia pure con fatica, qualche parola riuscivo a pronunciarla, ma la tosse era ancora fortissima, arriva la grande occasione della mia vita: chiama il padrone di casa. Dico “Pro” e parte un attacco di tosse che non finisce più. Ma cosa mi combina! dice lui. Eh, dico io, un mese a dormire con muffa e acqua in camera, faccia un po’ conto lei. Ma non mi dica queste cose!! (e te le dico sì, cazzo, eccome se te le dico). Comunque. Mi dice delle reazioni dei condomini, e che siccome nessuno ha voglia di mettersi in lite con questo e con quello, dato che il lavoro ha dieci anni di garanzia hanno chiamato quello che aveva fatto il lavoro tre anni fa, e sarebbero venuti oggi tutti e tre (sì, lo so che per il calendario oggi è giovedì già da parecchie ore, ma per me, finché non vado a letto, è sempre mercoledì). E oggi infatti vengono, lui l’amministratore e il tizio – gran bell’esemplare di maschio umano, tra l’altro. Guarda le macchie in camera e in cameretta, guarda dalla finestra per controllare e dice che per entrambe sono i bocchettoni. Saliamo in terrazza e lì si mette a fare tutto un gran spiegone che questo e quest’altro e che quando piove forte e che così e cosà e allora ogni due anni… Dico: ma bocchettoni ci sono anche da altre parti, e da altre parti non ci sono infiltrazioni. Quindi il problema non è questo e quest’altro e la pioggia e così e cosà: il problema sono questi due bocchettoni. Sì, dice, lei ha ragione, ma… Al che io, in un leggero ma percepibile crescendo, dico: “Io non voglio che mi dia ragione: voglio che mi risolva il problema! Io da un mese sto dormendo in una camera malsana, io ho il diritto di avere una camera asciutta e lei è qui per provvedere a questo, non per dirmi che ho ragione”. Verso la fine del mio breve ma intenso monologo mi sono accorta che padrone di casa e amministratore erano lì a guardarmi a bocca aperta (onestamente, lasciatemelo dire: sono sempre stata una splendida attrice. Me lo dicevano anche i miei scolari). Vabbè. Domani – che sarebbe già oggi ma per me è ancora domani – non ce la fa. Ma venerdì mattina viene a sistemare. Il problema è che se il lavoro lo avesse fatto una ditta esterna avrebbe fatto il massimo, per guadagnare di più, mentre lui che dovrà lavorare gratis per via della garanzia, farà sicuramente il minimo. E alla prossima pioggia…
Poi domani vi racconto il resto.
barbara