Raccomandato a chi, come noi, da anni si occupa di cose mediorientali e credeva di sapere ormai tutto. A chi è convinto che gli Stati Uniti siano il cane da guardia di Israele. A chi continua a cianciare di un Israele imperialista espansionista dalla politica aggressiva (ma quelli, ahimè, non lo leggeranno mai). A chi insiste a blaterare su di un Israele che non rispetta le risoluzioni Onu (e neanche loro lo leggeranno, perché chi demonizza in malafede si guarderà bene dal rischiare di trovarsi faccia a faccia con i fatti). A chi ha voglia di gustarsi uno splendido thriller mozzafiato. A chi è alla ricerca di nuovi argomenti per ammirare Israele (quale altro stato dedicherebbe una lapide a dei nemici caduti combattendo – contro di loro – con onore e con coraggio? In quale altro esercito potrebbe accadere che un comandante dia l’ordine di non sparare, perché i nemici sono troppo fitti e se si spara rischia di venirne fuori un massacro?). A chi si fa illusioni su un re Hussein costretto a barcamenarsi con gli arabi ma segretamente amico di Israele. A chi non disdegna, ogni tanto, qualche robusta risata, come quella che sgorga spontanea nel leggere la battuta che all’epoca circolava per tutto il mondo arabo, ossia che “la Siria è pronta a battersi … fino all’ultimo egiziano” (sarà forse a causa di queste profonde radici storiche che poi per decenni la Siria è stata pronta a battersi fino all’ultimo libanese?). A chi vuole saperne di più sul tragico incidente della Liberty e sul perché gli americani non solo, contrariamente alle loro abitudini, non abbiano messo in atto alcuna ritorsione contro Israele, ma abbiano addirittura fatto di tutto per insabbiare l’episodio. A chi si immagina di non aver più niente da imparare sull’attitudine alla menzogna degli arabi. Insomma, raccomandato praticamente a tutti.
Michael B. Oren, La guerra dei sei giorni, Mondadori
barbara
Ce l’ho in libreria da un po’ di tempo, mi sa che ora lo prendo
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Devi assolutamente.
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Consigliandolo…c’ è la verità.
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Documentata.
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Lo riprenderò anch’io, spero. Ricordo, alla fine del libro, le parole quasi profetiche dell’autore nel 2002: il Medio Oriente è ancora una volta nell’occhio del ciclone, i manifestanti arabi chiedono una resa dei conti con l’Occidente e Israele, la guerra rischia di scoppiare di nuovo…
Ma dov’è finito Nasser, ritratto in una vignetta al centro del libro? Dove finiranno tutti gli altri che combattono Israele?
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Nella pattumiera della storia, come tutti quelli che li hanno preceduti.
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