METULLA (13/14)

Metulla si trova qui,
Metulla
praticamente infilata nel Libano. Ed è proprio del Libano che bisogna parlare, per parlare di Metulla. E della Giordania, e dell’Olp, e di Settembre Nero, e di tante altre cose ancora, ma partiamo dall’inizio. O, almeno, da UN inizio: la guerra dei Sei giorni. Quella guerra voluta pensata studiata programmata allo scopo dichiarato di “ributtare a mare i sionisti”, ossia cancellare Israele e sterminare l’intera popolazione ebraica; quella guerra attivamente favorita dall’Onu nella persona del segretario generale U Thant: quando Nasser si sentì pronto ad attaccare, gli ordinò di togliere i caschi blu schierati nel Sinai allo scopo preciso di impedire scontri fra Egitto e Israele, perché gli serviva il passaggio libero per andare a distruggere Israele; quarantott’ore dopo non c’era più un casco blu nel Sinai. Quando, vincendo incredibilmente e miracolosamente la guerra (qui qualche interessante considerazione, qui un consiglio di lettura e qui qualcosa sugli annessi e connessi che raramente vengono presi in considerazione), Israele libera le regioni illegalmente occupate diciannove anni prima dall’Egitto (Gaza) e dalla Giordania (Giudea e Samaria, ribattezzate dalla propaganda anti israeliana Cisgiordania o West Bank) molti palestinesi insieme alla dirigenza dell’OLP si trasferiscono in Giordania, dove prendono a comportarsi da stato nello stato, violando tutti gli accordi stipulati con Re Hussein, girano in uniforme e armati, compiono centinaia di attacchi contro i civili provocando centinaia di vittime, istituiscono posti di blocco, estorcono denaro ai commercianti, compiono incursioni armate contro Israele, provocandone la reazione in territorio giordano. Infine, nel settembre del 1970, in seguito a un’impennata degli attacchi e a diversi tentativi di uccidere il re per rovesciare la monarchia e prenderne il posto, scatta la repressione, passata alla storia col nome di Settembre Nero in cui, per inciso, in dieci giorni vengono uccisi più palestinesi di quanti ne vengano uccisi da Israele in dieci anni, ma non risultano proteste internazionali contro queste uccisioni: né risoluzioni ONU, né boicottaggi, né manifestazioni, né appelli, né bandiere bruciate… niente di niente. E torniamo ora al Libano: è qui che riparano i palestinesi scampati alla strage giordana, e anche qui si dedicano intensamente al loro sport preferito: destabilizzare, assassinare, praticare il terrorismo, operare incursioni armate in territorio israeliano, creare uno stato nello stato e scatenare una guerra civile che nel giro di una dozzina d’anni trasforma la nazione più civile, insieme a Israele, e libera e ricca e colta del Medio Oriente, al punto che Beirut era chiamata la Parigi del Medio Oriente (qui alcune immagini significative) in un ammasso di macerie
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guerra civile Libano b
con 160.000 morti, un’economia distrutta, una civiltà annientata, uno stato infilato in un buco nero da cui non è mai più uscito. Dopo anni di incursioni armate e attacchi terroristici (e dopo l’assassinio dell’ambasciatore israeliano a Londra Shlomo Argov), finalmente Israele decide di intervenire: è la Guerra del Libano, del 1982, denominata “Pace in Galilea” dato che la Galilea, a causa della prossimità geografica, è il principale bersaglio degli attacchi palestinesi, guerra nella quale Israele commise il tragico errore di rinunciare, pur avendone la possibilità, a uccidere Arafat  – e nell’ambito di questa guerra bisognerà parlare anche di Sabra e Chatila, di cui tanti si riempiono la bocca, senza neppure sapere di che cosa si tratta. Al termine della guerra Israele si ritira, mantenendo però una fascia di sicurezza per impedire nuove incursioni armate sul suo territorio, in cui rimangono una piccola forza israeliana e una milizia formata dall’Esercito di difesa del Libano del sud (Tzadal), composto da cristiani maroniti (piccola nota a margine: per l’occupazione israeliana di quel 5% di territorio libanese abbiamo assistito a un’infinità di proteste da parte del mondo intero; per l’occupazione siriana del restante 95%, con pesantissime interferenze nel governo e un’infinita serie di omicidi di stato – fra cui quello dell’ex primo ministro nonché ricchissimo e potente imprenditore Rafiq Hariri – qualcuno ha mai sentito qualche timido, flebile lamento?). Nel 2000 il primo ministro Ehud Barak, ex militare e, come molti militari, pacifista oltre ogni limite di decenza, decide il ritiro unilaterale dal Libano, ossia senza che la controparte rispetti la propria parte delle relative risoluzioni Onu, vale a dire la cessazione del terrorismo. Immediatamente, come facilmente prevedibile, gli attacchi sulla Galilea aumentano, e tre soldati israeliani vengono rapiti in un’incursione armata in territorio israeliano, e uccisi (piccolo dettaglio: incursione compiuta con auto dell’Onu, bandiera dell’Onu e uniformi dell’Onu. I caschi blu dell’Onu, mandati lì per salvaguardare la pace, contemplano lo spettacolo, e mentre lo contemplano e lo ammirano, provvedono anche a filmarlo. Israele lo viene a sapere. E l’Onu? Nega. Nega per un anno intero. Poi finalmente, messa alle strette, si decide ad ammettere che sì, il filmato effettivamente c’è, ma Israele non lo può vedere. E perché? Perché in tal caso potrebbe riconoscere i terroristi, e se adottasse un atteggiamento tale da favorire una delle parti in causa l’Onu perderebbe la sua preziosa neutralità – tra terroristi e vittime del terrorismo). I corpi dei tre soldati verranno poi restituiti nel gennaio del 2004, insieme all’imprenditore Elhanan Tannenbaum, in cambio di 436 prigionieri (371 palestinesi, 30 libanesi, alcuni siriani e giordani, e uno tedesco.

E veniamo finalmente a Metulla: è qui che, al momento del ritiro israeliano, si rifugiano i soldati cristiani che avevano combattuto dalla parte di Israele contro i terroristi palestinesi, per sfuggire alle feroci vendette, ed è qui che abbiamo incontrato, nella sua casa, Hani Nohra, che ha parlato delle vicende che ho più sopra riassunto, e da lui vissute sulla propria pelle, e di come siano dovuti fuggire, spesso lasciando, probabilmente per sempre, una parte della propria famiglia, e del dolore della separazione e dell’esilio. Al termine della narrazione è lasciato spazio alle domande, e io ho fatto la mia: volevo sapere se sia stata intrapresa qualche iniziativa, qualche risposta, qualche contromisura dopo la strage di Damour. Quando la domanda gli è stata tradotta si è rivolto a me, inchinandosi con le mani giunte per ringraziarmi per la domanda. Poi ho dato io qualche informazione al gruppo, in modo che tutti fossero poi in grado di capire le sue risposte. Poi di nuovo, prima di rispondere, mi ha ringraziata inchinandosi con le mani giunte – evidentemente non molti sono a conoscenza di questa tremenda ferita inferta al corpo della cristianità libanese, e raramente gli capita l’occasione di parlarne – e poi ha cominciato a rievocare. E quando rievocava accoltellamenti e sgozzamenti la sua voce si alterava, quasi li stesse rivivendo, e le sue mani si levavano a mimare i gesti, strette intorno a un immaginario coltello, vibrando i colpi con violenza. Poi ha citato molti altri massacri simili, di cui neppure io ero a conoscenza, anche se avrei dovuto immaginarlo, sapendo che in quella tremenda guerra civile sono state cancellate decine di comunità cristiane. La strage di Damour, comunque, per chi non la conoscesse, la trovate qui.

Poi, terminata la rievocazione, è tornato a ringraziarmi per la terza volta, sempre inchinandosi, sempre con le mani giunte.

barbara

  1. Una caratteristica che è impossibile non vedere…gli arabi sono molto abili nel distruggere,
    creando ulteriore miseria , una successione di capi che non manifestano un minimo senso
    evolutivo in democrazia, economia delle terre nelle quali comandano. Arretratezza in molti
    campi. E in tutto questo..la cultura della morte la fà da padrona e tutta una vasta gamma di
    atti terroristici.
    Non vi è altro popolo che sia affossato nello scorrere del tempo, quando non c’ è altro da dire…espongono la bellezza della loro religione. In fondo è compatibile con la loro cultura…
    Sì…è vomitevole il silenzio delle pepere..pecore ogni volta, le tante..ennesime volte che loro…attuano delle vere carneficine, distruggendo tutto quello che è..e può essere nato in
    tanto tempo e mai o quasi per favorire una evoluzione democratica. Sembra quasi impossibile ogni volta che c’ è aria di cambiamento..il successore ripete il precedente.
    E..può andare anche peggio quando il radicalismo religioso la fà da padrone.
    ….Dove sono..i tanti che additano l’ indice nei confronti di Israele…Silenzio. Ulteriore vergogna!
    Nel video, altri riporto..a..come sempre viene documentata la loro principale caratteristica..
    distruzione..e morte.
    I politici occidentali zoppicano..con nausea si mostrano solidali, anche complici con questi
    capi..di terre, popolo dove si muovono armati . Il popolo non si mostra quasi sempre critico
    di questa realtà anche quando ne ha l’ occasione e la libertà di farlo.
    Credo che siano delle dittature strutturate con forte presa sia a livello trasversa..orizzontale
    nelle quali è difficile che possa esistere e prendere il via ad una certa rivoluzione popolare.
    Il denaro..certi benefici ne fanno da untore .
    Lo zampino occidentale in tutti i suo interventi contribuisce anche in maniera ..solidale molto sporca in questo putrido sistema…avendo anche certi interessi.
    E…come sempre, se Israele alza la testa anche solo per difendersi, anche difendendo altri
    popoli che possono essere ulteriormente sottomessi in un sistema terroristico che è..e può
    essere anche pericoloso per Israele..” …costretto a vivere..in quella polveriera..sempre
    pronta ad esplodere..in qualsiasi momento..”
    Solo le stesse condanne..lesioni dei diritti..” umani..” sbraitati nei soliti carrozzoni..e poi da
    chi ? Da rappresentanti di realtà dove sono lontani di secoli come democrazie.
    E…non fà rivoltare lo stomaco! Come minimo..
    Non è certamente democrazia..e simili rappresentanti sono indegni di giudicare, sentenziare. Come si può permettere tutto questo!
    I nostri cittadini..come di altri paesi diciamo europei dovrebbero mostrarsi perlomeno
    risentiti..ma anche solidali verso gli israeliani.
    Il Papa…salvo quel preghiamo..non ha mostrato un forte risentimento, solidarietà concreta
    verso quella parte di popolo cattolico spesso assassinato, violentato e..con tante lesioni..
    da parte della grande fazione islamica..nel nome del loro dio.
    Cosi..allo stesso banchetto gli altri ordini di capi.

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  2. Sai cosa faccio quando leggo i tuoi post sulla storia di Israele? Vado su siti antisemiti/propal o, semplicemente “antisionisti” per trovare una versione che smentisca, in tutto o in parte quello che hai scritto. Beh, smentite nisba, prediche antisemite tante!

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  3. Pingback: ESPLOSIONE DI BEIRUT, LE VOCI CHE GIRANO | ilblogdibarbara

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